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"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Der Spiegel ha pubblicato una nuova inchiesta sulla distruzione dei gasdotti Nord Stream: È stato un commando segreto ucraino - CIA

“È stato un commando segreto ucraino, con legami di lunga data con la CIA”. La rivista tedesca Der Spiegel ha pubblicato una nuova inchiesta sulla serie di esplosioni avvenute il 26 settembre 2022 che hanno danneggiato gravemente i gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, infrastrutture strategiche che trasportavano gas naturale dalla Russia all’Europa attraverso il Mar Baltico. I responsabili del più “grande sabotaggio nella storia europea” sembrano essere, secondo molte indicazioni riportate dalla testata tedesca, una dozzina di uomini e una donna ucraini, civili e soldati. Si tratterebbe di persone addestrate e reclutate da un gruppo che per anni ha organizzato operazioni segrete per l’apparato di sicurezza di Kiev. C’entrano anche gli Stati Uniti poiché alcune delle persone coinvolte nel sabotaggio dell’infrastruttura hanno, secondo Der Spiegel, “legami con la CIA risalenti a molto tempo fa“.

Non è la prima volta che gli Usa vengono tirati in ballo nel sabotaggio ai danni del Nord Stream. Nel febbraio 2023, Seymour Hersh, giornalista investigativo vincitore del premio Pulitzer, ha pubblicato un articolo in cui accusava Washington di aver orchestrato il sabotaggio dei gasdotti. Secondo il suo resoconto, basato su una fonte anonima con “conoscenza diretta”, l’attacco sarebbe stato pianificato e realizzato con il supporto della Norvegia, durante l’esercitazione militare BALTOPS 2022 nel Mar Baltico.

Dal 2012, Nord Stream 1 ha trasportato fino a 60 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno dai giacimenti russi Yuzhno-Russkoye e Shtokman verso la Germania. Nel 2018, rappresentava il 16% delle importazioni di gas dell’UE e, nel 2021, copriva la metà del fabbisogno annuale della Germania, rendendolo uno dei gasdotti più importanti al mondo.

L’inchiesta di Der Spiegel

Dopo la missione, i membri del commando responsabile del sabotaggio sono spariti. Tuttavia, Der Spiegel afferma di essere riuscita a identificarli dopo due anni di indagini tra Europa, zone di guerra e la capitale ucraina, Kiev. Per la prima volta, emergerebbe un quadro completo dell’attacco. Il gruppo di sabotatori, formato da individui con risorse limitate e non da un’unità d’élite ad alta tecnologia, ha operato con un budget inferiore a 300.000 dollari. Davvero esiguo se riferito al danno inflitto all’infrastruttura.

Le identità della maggior parte dei responsabili sono note, ma Der Spiegel ha deciso di non rivelarle per motivi di sicurezza: potrebbero diventare bersagli di squadre russe o essere in pericolo a causa delle lotte interne all’apparato di sicurezza ucraino. Le indagini sembrano confermare confermato che il gruppo fosse composto da una squadra eterogenea di patrioti ucraini, reclutati per una “missione rischiosa e altamente simbolica”.

Le autorità tedesche hanno raccolto in questi due anni indizi sui responsabili del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, collegando l’operazione alla barca a vela Andromeda, dove sono state trovate tracce di esplosivo. Un sospettato ucraino, Volodymyr Sch., esperto in immersioni profonde, è sfuggito all’arresto grazie all’aiuto di un diplomatico ucraino, dopo essere stato individuato in Polonia.

La missione dell’Andromeda

La barca a vela Andromeda, una modesta Bavaria Cruiser 50 lunga 15,57 metri e larga 4,61 metri, è stata noleggiata per 11.900 euro dal 27 agosto al 24 settembre 2022. Dotata di cinque piccole cabine e di un’area interna pratica per le operazioni, è risultata ideale per attività di immersione grazie alla piattaforma posteriore che facilita l’accesso all’acqua. Questa barca è stata utilizzata dai sabotatori del Nord Stream durante le settimane di settembre 2022, quando hanno attraversato acque polacche, tedesche, danesi e svedesi alla ricerca del punto adatto per posizionare gli esplosivi.

Il luogo prescelto è stato identificato a circa 44 km a nord-est dell’isola danese di Christiansø, dove il mare è poco trafficato. Qui, a una profondità di circa 80 metri, si trovano i gasdotti: tubi di 1,15 metri di diametro interno, protetti da strati di acciaio, cemento e rivestimenti anticorrosione, riporta Der Spiegel.

Zelensky poteva non sapere?

Naturalmente, il gruppo di sabotatori non ha agito da solo. Ad aprile 2022, l’idea del sabotaggio ai gasdotti Nord Stream si è trasformata in un piano operativo concreto. Secondo i resoconti, un membro del commando ha presentato il progetto al generale Valerij Zaluzhny, allora comandante delle forze armate ucraine, in un documento di circa una pagina e mezza. Zaluzhny, apparentemente favorevole, avrebbe chiesto se il presidente Zelensky ne fosse stato al corrente. La risposta negativa sembrò rassicurarlo, mostrando una certa diffidenza verso Zelensky e il suo entourage.

Tuttavia, secondo la testata tedesca, appare improbabile che un’operazione così complessa, potesse rimanere segreta a Zelensky. Il presidente ucraino ha smentito ogni coinvolgimento a giugno 2023, dichiarando: “L’Ucraina non ha compiuto nulla del genere, e mai lo farei”. Nonostante ciò, i dubbi rimangono.

Cos’è emerso finora

A tal proposito, il Wall Street Journal ha riportato una versione un po’ diversi dei fatti, spiegando che il piano per sabotare il gasdotto Nord Stream sarebbe stato inizialmente valutato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che avrebbe deciso di bloccarlo. Tuttavia – secondo questa versione che sembra “scagionare” il leader ucraino – l’ex capo delle forze armate, Valery Zaluzhny, avrebbe portato avanti l’operazione senza l’approvazione presidenziale.

Fulvio Scaglione, su InsideOver, ha evidenziato che è improbabile che l’Ucraina abbia agito autonomamente in una mossa di tale portata, considerando le conseguenze economiche profonde non solo per la Germania, ma per l’intera Europa. Erik Andersson, ingegnere svedese in pensione, che ha condotto un’indagine forense per fare luce su questo caso complesso, ha spiegato a InsideOver che l’obiettivo del Wall Street Journal, “così come tutti i precedenti pezzi narrativi simili dei principali giornali americani sull’argomento, abbia una chiara missione: ripulire l’immagine degli USA”. Ora l’inchiesta di Der Spiegel aggiunge un altro tassello a questo intricato puzzle: il legame di lunga data con l’intelligence USA del gruppo di sabotatori ucraini sparito nel nulla. Le autorità europee pretenderanno risposte – e un po’ di chiarezza – dagli alleati di Washington o ignoreranno l’inchiesta del giornale tedesco?

Due cavi internet sottomarini nel Mar Baltico sono stati sabotati, la stereotipata reazione immediata occidentale: Ha stato Putin!

Esteri e Geopolitica

Danneggiati due cavi internet sottomarini nel mar Baltico: probabile atto di sabotaggio

Due cavi internet sottomarini nel Mar Baltico sono stati improvvisamente danneggiati. Il primo a subire un’interruzione è stato il cavo che collega Finlandia e Germania. Poche ore dopo, è giunta la notizia di un secondo danneggiamento, questa volta al cavo sottomarino tra Svezia e Lituania. Se inizialmente, dopo il primo annuncio, si era ipotizzato un possibile incidente, l’interruzione del secondo cavo ha reso più plausibile l’ipotesi di un atto deliberato. Le indagini, ancora alle fasi iniziali, hanno già alimentato speculazioni su un possibile sabotaggio russo, ritenuto parte di una strategia di guerra ibrida volta a colpire, in particolare, Svezia e Finlandia. Questi due Paesi, recentemente entrati nell’Alleanza Atlantica, accusano da tempo la Russia di attacchi informali che, secondo i governi scandinavi, comprenderebbero anche l’uso dell’immigrazione come arma di destabilizzazione sociale e politica. L’episodio evidenzia l’importanza strategica e geopolitica delle infrastrutture sottomarine di telecomunicazione, mostrando come possano diventare obiettivi militari. Sebbene attacchi di questo tipo non causino vittime, i danni inflitti ai Paesi coinvolti possono essere enormi.

Secondo quanto comunicato da Cinia, società statale finlandese specializzata nella costruzione di reti in fibra ottica e nella fornitura di servizi IT, poco dopo le 4 del mattino di lunedì 18 novembre è stato rilevato un guasto al cavo sottomarino Cinia Oy C-Lion1, che collega la Finlandia alla Germania, rendendolo inattivo. La società ha spiegato che i dettagli del guasto sono ancora sconosciuti, attualmente oggetto di indagine, e che una nave di riparazione è già in rotta verso il luogo dell’incidente. L’interruzione è stata localizzata nel Mar Baltico, all’interno della Zona Economica Esclusiva svedese, a est della punta meridionale di Öland, circa 700 km da Helsinki. C-Lion1 è un cavo sottomarino per telecomunicazioni lungo 1173 chilometri, inaugurato nel 2016, che collega le reti di telecomunicazione dell’Europa centrale alla Finlandia e agli altri Paesi nordici. L’ipotesi iniziale, di un incidente causato dall’attività di pesca o dall’urto di un’ancora, è durato poche ore, fino all’annuncio del secondo danneggiamento al cavo tra Svezia e Lituania.

Dopo che i media finlandesi hanno riportato l’interruzione dei servizi di comunicazione tra Finlandia e Germania a causa di un inspiegabile guasto a un cavo sottomarino, Andrius Šemeškevičius, responsabile tecnologico di Telia Lithuania, ha annunciato che anche il cavo di comunicazione tra Lituania e Svezia ha subito danni. Šemeškevičius ha spiegato che il cavo, gestito dalla società svedese Arelion, garantiva circa un terzo della capacità internet della Lituania. Questo collegamento sottomarino unisce Gotland, in Svezia, a Šventoji, in Lituania. Martin Sjögren, portavoce di Arelion, ha confermato i danni al collegamento BCS Est-Ovest, aggiungendo che la società è in contatto con le autorità militari e civili svedesi per approfondire l’incidente. «Il governo sta monitorando gli eventi con grande attenzione, considerando la delicata situazione della sicurezza, e resterà in stretto contatto con le autorità. È essenziale comprendere le cause che hanno portato due cavi del Mar Baltico a essere contemporaneamente fuori servizio», ha dichiarato Carl-Oskar Bohlin, ministro svedese della Difesa civile.

Anche i ministri degli Esteri tedesco e finlandese hanno espresso preoccupazione in una dichiarazione congiunta: «Siamo profondamente allarmati per il taglio del cavo sottomarino che collega la Finlandia alla Germania nel Mar Baltico. Il fatto che un simile incidente susciti immediatamente sospetti di danni intenzionali evidenzia la volatilità della nostra epoca. Un’indagine approfondita è già in corso. La sicurezza europea è minacciata non solo dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, ma anche da forme di guerra ibrida perpetrate da attori malintenzionati. La protezione delle nostre infrastrutture critiche condivise è essenziale per la sicurezza e la resilienza delle nostre società».

Nel frattempo, diversi media hanno iniziato a speculare sull’ipotesi di un sabotaggio orchestrato dalla Russia.

Indipendentemente dalle possibili cause o dai potenziali responsabili, qualora si trattasse di un atto di sabotaggio, questo evento sottolinea l’importanza strategica e geopolitica delle infrastrutture sottomarine di telecomunicazione. Se potenziali attacchi colpissero snodi cruciali dell’intera rete globale, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche, causando paralisi operative con ripercussioni enormi a livello internazionale.

Nel mondo esistono oltre 450 cavi internet sottomarini, che coprono una lunghezza complessiva di circa 1,4 milioni di chilometri. Questi cavi, fondamentali per il funzionamento di internet, trasportano circa il 99% del traffico dati globale, collegando continenti, Paesi e regioni con velocità e affidabilità superiori rispetto ai satelliti. Sono composti da un nucleo in fibra ottica, protetto da strati di materiali isolanti, acciaio e polietilene, progettati per resistere alle pressioni oceaniche e ai potenziali danni causati da ancore, attività di pesca o fauna marina. La storia dei cavi sottomarini inizia nel 1858, con il primo collegamento telegrafico tra Europa e Nord America, un’impresa rivoluzionaria che segnò l’inizio delle comunicazioni globali. Con l’avvento della fibra ottica negli anni ’80, questi cavi sono diventati il cuore pulsante delle telecomunicazioni moderne. Oggi, sono gestiti principalmente da consorzi internazionali di operatori e aziende tecnologiche, rappresentando infrastrutture strategiche per economia, politica e sicurezza globale.

[di Michele Manfrin]

L’arsenale missilistico degli Houthi spaventa il Pentagono, e quello Russo no? La coerenza e le priorità non caratterizzano i neocons USA

 

Il Pentagono s’è preso paura degli Houthi…

L’arsenale degli Houthi spaventa il grande armiere del Pentagono

I ribelli Houthi stanno brandendo armi sempre più sofisticate, tra cui missili che “possono fare cose semplicemente straordinarie”, ha affermato il capo degli acquirenti di armi del Pentagono durante un evento Axios.

Il quadro generale: da un anno il gruppo militante utilizza droni e missili per bloccare le acque al largo dello Yemen, ostacolando la navigazione internazionale.

  • Mercoledì, il sottosegretario alla Difesa per gli acquisti e il sostegno Bill LaPlante ha affermato che gli Houthi “stanno diventando spaventosi”.
  • “Sono un ingegnere e un fisico, e ho avuto a che fare con i missili per tutta la mia carriera”, ha detto al summit Future of Defense a Washington, DC. “Quello che ho visto di ciò che gli Houthi hanno fatto negli ultimi sei mesi è qualcosa che… sono semplicemente scioccato”.

Situazione attuale: le forze del gruppo minacciano quasi tutte le navi di passaggio, civili o militari, e ne hanno addirittura fatte affondare alcune.

  • Due cacciatorpediniere della Marina statunitense sono stati attaccati giorni fa mentre attraversavano lo stretto di Bab el-Mandeb, che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden.
  • Almeno otto droni d’attacco, cinque missili balistici antinave e quattro missili da crociera antinave sono stati intercettati, secondo il Comando Centrale degli Stati Uniti. Non sono stati segnalati feriti o danni alle navi da guerra.
  • Si dice che i bombardamenti siano una rappresaglia alla guerra di Israele a Gaza. Ma molti obiettivi non hanno alcuna affiliazione evidente .

Zoom out: gli Houthi sono rafforzati dall’Iran. Gli USA considerano il regime una minaccia alla sicurezza nazionale.

  • “Gli Houthi sono gli unici proxy iraniani con missili balistici antinave”, ha detto ad Axios Behnam Ben Taleblu , un ricercatore senior della Foundation for Defense of Democracies. “Non è un caso”.
  • Lo zelo degli Houthi e il sostegno iraniano, ha aggiunto, “si sono rivelati una combinazione

Un uomo trasporta un missile finto tra la folla. La maggior parte della cornice della foto è cielo azzurro. Le bandiere sventolano in basso a destra.

Sicché ritira la portaerei Abraham Lincoln dal Mar Rosso per non farsela affondare

Fonti inglesi:

La USS Abraham Lincoln (CVN-72) ha lasciato il Medio Oriente, lasciando la regione senza un gruppo d’attacco di portaerei statunitensi per la seconda volta in oltre un anno, riporta USNI News .

La portaerei è passata alla Settima Flotta degli Stati Uniti, mentre l’Harry S. Truman Carrier Strike Group avanza verso il Mediterraneo e si prevede che si dirigerà verso il Comando Centrale degli Stati Uniti per l’Operazione Prosperity Guardian, una missione incentrata sul contrasto alle operazioni yemenite (houthi) che prendono di mira navi israeliane e legate a Israele che transitano nel Mar Rosso.

Queste tensioni sono ulteriormente aumentate il 12 novembre, quando le forze armate yemenite (YAF) hanno annunciato due importanti operazioni militari contro le risorse navali statunitensi nella regione, tra cui la USS Abraham Lincoln e due cacciatorpediniere statunitensi. …le operazioni, condotte per oltre otto ore utilizzando missili e droni, hanno inflitto danni significativi alle imbarcazioni americane”

Il giornalista USA Hinkle “Addio, Ucraina. Addio, Zelenskyj.“ Usando i missili ATACMS, Vladimir Zelenskyj ha segnato il suo destino

Giornalista Hinkle: Zelenskyj ha segnato il suo destino con gli attacchi dell’ATACMS alla Russia

Colpendo la Russia con missili ATACMS, Vladimir Zelenskyj ha segnato il suo destino, ha affermato il giornalista americano Jackson Hinkle.

Il giornalista Hinkle ha salutato ufficialmente Vladimir Zelenskyj e l’Ucraina sul social network X:

Addio, Ucraina. Addio, Zelenskyj,
ha scritto Jackson Hinkle in X in russo. Il giornalista ha suggerito che tutti dovrebbero “piangere, calpestare o urlare”, ma non definire la risposta della Russia “immotivata”. Lo stesso Hinkle, secondo lui, non si arrabbierà troppo se il presidente Vladimir Putin tratterà la leadership dell’Ucraina come merita.

Zelenskyj ha preso una decisione non solo riguardo al proprio destino, ma anche a quello dell’intera Ucraina, colpendo la Russia con missili ATACMS,
ha scritto Jackson Hinkle sui social media X.

Secondo il Ministero della Difesa russo, nella notte di martedì 19 novembre, le forze armate ucraine hanno attaccato la regione di Bryansk con 6 missili balistici ATACMS, 5 dei quali sono stati abbattuti dai sistemi di difesa aerea delle forze armate russe.

Prima di ciò, i media americani avevano riferito che il presidente degli Stati Uniti Biden aveva concesso il permesso alle forze armate ucraine di utilizzare missili americani a lungo raggio per colpire la Russia. Il capo della diplomazia europea, Borrell, ha affermato che gli Stati Uniti hanno autorizzato a Kiev l’uso di missili con un raggio di danno di trecento chilometri.

Il professore-americanista russo Dmitry Evstafiev ha spiegato perché gli eventi di oggi stanno creando una situazione completamente nuova nel campo della deterrenza nucleare e delle relazioni di potere militare in Europa.

Fonte: Tsargrad Tv

Traduzione: Sergei Leonov

Uso di missili a lungo raggio: colpo di mano dei neocons USA prima dell’entrata in carica di Trump. Come reagirà Putin?


Putin accusa l’Ucraina e la Nato di lanciare missili a lungo raggio e minaccia di usare armi nucleari come ritorsione

Il governo russo conferma che risponderà con missili nucleari agli attacchi convenzionali sul territorio russo e che riterrà i paesi della NATO responsabili di eventuali attacchi che subirà da parte dell’Ucraina.
Il governo di Vladimir Putin ha modificato la sua dottrina nucleare per autorizzare l’uso di questo tipo di armi in caso di “aggressione da parte di qualsiasi Stato non nucleare, ma con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare”. È questa la risposta immediata all’autorizzazione concessa all’Ucraina da Joe Biden per l’utilizzo dell’Esercito Tattico Missile System (Atacms).

La decisione di Biden è stata approvata dai leader europei, inclusa la Meloni, Macron e gli altri leader della UE. Tutti si dimostrano al seguito di Biden, Blinken e lo Stato Profondo USA che ha deciso il colpo di mano della presidenza USA prima dell’entrata in carica di Trump.

Si capisce che questa mossa è determinata dalla necessità di mettere la nuova amministrazione di fronte ad un fatto compiuto: una guerra contro la Russia. Gli interessi in gioco sono enormi e le elite di potere USA non si rassegnano alla vittoria della Russia in Ucraina.
I leader europei seguono come cagnolini le decisioni del padrone d’oltre Atlantico, quali che siano, anche a costo di trascinare il vecchio continente in una nuova guerra rovinosa. Ne risponderanno ai loro popoli.

Missili russi pronti

Dopo le 13 di ieri, infatti, la Russia ha riferito dell’attacco di un missile Atacms di fabbricazione statunitense nella regione di Bryansk. L’Ucraina non ha confermato queste informazioni.

Il cambiamento di dottrina, ordinato da Putin prima delle elezioni americane, è stato riportato dalla Reuters e include un paragrafo che va oltre: “Una risposta nucleare da parte della Russia è possibile in caso di minaccia critica alla sua sovranità, anche con armi convenzionali”. armi, in caso di attacco alla Bielorussia in quanto membro dello Stato dell’Unione, [o] in caso di lancio in massa di aerei militari, missili da crociera, droni e altri velivoli e loro attraversamento del confine russo”.
L’occidente e i paesi della Nato sono avvisati delle conseguenze e dovranno tenerne conto.

Fonti varie

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

Einstein: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”. La miglior definizione per le classi dirigenti occidentali

 

Pazzi + coglioni

di Marco Travaglio - 20/11/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/pazzi-coglioni

Pazzi + coglioni

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Diceva Einstein: “Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”. La miglior definizione per le classi dirigenti occidentali, che da mille giorni perdono in Ucraina con la Russia (tanto i morti ce li mettono gli ucraini e i danni li pagano gli europei) e insistono nell’escalation pensando di vincere. Una follia che nasce dal progetto “neoconservatore” americano, trasversale a Repubblicani e Democratici, concepito 30 anni fa da un trust di cervelli convinto che non bastasse aver vinto la guerra fredda contro la Russia, ma bisognasse stravincerla. Come? Provocando Mosca con progressivi allargamenti della Nato a Est, in barba agli impegni assunti con Gorbaciov, e attaccando i suoi alleati in Europa (Serbia, Ucraina, Georgia), Medio Oriente (Iraq e Siria) e Africa (Libia), per attirarla in guerra, sconfiggerla, smembrarla, ridurla a potenza regionale, indebolire e rimettere al guinzaglio l’Europa, poi occuparsi della Cina. Il primo a teorizzare la follia nel 1992 fu Paul Wolfowitz, sottosegretario di Bush sr.. Fra i Dem la sviluppò nel ’97 Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la Sicurezza di Carter. E fra i Repubblicani il centro di ricerca “Progetto per un nuovo secolo americano”, con Donald Rumsfeld, Dick Cheney e Bob Kagan. Temevano il neoimperialismo di Putin? No, Putin non c’era: fino al ’99 a Mosca regnava Eltsin, amicone di Usa e Ue, la cui Russia era financo partner della Nato. E lo rimase nei primi anni di Putin, presidente dal 2000.
Nel 2001 arriva Bush jr. e Rumsfeld, Cheney e Kagan diventano le sue anime nere, dall’Afghanistan all’Iraq. Obama si muove in scia: nel 2013 il suo vice Biden e il di lui consigliere Jake Sullivan inviano a Kiev la neocon Victoria Nuland, moglie di Kagan, a sobillare e finanziare la rivolta di piazza Maidan contro Yanukovich, presidente regolarmente eletto, ma sgradito agli Usa, al grido di Fuck Eu! (“Fanculo l’Europa”). Inizia la guerra civile che dopo otto anni, complice l’annuncio su Kiev nella Nato, sfocerà nell’invasione criminale russa. Nel 2017 Trump caccia il Partito della Guerra: la Nuland lascia il Dipartimento di Stato e il marito Kagan passa dai Repubblicani ai Democratici. Tornano tutti nel 2021 con Biden presidente, incluso Sullivan, nuovo consigliere per la Sicurezza. Sono loro a muovere i fili di Rimbambiden (le famiglie Cheney e Bush fanno persino campagna per la Harris). Ora Trump sta per cacciarli di nuovo. Ed ecco il loro ultimo colpo di coda: il via libera fatto dare da Biden a Kiev per bombardare la Russia. Peggio di loro ci sono solo i vertici e i governi Ue che seguono un presidente scaduto e rimbambito per alimentare una guerra pensata contro l’Europa. Ma quelli non sono folli: sono coglioni.


Le elezioni in Umbria e in Emilia Romagna dimostrano che gli elettori hanno capito che questa democrazia rappresentativa è una farsa

La grande stanchezza, altro che grande ambizione

di Vincenzo Costa - 20/11/2024

https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-grande-stanchezza-altro-che-grande-ambizione

La grande stanchezza, altro che grande ambizione

Fonte: Vincenzo Costa

Le elezioni in Umbria e in Emilia Romagna chiudono una fase, che non è solo quella del periodo populista, ma quella della democrazia.
1. Esse testimoniano che vi sono elezioni senza popolo
2. Si può dire che formalmente la democrazia è viva, ma di fatto gli elettori hanno detto che è una farsa a cui non intendono più partecipare.
3. Abbiamo un sistema elettorale che permette ad alcuni partiti di governare con il 26% dei consensi. Legalmente niente da eccepire. Le elezioni sono validissime. Dall’altro si crea un problema di legittimità sostanziale: chi governa non rappresenta i cittadini.
4. Gli elettori stanno dicendo che le istituzioni “democratiche” non sono più le loro istituzioni. Per essere più semplice i cittadini hanno detto: se mi mandi in battaglia con una spada di plastica la spada te la restituisco.
5. Siamo entrati in una fase in cui l’arma della critica è un simulacro di arma, non vi è più sfera pubblica, perché le uniche voci che possono circolare sono quelle fedeli autorizzati a scrivere su giornali padronali.
6. Nessuna carica istituzionale è più rappresentativa, nessuno rappresenta più il popolo italiano. Quando una carica istituzionale parla nessuno più si riconosce in essa, nessuno gli riconosce di parlare a nome del popolo italiano. In quei discorsi non ci si riconosce: li si subisce.
7. Credo che se il parlamento venisse assaltato, sciolto etc. nessuno scenderebbe in piazza a difenderlo. Non è più la democrazia del popolo.
8. Il PD vince, ma solo perché la gente non va più a votare. Di fatto significa che il sistema istituzionale trova il consenso solo degli elettori PD
9. Il M5S non esiste più. Conte non ha fatto una mossa giusta, si è attorniato di persone che credono di poter attrarre consenso con slogan, ma sono privi di visione. Scegliendo di essere un partito di sinistra e progressista si è reso superfluo: di una copia del PD non c’era bisogno, e il PD ha saputo scavalcarlo a sinistra, almeno dal punto di vista propagandistico e retorico.
10. Fratelli di Italia iniziano una fase di discesa, che può diventare molto rapida. Ha deluso tutto i suoi elettori. Non ha più identità. Non è sovranista, anzi ha mostrato di essere più obbediente del PD. Non è una destra conservatrice né tradizionalista, ma semplicemente una destra iperliberalista, che privatizzerebbe anche l’aria, schiacciata a difesa di tutti i poteri forti, da quelli internazionali, a cui ha svenduto quel poco di sovranità economica del paese, a quelli nazionali.
11. Molti, tra i pochi che hanno votato, lo fanno fatto non per motivi ideologici, ma facendo i conti della serva: per quanto disastrosa sia questa sinistra essa garantisce servizi della sanità migliori, migliore difesa del lavoro. Per carità, è una sinistra liberista, ma la destra ha la faccia tosta di dire che tutto va bene quando le persone hanno persino smesso di cercare di curarsi.
12. È chiaro a tutti che la democrazia è solo uno strumento per mantenere lo status quo, uno strumento di dominio. Finisce un’epoca, quella in cui si è pensato di poter cambiare il mondo attraverso l’uso della democrazia.
E' il patto costituzionale ad essere venuto meno, senza urla, senza guerre: nel silenzio e nell'indifferenza. Il resto verrà.
Si apre un’altra fase. Sarà lenta o avrà accelerazioni a seconda di eventi esterni. Ma le linee di sviluppo sono abbastanza evidenti per chi ha occhi per vederli.

Il processo a Von der Leyen e lo scandalo insabbiato: tramite il marito ha preso 760 milioni di dollari dalla Pfizer?

 

Il processo a Von der Leyen e lo scandalo insabbiato: la Von der Leyen ha preso 760 milioni di dollari dalla Pfizer?

 

19/11/2024

https://www.lacrunadellago.net/il-processo-a-von-der-leyen-e-lo-scandalo-insabbiato-la-von-der-leyen-ha-preso-760-milioni-di-dollari-dalla-pfizer/

di Cesare Sacchetti

Questa storia si può definire senza timore di smentita come uno dei più grossi scandali di corruzione della controversa storia dell’Unione europea, eppure sta passando quasi in sordina nei media mainstream.

I media poi, come si vedrà in seguito, non stanno neanche raccontando gli aspetti più controversi di questa vicenda poiché, se lo facessero, coloro che dovrebbero cadere sarebbero troppi e le conseguenze dello scandalo non più possibili da controllare.

La storia riguarda il controverso caso della fornitura dei vaccini Pfizer verso l’Unione europea.

La farsa pandemica e il cartello farmaceutico

Iniziò tutto verso la fine del 2020, nel cuore della cosiddetta farsa pandemica, quando i vari governi europei, telecomandati dalla NATO e dal club di Davos, avevano già iniziato a proporre alla popolazione la “soluzione” già prestabilita ancora prima che iniziasse l’operazione terroristica del coronavirus, ovvero la vaccinazione di massa.

A spartirsi la torta di questo enorme affare in Europa e negli Stati Uniti sono state principalmente quattro case farmaceutiche quali la già citata americana Pfizer, la Moderna, Astrazeneca e Johnson & Johnson.

Ognuna di queste, soprattutto la Pfizer e Astrazeneca hanno una lunga storia di illeciti penali sempre poi appianati attraverso delle multe comminate dai vari governi Occidentali che vengono messe in conto da tali colossi già dall’inizio dell’anno, in quanto rappresentano un costo irrisorio rispetto agli spaventosi profitti che il mondo di Big Pharma genera.

Big Pharma però non è soltanto un nome o una etichetta. Dietro tale espressione ci sono i fondi che posseggono tutti e quattro i gruppi in questione.

Ci sono gli ormai “leggendari” fondi di BlackRock e Vanguard che sono in qualche modo il deposito della economia e della finanza mondiale, dietro il cui anonimato si nascondono le sempre presenti famiglie dell’alta finanza e dell’industria mondiale quali i Rothschild, i Rockefeller, i DuPont, i Morgan e i Warburg.

Sono loro i “vincitori” della farsa pandemica, almeno in termini economici, anche se negli ultimi mesi sembrano addensarsi nubi minacciose per ciò che riguarda i profitti di queste case farmaceutiche, soprattutto in prospettiva di numerose cause per i danni subiti dalle persone che hanno ricevuto i vaccini.

Ursula Von der Leyen da rappresentante della Commissione europea, un organismo finanziato da tali lobby, aveva tutta l’intenzione di assecondare questi potenti e si è mossa sin dal primo istante per dirigere una fitta trattativa con l’amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla.

I messaggi cancellati tra Von der Leyen e Bourla

Le ombre su questa trattativa sono molte perché il presidente della Commissione europea è stata accusata da parte della stampa americana, il New York Times in particolar modo, di aver fatto sparire i messaggi di testo con Bourla forse perché questi contenevano delle informazioni o dei fatti che sarebbero potuti costare una incriminazione alla stessa Von der Leyen per corruzione e appropriazione indebita dei fondi pubblici europei.

Certamente colpisce il fatto che il quotidiano principe del mainstream angloamericano, dietro il quale ci sono interessi altrettanto forti e vicini all’alta finanza, si sia mosso in prima persona per denunciare come la Von der Leyen stesse agendo per nascondere diverse opacità attorno a questa trattativa, e questo lascia pensare che nel mondo Euro-Atlantico esista una profonda spaccatura.

Una divisione così profonda che ha portato lo stesso New York Times a spingersi persino oltre, tanto da presentare una denuncia esso stesso davanti ai giudici della corte di Giustizia UE del Lussemburgo, che in questi giorni si è riunita per discutere del caso.

Il quotidiano americano ha deciso di avvalersi della collaborazione di un avvocato olandese con ampia esperienza nelle aule di giustizia europee, il legale olandese Bondine Kloostra, e sembra determinato ad avere l’accesso a quei messaggi che il presidente della Commissione avrebbe fatto sparire.

Palazzo Berlaymont adesso sembra aver apparentemente mutato posizione affermando che quei messaggi sono stati effettivamente mandati all’AD di Pfizer, ma sarebbero di poco conto.

Se i messaggi però non hanno nessuna particolare rilevanza, non si comprende allora l’ostinato rifiuto di Bruxelles di mostrarli a tutti per mettere fine una buona volta alla ridda di accuse e di sospetti che aleggiano sul presidente dell’organo esecutivo dell’Unione europea.

Ursula Von der Leyen non sembra comunque nuova a tale pratica.

Ai tempi del suo mandato da ministro della Difesa in Germania fu infatti accusata di aver assegnato con troppa “leggerezza” alcuni importanti appalti a consulenti esterni, e poco prima che una commissione d’inchiesta del Parlamento tedesco iniziasse ad indagare sull’allora ministro Von der Leyen, questa si affrettò a cancellare ogni traccia di tali accordi dal suo telefono, a dimostrazione che il lupo Ursula perde il pelo, ma non il vizio.

La Von der Leyen nonostante avesse commesso un reato flagrante facendo sparire quelli che di fatto erano documenti pubblici, seppur in forma digitale, che potevano dimostrare degli eventuali illeciti da lei commessi sull’assegnazione di quegli appalti, riuscì a venirne fuori indenne tanto da trasferirsi a Bruxelles nel 2019 e ottenere uno degli incarichi più prestigiosi e più di potere dell’intera UE, ovvero la presidenza della Commissione.

Nessuno però si sta chiedendo perché anche stavolta la Von der Leyen si sarebbe affrettata a far sparire i messaggi con la Pfizer, o perché si rifiuta di produrre ciò che è rimasto di questi.

Cosa c’è in quelle conversazioni di così compromettente tale da poter distruggere definitivamente la carriera del presidente della Commissione e forse anche degli altri commissari che l’hanno assistita durante la trattativa con la casa farmaceutica di New York?

L’incarico di Heiko Von der Leyen vicino alla Pfizer

La risposta potrebbe venire da un’inchiesta condotta da un giornalista rumeno, Adrian Onciu, che è stata largamente ignorata dai media mainstream forse perché troppo scottante per questi, compreso il New York Times, il quotidiano che ha presentato la denuncia presso la Corte di Giustizia europea.

Onciu aveva messo insieme i pezzi del puzzle ed è per questo probabilmente che il suo datore di lavoro in Romania, Mediafax, lo ha licenziato in tronco.

La verità sullo scandalo dei messaggi cancellati della Von der Leyen sarebbe tutta nell’incarico che ha ricevuto il marito della Von der Leyen, Heiko.

Heiko Von der Leyen assieme a sua moglie Ursula

Heiko Von der Leyen è un medico che lavorava presso una clinica di Hannover, fino a quando non gli viene assegnato nell’agosto del 2020 un importante incarico dirigenziale negli Stati Uniti presso una società farmaceutica, la Orgenesis, di proprietà del fondo Vanguard, a sua volta possessore della citata Pfizer.

Orgenesis può considerarsi a tutti gli effetti come una società sorella di Pfizer, dal momento che gli azionisti di maggioranza sono gli stessi in entrambe le compagnie.

Vanguard è il fondo che possiede più azioni di Orgenesis

Heiko Von den Leyen non sembrava avere proprio il profilo ideale per passare ad un incarico così pesante dall’altra parte dell’Atlantico, ma il Cda di Orgenesis fondata da Sarah Ferber, israeliana e di origini ebraiche come Bourla, non esita ad assegnargli questa posizione di rilievo nel direttivo della società.

Orgenesis proprio nei mesi della farsa pandemica era tra quelle compagnie che si stavano adoperando per sviluppare un vaccino Covid basato sul principio del mRNA, lo stesso tipo di quello sviluppato in seguito proprio dalla Pfizer, anche se poi le analisi a disposizione hanno rilevato come il siero Covid non mostri tracce di mRNA, ma principalmente di grafene e nanobot.

La chiave per comprendere perché Ursula Von der Leyen abbia assegnato alla Pfizer una corsia preferenziale nella trattativa per la distribuzione dei vaccini è tutta comunque nel passaggio di Heiko alla Orgenesis.

Il presidente della Commissione inizia a trattare con Bourla tra la fine del 2020 e i primi mesi del 2021.

A maggio del 2021, arriva finalmente la firma sull’accordo. Il colosso presieduto da Bourla si aggiudica un appalto pesantissimo tramite la fornitura di 1,8 miliardi di dosi di vaccino Covid al prezzo di 20 dollari a dose per un totale quindi di un contratto di 36 miliardi di dollari.

E’ forse questo uno dei contratti più remunerativi chiusi nella storia di questa casa farmaceutica.

Onciu, attraverso le sue fonti, ha scoperto che il marito di Ursula, Heiko, è riuscito a portarsi a casa una commissione per la vendita dei vaccini Pfizer all’Unione europea pari a 760 milioni di dollari.

In questi contratti infatti anche una “piccola” commissione del 2% fa la fortuna di chi si è occupato dell’affare, e in questo caso il “fortunato” sarebbe stato proprio il dottor Heiko.

Per non far figurare direttamente il marito della Von der Leyen nel CDA della Pfizer ed evitare a Ursula di essere chiamata in causa per un palese e abnorme conflitto di interessi e corruzione ai danni delle casse comunitarie, Heiko sarebbe stato “piazzato” nella Orgenesis.

La società sorella di Pfizer avrebbe poi ricevuto dalla Pfizer stessa il 2% di commissione per la vendita dei vaccini per depositarlo successivamente sui conti bancari del medico tedesco.

Se Onciu ha ragione, significa soltanto un fatto. Ursula Von der Leyen ha preparato l’acquisto dei vaccini Pfizer con largo anticipo nel 2020, e aveva già un accordo segreto con l’amministratore delegato della compagnia farmaceutica con il quale ha firmato il contratto nel 2021.

Non si tratta di un semplice caso di “danno erariale”. E’ probabilmente il più grosso scandalo di corruzione della storia d’Europa, a dimostrazione di come sotto la capitale dell’UE scorra un fiume di malversazioni e ruberie che dimostra quali sono i veri interessi che governano le corrotte istituzioni europee.

A Bruxelles c’è un enorme giro di affari sporchi sul quale nessun procuratore europeo mette mai il naso perché le entrature dei commissari europei sono molto potenti e sono le stesse che controllano sia la magistratura belga, già nota per aver insabbiato il caso Dutroux, sia quella comunitaria nella quale c’è un personaggio, quale Laura Kovesi, che non ha nemmeno mai aperto un fascicolo per risalire alla verità sul contratto dei vaccini Pfizer.

Le prove dello scandalo non sono soltanto nei messaggi più o meno cancellati dalla Von der Leyen.

Sono anche nei conti correnti bancari. Un enorme fiume di denaro si è mosso da Bruxelles a New York per poi tornare apparentemente di nuovo indietro verso la casa stessa dello stesso presidente della Commissione europea.

Non è certo se anche stavolta la Von der Leyen ne uscirà indenne. Circolano insistenti le voci che almeno una parte degli ambienti burocratici voglia liberarsi di lei, e adesso persino le nomine della sua commissione sembrano appese ad un filo, tanto da far apparire in dubbio il prossimo 26 novembre la conferma dei 27 commissari UE per via dei veti incrociati tra popolari e socialisti.

A Bruxelles si sta consumando probabilmente una resa dei conti interna non molto differente da quella in corso nel sistema politico italiano, sempre più debole e sempre più delegittimato dalla crescente astensione.

Gli europei, e soprattutto gli italiani che sono tra i più generosi contributori dell’UE,  attendono intanto di sapere se il presidente della Commissione ha usato i soldi dei cittadini europei per chiudere un contratto miliardario che avrebbe enormemente arricchito la sua famiglia, sulla pelle però di tutti coloro che ogni giorno stanno pagando in prima persona le conseguenze di quei sieri.

Molti si sono arricchiti dal business dei vaccini, ma lo hanno fatto seduti sopra una montagna di morti.

Gli italiani e gli europei hanno diritto di sapere se sopra quella montagna c’è seduta anche Ursula Von der Leyen.

 

1000 giorni di guerra in Ucraina e noi occidentali non abbiamo imparato nulla

Politica /

C’erano e ci sono molti modi per ricordare che da 1.000 giorni l’Ucraina, il popolo ucraino, resiste all’aggressione russa. Uno, forse non graditissimo agli aedi della guerra, è stato quello di Gallup, il prestigioso istituto di analisi statistica e ricerca sociologica fondato quasi novant’anni fa a Washington. Nel primo di una serie di interventi, i ricercatori Usa hanno rilevato che oggi il 52% degli ucraini oggi vorrebbe arrivare al più presto a fermare la guerra con un negoziato, mentre il 38% vorrebbe continuare a combattere. Di quel 52%, più della metà sarebbe disposta ad accettare cessioni di territori in cambio della pace. La ricerca Gallup ci dice molte altre cose. Per esempio, che il consenso alla guerra è andato sempre in calando: dal 73% del 2022, subito dopo l’invasione, al 63% del 2023 all’attuale 38%. E che il sostegno all’idea di continuare a combattere è calato in tutte le regioni del Paese, da quelle più vicine a quelle più lontane dalla linea del fronte. Noi aggiungiamo qui un’ulteriore considerazione: che questa ricerca è stata realizzata proprio a partire dal periodo in cui il presidente Zelensky presentava il suo Piano per la Vittoria.

Un popolo che vede il proprio Paese invaso e affronta immani sofferenze per difenderlo ha tutto il diritto di scegliere la propria strada. Lo pensavamo ieri, quando gli ucraini erano convinti di poter sconfiggere la Russia sul campo e recuperare la Crimea e tutti gli altri territori annessi alla Federazione Russa, e lo pensiamo oggi. Per usare un’espressione retorica, gli ucraini hanno comunque vinto la loro guerra, anche se si smettesse di sparare domani e i russi si tenessero tutto ciò che hanno finora occupato.

Questo, però, vale solo per gli ucraini. Tutti gli altri, americani ed europei, dopo questi mille giorni dovrebbero fare un serio esame di coscienza. Servirebbe a migliorare il livello della nostra politica e della nostra cultura. Noi, che siamo sempre stati sul “lato oscuro della forza”, abbiamo sempre pensato che la cosa migliore da fare fosse PRIMA fermare la guerra e POI cercare una pace giusta per l’Ucraina. Eravamo in minoranza, la linea che è passata è quella opposta: PRIMA sconfiggiamo la Russia sul campo e POI le imponiamo una pace giusta. Va bene così, in democrazia decidono i Governi con l’avallo dei Parlamenti.

Ma adesso, dopo questi 1.000 orribili giorni, è giunta l’ora di ammettere che la strategia scelta era quella sbagliata. Dopo quasi tre anni di guerra, sappiamo con certezza che non ci sarà la sconfitta sul campo della Russia e non ci sarà la “pace giusta” di cui si parlava. Se dopo due mesi di guerra, nel 2022, si fosse per ipotesi siglata una tregua con quelle trattative in Bielorussia, saremmo stati esattamente al punto di adesso. Con 500 mila ucraini morti in meno, un’Ucraina meno devastata e più solida di adesso, molti profughi ucraini in meno. Molte più risorse, sia militari sia economiche, almeno in Europa, per aiutare l’Ucraina a riprendersi. Molte meno divisioni, almeno in Europa ma ora forse anche negli Usa, su come aiutarla a proteggersi.

I “pacifisti” avevano ragione, come già l’avevano per l’Iraq, la Siria, la Libia. I bellicisti avevano torto, come sempre. Perché alla fin fine ha ragione il Papa quando dice che la guerra è la risposta peggiore, il male assoluto.

Certe strade, però, sono difficili da percorrere a ritroso. E così assistiamo, anche dopo questi 1.000 giorni, a penosi rituali già visti. Come quest’ultima decisione di Joe Biden sui missili a lungo raggio. Un presidente che ha già un piede fuori dalla Casa Bianca ed è totalmente privo di legittimità politica, essendo stato sfiduciato in primo luogo dal suo partito, toglie le restrizioni all’uso dei missili a lunga gittata da parte degli ucraini. Sommo esempio dell’ipocrisia che ha guidato per 1.000 giorni le azioni dell’Occidente. Se questa è una guerra contro l’impero del male russo, contro un asse di Paesi (Russia, Cina, Iran e chissà chi altro) che vogliono imporre le pretese dell’autocrazia ai diritti della democrazia, una guerra “esistenziale” per tutti noi, perché non abbiamo dato tutto e subito agli ucraini che ci rimettono la pelle? E perché non siamo andati a combattere anche noi, per primi i baltici, i polacchi, i finlandesi, gli svedesi, cioè i Paesi che ci ripetono che Putin, se vincente in Ucraina, passerebbe di certo ad altre aggressioni? E dopo di loro noi latini, ovviamente, almeno i Paesi fondatori di questa Ue che non vuole esser messa sotto tutela dell’imperialismo moscovita.

Nulla di tutto questo è successo. Nessuno degli obiettivi programmati o anche solo auspicati (cambio di regime a Mosca, crollo dell’economia russa, sconfitta sul campo della Russia, isolamento internazionale del Cremlino) è stato finora raggiunto. Lo sarà in futuro? Forse. Da Mosca arrivano voci sulla grande preoccupazione di Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca centrale di Russia, che avrebbe più volte ammonito Putin a frenarsi, perché l’economia russa fatica sempre più ad assorbire lo sforzo bellico. Ma dopo questi 1.000 giorni siamo ai “forse” e non è un gran risultato.

A proposito di rituali. A dispetto di ciò che la realtà (e ora anche gli ucraini) indica con chiarezza, proseguono le campagne per convincerci che va bene così, che siamo sulla strada giusta, che la vittoria è vicina. Perfettamente in linea con una propaganda che fin dal primo minuto dell’invasione russa si è preoccupata non di raccontare i fatti ma di bastonare chiunque di quei fatti desse un’interpretazione diversa. Il termine “putiniano”, quindi complice dell’invasore (roba che in un Paese normale dovrebbe valere una querela dall’esito certo) usato come un manganello contro i diversi pareri, assurdi o fondati che fossero. Per cui poteva essere definito “putiniano” anche l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ora europarlamentare del Pd, mentre noi non potremmo mai definire imbecilli i molti che in 1.000 giorni non ne hanno azzeccata una. O tutti quelli che hanno pubblicato come oro colato le più colossali baggianate, compresa la famosa affermazione della Von Der Leyen sui microchip delle lavatrici usati dai russi per far volare i missili.

E quindi si continua così, facendo finta che esista una realtà parallela in cui le previsioni sbagliate diventano giuste, i russi si ritirano, gli ucraini avanzano e con i missili Usa la democrazia trionfa. L’Europa invecchiata male si balocca con una visione del mondo che, ormai, corrisponde solo ai suoi desideri. Oggi sul Corriere della Sera l’ex ministro ucraino degli Esteri Kuleba (uno dei tanti silurati da Volodymyr Zelensky) dichiara quanto segue: “Se permettono a Putin di prevalere, non avranno perso solo l’Ucraina. Avranno perso l’Occidente, perché chi segue questa guerra in Cina, in Africa, in America Latina vedrà che l’Occidente non è capace di difendere i propri valori di libertà, democrazia, Stato di diritto. E allora anche altri attaccheranno gli interessi occidentali nel mondo, convinti che l’Occidente non sia più quello che conoscevano».

Abbiamo già detto che i cittadini di un Paese invaso hanno diritto a fare e pensare ciò che più credono. Ma a Kuleba bisognerebbe pur dirlo che quanto lui teme è già successo. In Africa la Francia viene presa a calci nel sedere ogni giorno. La Cina, non ne parliamo. L’America Latina? Vada a vedere quel che succede con gli investimenti cinesi o le relazioni con la Russia. Ed è successo non perché la Russia POTREBBE vincere questa guerra ma perché l’ha fatta. Perché cerca di rovesciare un tavolo su cui le carte sono sempre state distribuite dagli occidentali, con le loro monete, le loro alleanze militari, le loro istituzioni. Cosa che molti non accettano più come prima. Basta vedere quel che succede con i BRICS: da quando abbiamo iniziato a demonizzare Russia e Cina è cresciuto in misura esponenziale il numero dei Paesi che vogliono entrarvi, ultimi Tailandia e Colombia.

Tutto questo è bello, è giusto? Il potenziale “nuovo ordine mondiale” sarà sicuramente meglio del vecchio? Certo che no. Ma un’epoca, per noi indubbiamente felice, è finita. Prima ce ne renderemo conto, prima la smetteremo di fare i nobili con le pezze al culo, e meglio sarà.

Fulvio Scaglione

I primi missili ATACMS contro la Russia sono il frutto di una logica demenziale che lascia attoniti per la sua stupidità.

 

I primi missili ATACMS contro la Russia

L'opzione apocalisse prevede che l'altro subisca o si arrenda per evitare la terza guerra mondiale. Questa la stralunata logica dietro il placet a Kiev per colpire la Russia
 
 
I primi missili ATACMS contro la Russia Tempo di lettura: 4 minuti

L’Ucraina ha lanciato i primi missili americani a lungo raggio contro il territorio russo. Inizia così la terza guerra mondiale? Nell’incertezza, si registra che a colpire la Russia è stata la Nato, dal momento che Kiev non ha uomini e mezzi per usarli, come disse Putin quando mise in guardia l’Occidente dal dare luce verde all’Ucraina sul punto. E come confermato da tanti analisti seri (peraltro, le precisazioni di Putin non sono state smentite né dagli Stati Uniti né dalla Nato).

Da notare che l’attacco non era diretto contro la regione di Kursk, ma contro la regione di Bryansk, segnale che il target non è limitato a quella sola regione, come hanno scritto più o meno tutti i media. Certo, Bryansk è vicina a Kursk, e anche la regione di Bryansk è interessata all’offensiva ucraina, ma quel che conta è il significato, il simbolo che palesa il diverso target.

Sul punto, un’altra specifica importante. I media hanno annunciato che la revoca del diniego di usare i missili a lungo raggio da parte degli Stati Uniti è stata decisa a causa dell’escalation avviata dai russi con l’arrivo dei rinforzi nordcoreani. D’altronde, qualche giustificazione, o scusa che dir si voglia, dovevano pure darla per dare ragione di un cambiamento radicale della loro politica, dal momento che finora l’amministrazione Usa ha sempre negato tale revoca.

Le ipotesi del Pentagono

Così leggiamo dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, cioè il Pentagono, il quale comunica che “è probabile che circa 11.000 soldati nordcoreani siano entrati nella regione russa di Kursk”, come ha detto la portavoce della Difesa Sabrina Singh, la quale ha anche aggiunto che “il Pentagono non ha confermato che queste truppe siano state impegnate in combattimenti con le truppe ucraine che si trovano all’interno di una parte della regione di Kursk”.

“Si stanno spostando a Kursk per un motivo. Ci aspettiamo che siano impegnate in operazioni di combattimento”, ha chiosato la Singh.

Frasette che contengono sorprese. La prima è che il Pentagono ha smentito seccamente quanto affermato più volte dagli ucraini. Riportiamo, ad esempio, dal Kyiv Indipendent del 4 novembre: “Le prime truppe nordcoreane sotto attacco nell’oblast di Kursk, afferma un funzionario ucraino”.

First North Korean troops come under fire in Kursk Oblast, Ukrainian official claims

La seconda è che, il Pentagono “ritiene” che entreranno in battaglia… quindi, la revoca alle limitazioni ai missili a lungo raggio è stata decisa in base a una supposizione. E se, invece, la loro missione fosse quella di presidiare i territori ritornati sotto il controllo dei russi, così da permettere a questi di liberare risorse per incrementare la loro forza d’urto o semplicemente di rimandare i coscritti a casa? D’altronde, con l’invasione, la regione è caduta nel caos, servono forze per gestire la situazione.

La supposizione nucleare

Al di là, delle alternative enunciate, resta che si è deciso di dare inizio alla terza guerra mondiale in base a una supposizione. Peraltro, la presenza dei nordcoreani è tutta da dimostrare, dal momento che russi e nordcoreani hanno smentito e ad oggi non esiste, ad esempio, un’immagine satellitare di questo pur consistente dispiegamento di uomini, che non passa certo inosservato a tali apparecchiature.

E resta il fatto che i due Paesi hanno firmato un trattato di mutua assistenza militare in caso di attacco, qualcosa di simile al patto che lega i Paesi Nato e ai tanti accordi bilaterali stretti dagli Usa con vari Paesi del mondo. Solo lo scorso marzo, ad esempio, Filippine, Giappone e Stati Uniti hanno siglato un “trattato di mutua difesa” alla Casa Bianca. Accordo che Biden officiava trionfante. Bizzarrie della geopolitica.

Usa, Giappone e Filippine, nasce il patto di mutua difesa in chiave anti-cinese

E c’è da considerare che dall’inizio della guerra la Nato ha inviato non solo armi, ma anche truppe sotto forma di mercenari: gli aiuti servono anche a pagare i loro lauti stipendi. Un reclutatore di tali mercenari era, ad esempio, l’uomo che ha tentato di sparare a Trump mentre giocava a Golf. Insomma, si tratta di truppe Nato sotto altra forma. Altra bizzarria geopolitica.

Il sondaggio e il pollo

Al di là, un altro particolare bizzarro è dato da un sondaggio di ottobre di Gallup, società non certo filo-russa, secondo il quale il 52% degli ucraini vuole che la guerra finisca al più presto, mentre solo il 32% ne vorrebbe la prosecuzione (Strana).

Stiamo aiutando gente che per lo più non vuole essere aiutata, anche perché sa perfettamente che tale aiuto serve solo a mietere più vite. Le loro, ovviamente. Peraltro l’uso dei missili a lungo raggio “non cambierà le carte in tavola“, come ebbe a dichiarare l’attuale capo del Pentagono agli inizi di settembre.

Austin Says Using U.S. Weapons For Long-Range Strikes No Game Changer In Ukraine

La Russia ha dichiarato che darà una risposta adeguata. Qualche analista prevede che all’inizio fornirà armi a Paesi ostili all’America. Ma la risposta nucleare è sul tavolo, anche perché, avendo gli Usa rinunciato a tutti i trattati sul controllo delle testate atomiche, la controparte si deve fidare che il missile in arrivo non sia armato di una testata simile. E, data l’aria che tira, la fiducia sta a zero.

Purtroppo, è da tempo che neocon e liberal americani hanno nel loro arsenale l’opzione apocalisse (ne abbiamo scritto più volte). Quindi, non meraviglia più di tanto questo festoso precipitarsi verso l’incendio globale, che deve essere brandito nella convinzione che l’altro subirà o si arrenderà per evitare la catastrofe globale.

Un po’ come il gioco del pollo immortalato nel film Gioventù bruciata, con le due automobili che corrono verso un burrone in una sfida a chi si ferma per primo (avendo dimostrato paura, è ingiuriato come pollo). Il fatto è che da tempo i demiurghi americani credono che ciò che creano tramite Hollywood sia la realtà. Non ne favorisce la lucidità.

Cosa prevede il nuovo decreto appena firmato da Vladimir Putin sulla dottrina nucleare russa

 

Cosa prevede il nuovo decreto firmato da Vladimir Putin sulla dottrina nucleare russa

 

Sarà forse una casualità che, a distanza di un giorno dalle notizie sul via libera concesso alla junta golpista di Kiev da Washington, Londra e Parigi all'impiego di missili occidentali a lungo raggio contro il territorio russo, fatto sta che oggi Putin ha firmato il nuovo decreto sulla deterrenza nucleare russa.

 

In sostituzione della precedente delibera del 2 giugno 2020 sulla deterrenza nucleare russa, Vladimir Putin ha firmato oggi il nuovo decreto sul “perfezionamento della dottrina statale russa di deterrenza nucleare”.

In estrema sintesi, così come riportato da Komsomol'skaja Pravda, il decreto che entra immediatamente in vigore al momento della firma presidenziale, allo scopo principale di prevenire le aggressioni contro la Russia e i suoi alleati, considera l'arma nucleare quale mezzo di estrema necessità. Inoltre, la politica di deterrenza nucleare riveste per Mosca natura esclusivamente difensiva ed è tesa a garantire la sovranità e l'integrità territoriale russa e prevenire l'escalation di conflitti militari.

In base al nuovo decreto, la Russia si riserva il diritto all'impiego dell'arma nucleare in risposta a: uso di armi nucleari o altre armi di distruzione di massa contro la Russia o i suoi alleati; qualsiasi atto di aggressione con armi convenzionali che ne minacci la sovranità o l'integrità territoriale.

I principi della deterrenza nucleare prevedono:

 permanente assetto (di combattimento); direzione centralizzata; flessibilità di adattamento alle minacce esterne; imprevedibilità, per il potenziale avversario, quanto a entità e tempi di possibile impiego.

Per quanto riguarda le principali minacce, queste sono viste nel caso che:

i potenziali nemici dispongono di armi di distruzione di massa o di armi non nucleari ad alta precisione; vengano dispiegate infrastrutture militari e truppe nelle vicinanze dei confini russi; si dia vita a nuovi blocchi militari o all'espansione di quelli esistenti; abbiano luogo azioni che minaccino la sicurezza ambientale o sociale russa.

A proposito dei rispettivi ruoli della dirigenza:

spetta al Presidente la decisione sul ricorso alle armi nucleari; in questo ambito, il governo è responsabile della politica economica ed estera del paese; spetta invece al Consiglio di sicurezza determinare le principali direttrici della politica militare.

Sul piano operativo:

la deterrenza nucleare opera in permanenza, sia in tempo di pace che in periodi di minaccia o conflitto militare, fino all'inizio dell'impiego dell'arma nucleare; la Russia sottolinea comunque il proprio desiderio di ridurre i rischi nucleari e prevenire l'inasprirsi dei rapporti inter-statali che potrebbero condurre a conflitti nucleari.

In tal modo, commenta Komsomol'skaja Pravda, Mosca considera l'arma nucleare uno strumento di garanzia difensiva, da impiegarsi solo in condizioni di estrema necessità. Al tempo stesso, alla base della politica russa rimane la condizione secondo cui l'arma nucleare possa essere impiegata anche contro Paesi che dispongono di missili non nucleari ad alta precisione. In altre parole, il Cremlino ricorda una volta di più a Washington e a Kiev che il lancio di missili americani contro i “vecchi” territori russi potrebbe portare anche a un attacco atomico e, soprattutto, gli USA verranno considerati quale partecipanti alle operazioni belliche allo stesso grado delle forze ucraine.

La dittatura è invisibile. La UE è nata per distruggere, lo sta facendo con l’industria automobilistica.

 

La dittatura è invisibile – e ci uccide così:

La UE impone ai costruttori di auto una soglia minima di neutralità alle emissioni. Questo significa aumentare il numero di auto elettriche rispetto a quelle a combustione interna. Ma dato che le auto elettriche non si vendono, la soluzione è azzerare la produzione. E questo vuol dire distruggere l’industria automobilistica.

La UE è nata per distruggere.

se i costruttori non raggiungono il livello richiesto dalla UE sulle emissioni di CO2 devono pagare una multa per ogni auto prodotta fuori soglia

A livello totale stiamo parlando di multe per miliardi e miliardi, costi insostenibili dall’industria automobilistica

Da qui il notevole incremento in produzione di auto ibride ed elettriche per pareggiare il più possibile la soglia totale delle emissioni concesse

Il primo risultato conseguente è che le case automobilistiche producono auto col motore termico praticamente su ordinazione, e qui si spiegano anche i tempi di attesa giurassici di un anno e anche oltre per avere un’auto nuova Puoi producono ibrido e full elettrico ma sono ancora lontani anni luce dagli obiettivi prefissati

Perché il mercato non recepisce questi modelli

Il secondo risultato conseguente dei primo è che a questo punto impazza il mercato dell’usato la gente si butta sull’usato i cui prezzi tra l’altro sono molto rincarati

Dai primi 2 ne consegue infine un terzo risultato: che se non vendi chiudi. Se ne parla poco ma ad esempio l’Audi ha appena annunciato la chiusura dello stabilimento di Bruxelles.

Altro esempio, i divieti sulla plastica:

#Leuropa ha deliberatamente deciso di suicidare la sua industria per fare virtue signaling sull’ambiente.

https://twitter.com/R_F_77777/status/1858750520392819036

Il TG non lo dice, quindi la gente non sa. No sa che veniamo governati da Vincolo Esterno che ci impone l’Agenda 2030: “Non avrai nulla e mangerai insetti, muori inquinatore bocca inutile”.

La gente non “vede” il Dittatore che lo vuole morto, e se la porende con i governi che ha votato – non votandoli più. L’astensione cresce… Ma non è la soluzione del tragico prblema. Non bisogna prendersela con Meloni e Salvini, ma con la non eletta UE.