Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996
"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis
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L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)
Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)
Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )
La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria
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Come valorizzare il Monferrato Storico
… La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.
Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …
Babbo Natale porta doni solo alle banche, nei confronti dei comuni mortali inverte il suo ruolo tradizionale e sottrae ...
Babbo Natale esiste (solo per le Banche)
Scritto da Francesco Carbone, presidente di Usemlab
http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=768:babbo-natale-esiste-per-le-banche&catid=14:macroeconomia&Itemid=175
Babbo Natale esiste. Ha portato un altro mezzo trilione al sistema bancario. E' il regalo della BCE al fallito sistema bancario europeo. Un prestito di tre anni all'1%, acronimo LTRO, Long Term Repos. Cosa ci faranno le banche con questa mezza trilionata di neuri? E’ una questione che tra qualche anno potranno presentare in una nota trasmissione televisiva come ultimo domandone prima del montepremi finale. Quindi fate attenzione, non sia mai che perdiate il vostro milione di euro per aver dato la risposta sbagliata.
Le banche con questi miliardi: 1) compreranno titoli di Stato dei PIIGS, 2) speculeranno su altri mercati, 3) presteranno denaro alle imprese, 4) tapperanno i loro buchi di bilancio, oramai aperti come voragini al sole.
Di tutte l’ultima è sicuramente la più probabile, ma come al solito non è detto che qualche miliardino filtri in altre operazioni, soprattutto la 1) e per certi versi anche la 2). La stupidità del banchiere, unita a quella dei consulenti che lo consigliano, entrambi spinti all’azzardo morale come non mai dallo stesso supervisore e gestore del sistema finanziario, oramai tende asintoticamente a infinito. Proprio nell’ultimo anno abbiamo potuto assistere a casi in cui i soldi raccolti dagli aumenti di capitale siano stati utilizzati per comprare BTP a prezzi ben più alti di quelli correnti. Assolutamente demenziale. Se non fosse stato per la BCE tale idiozia avrebbe avuto modo di emergere e di essere messa alla berlina, come meriterebbe. Invece gli autori di tali disastri continuano a nascondersi e a serpeggiare furtivamente, pronti a colpire senza pietà nuove vittime.
Il 2011 è stato senza dubbio l’anno della BCE e della sua esplosione interventista. Il LTRO è solo il regalo di Natale più eclatante, tuttavia di regali al sistema bancario ne sono fatti di continuo, soprattutto nella seconda metà dell’anno. In questi ultimi sei mesi, per tamponare le perdite sui titoli di stato sovrani, è stato impiegato qualche centinaio di miliardi. Come se tutto ciò ancora non bastasse, si consideri che le banche italiane emetteranno circa 50 miliardi di titoli garantiti dallo Stato il quale, se non fosse per il salvataggio diretto della BCE, oggi non riuscirebbe neanche più a garantire se stesso.
Non si era mai assistito ad una attività così spaventosamente intensa da parte di una banca centrale nella storia dell'economia. Ha superato qualunque intervento realizzato precedentemente dalla FED americana. Pare che dopo queste operazioni la BCE, in quanto ad asset di bilancio, abbia superato la banca centrale americana. In altre parole Draghi, in appena un paio di mesi è riuscito a superare la follia inflazionista della FED americana che tra Greenspan e Bernanke tanti disastri ha creato negli ultimi dieci anni. Quali danni creerà la BCE di Draghi ce lo dirà solo il tempo, ma possiamo facilmente immaginare che saranno ben più imponenti e maestosi.
Come mostra anche la correlazione tra asset della BCE e asset della FED in questo articolo del solito zerohedge, il vero buco nero dell'economia mondiale è oramai l'Euro, la cui fragilità sottostante ha scalzato quella del dollaro. Se ancora le quotazioni del mercato valutario riflettono solo in parte questa debolezza, sulla carta il superamento è oramai cosa fatta. Una situazione davvero infelice per tutta l’Europa. A tempo debito ringrazieremo tutti gli esperti che caparbiamente hanno sostenuto queste politiche demenziali, adesso cerchiamo di spiegare la sostanza che si nasconde dietro tutto il fumo di sigle e di numeri con cui ci riempiono la testa tutti i giorni.
Innazitutto dobbiamo riconoscere che se non fosse stato per gli interventi della BCE il 2011 sarebbe stato ben peggiore del 2008 in quanto a crollo delle borse e fallimenti bancari. Di fronte a questa constatazione qualcuno penserà giustamente che la BCE ha fatto bene a intervenire così massicciamente. La mia risposta la conoscete già: curare i sintomi, o mascherarli, non serve a risolvere il problema, ma solo ad aggravarlo. Se oggi il problema è sicuramente ben più profondo e drammatico di quello emerso nel 2008 è proprio per il semplice motivo che allora non venne risolto ma si operò, come si sta facendo oggi, semplicemente sui sintomi.
Alla luce del modus operandi delle banche centrali un’altra cosa emerge ben chiara: il pianificatore si è fatto sicuramente più scaltro. Agisce d’anticipo, su ogni fronte, e con mezzi del tutto nuovi. Spirito di adattamento stimolato dall’istinto di sopravvivenza. Effettivamente per riuscire a gabbare la vasta comunità di investitori e speculatori serve sempre più astuzia e devo ammettere, le banche centrali ce l'hanno avuta tutta! Davvero hanno fatto un ottimo lavoro riuscendo non solo a contenere i danni ma persino a rilanciare nella direzione voluta diversi valori chiave dei mercati finanziari. Possiamo di certo dire che finora, quasi con compostezza ed eleganza, sono riusciti ad arrestare una valanga che a mia opinione era impossibile da fermare.
Per adesso quindi: HATS OFF, come si direbbe in inglese. Giù i cappelli: ammirazione e rispetto! Gli studiosi della PNL, la programmazione neurolinguistica, ma soprattutto i vari Madoff, Corzine, e truffatori vari alla Ponzi Style che crescono numerosi all’ombra del marcio sistema finanziario odierno, potranno trovare negli eventi e nei protagonisti del 2011 ottimi esempi e grandi maestri dai quali attingere e imparare nuove tecniche di persuasione, manipolazione, circonvenzione.
Guardando invece al futuro, possiamo ipotizzare che le banche centrali continueranno nei loro interventi in seno a un sistema praticamente fallito in maniera sempre più chirurgica, circospetta ed attenta. Sanno che stanno muovendosi su un crinale con due burroni, da un lato il Credit Crunch, e dall’altro il Crack Up Boom. Per cause naturali il crinale pende verso il Credit Cruch. I banchieri centrali pertanto devono essere sempre più accorti nel fornire la spinta giusta, a suon di trilioni, senza rischiare di precipitare dalla parte opposta, nel Crack up Boom. Devono dosare in maniera precisa, sterilizzando per quanto più possibile le loro spinte, assicurandosi che siano comunque sufficienti. Allo stesso tempo devono anche stare attenti a coprire per tempo tutti i segnali sgraditi che i vari mercati finanziari (come processi rivelatori e come meccanismi anticipatori) riescono a diffondere tra gli investori. Un lavoro molto complesso che forse solo qualche vecchio dirigente del Gosplan sovietico potrebbe riuscire a spiegarci con vividezza di particolari.
Alla fine, non nutro dubbi, cascheranno da uno dei lati. Il motivo per cui secondo me cascheranno dal lato del Crack up Boom l’ho già spiegato anche nel mio precedente articolo. In ogni caso, per continuare a stare in piedi dovrebbero riuscire a risolvere squilibri strutturali tra le cui cause principali indubbiamente troviamo la loro stessa esistenza come organi di pianificazione centralizzata. Un paradosso irrisolvibile. Solo il libero mercato è in grado operare gli aggiustamenti nella giusta direzione. Un mercato con prezzi imposti dall’autorità, infatti, non è più un processo che scopre a fornisce i segnali corretti guidando gli agenti verso la direzione giusta. Tutt’al più è un gigantesco casinò dove si possono guadagnare o perdere tanti soldi, in maniera più o meno divertente e in cui a questo punto, ipotizzando di vincere, non è neanche garantito che ci facciano uscire con le tasche piene.
Quando al posto del mercato dei capitali abbiamo, come oggi, un enorme casinò che non solo è controllato e gestito dalle banche centrali ma in cui le stesse oramai costituiscono il più grosso giocatore, il sistema economico è spacciato. Se poi il gestore del casino è la banca centrale, e ai tavoli di gioco banche e banche centrali siedono sia in veste di giocatori sia di croupier è chiaro che qua si sia superato abbondamente ogni limite. Non ci si ferma più al tosare le pecore che entrano nel casinò, qua oramai si punta disperatamente alla carne da macellare con ogni mezzo. Lo stesso processo che ahinoi si sta verificando anche dal lato fiscale, in cui dopo aver preso tutto quello che si poteva sui redditi (il flusso, la lana), adesso si passa a fare cassa sui patrimoni (lo stock, la carne).
Pur trovandoci già nella fase inoltrata di questo lungo processo di confisca, qualcosa si può ancora riuscire a fare. Senza andare in sbattimento, senza farsi venire il mal di testa, attacchi di panico o acidità di stomaco, e soprattutto continuando a fare come sempre la nostra vita e il nostro lavoro, cercando di trarne soddisfazione, ciascuno dovrebbe pertanto perseguire sempre anche i seguenti tre obiettivi:
1) Innanzitutto prendere coscienza del problema: leggere, informarsi, studiare, quindi invitare e aiutare quelli intorno a sé a fare altrettanto. I nostri libri sono lì apposta, comprateli! Costituiscono una ottima guida, sicuramente un punto di partenza per tutti quanti, e ci auguriamo di poterne pubblicare di validissimi anche nel 2012.
2) Agire per evitare di farsi tosare e soprattutto di farsi macellare. Si possono portare alcuni asset fuori dal casinò (comprando metalli, prelevando parte della liquidità disponibile dal sistema, trasferendo il tutto in porti sicuri). Poi, siccome nessuno ha sfere di cristallo e gran parte dei mezzi vanno lasciati per forza di cose nel sistema in cui viviamo, si faccia in modo di affidare ciò che rimane a mani competenti, meglio se più di due. Ci sono persone che in questa ultima decade hanno dimostrato di saper gestire capitali e patrimoni. Spulciate le classifiche su MorningStar. Eventualmente anche il mercato azionario, in quanto bene reale, prima o poi toccherà un fondo e si riprenderà generando o mantenendo valore, mentre il valore reale di tante altre attività che sono al contempo le passività di qualcun altro andranno quasi a zero.
3) Infine, per dovere morale nei propri confronti e in quello delle generazioni future, cercate di fare quanto vi è possibile per favorire un radicale cambiamento del sistema attuale, guidati ovviamente da una previa e adeguata comprensione dei processi economici e sociali.
I nostri figli o nipoti ci ringrazieranno per aver perseguito tutti e tre questi obiettivi. Probabilmente grazie alle nostre azioni dei punti 1) e 2) un giorno saranno e si sentiranno, rispetto ai loro pari, dei privilegiati. Tuttavia, sicuramente, senza il successo ottenuto nel perseguimento del punto 3) vivranno sempre sotto le continue e costanti minacce di una classe predatrice che oramai non conosce più né decenza né limiti.
L'euro e la peggior classe politica del mondo
Alla guerra dell'euro
di Ida Magli - http://www.italianiliberi.it/Edito11/alla-guerra-dell-euro.html
Porta questo titolo: “Alla guerra dell’euro” l’ultimo numero di Limes, la rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo. Anche questo numero è scritto come sempre da persone molto competenti e, per quanto riguarda l’Unione europea, quasi del tutto obiettive. Dico “quasi” perché, sebbene siano comparsi più volte fascicoli di fuoco sull’Europa e sull’impossibilità della sua realizzazione (ricordo fra gli altri: “L’Europa è un bluff”), si è però sempre sentita sotto traccia una specie di dolorosa rabbia per questa impossibilità. Insomma: se si potesse fare sarebbe bellissima, ma di fatto non si può. Non si può per gli innumerevoli, evidenti motivi di ordine geopolitico, storico, economico, che ormai anche l’ultima delle casalinghe ha imparato a conoscere bene perché ne ha vissuto le tragiche conseguenze in questi anni nei quali i politici hanno imposto l’unificazione.
L’editoriale di Caracciolo è ricco di bruciante ironia e non risparmia il fuoco a pallettoni: se la banca svizzera Ubs afferma che “l’euro non dovrebbe esistere”, Caracciolo aggiunge che si tratta di una moneta in sé improbabile, tecnicamente autodistruttiva, figlia di genitori separati che per fingersi uniti decisero di battezzarla … Non è possibile riassumere in poche righe tutti i punti importantissimi toccati in questo editoriale ma, a conferma del sottinteso rimpianto di cui parlavo, alla fine viene avanzata una proposta: piuttosto che rimanere strangolata fra le mire di Sarkozy e quelle della Merkel, l’Italia ha in mano una carta potente: se non volete che faccia saltare il banco, formiamo una Confederazione Europea, uno Stato democratico multinazionale che riunisca soltanto Francia, Germania, Spagna, Polonia e Italia, abbastanza simili per dimensioni demografiche, territoriali, economiche, culturali. E’ a questo punto che la geopolitica mostra il suo peccato d’origine, quello che, pur se per tutt’altri motivi, l’accomuna ai costruttori dell’unione europea: mancano i popoli. Manca la vera ricchezza dei popoli d’Europa, la loro creatività, la loro lingua, la loro volontà, il loro “carattere”. Quando Sarkozy dice sottovoce, lamentandosi della testardaggine della Merkel: “i Tedeschi sono sempre gli stessi” e Caracciolo giustamente aggiunge: “ i Francesi sono sempre gli stessi”, a che cosa ci si riferisce se non ai caratteri dei popoli? Sono quegli eterni caratteri per i quali ci ritroveremmo nella eventuale Confederazione con il conflitto direttivo fra Germania e Francia e i nuovi, vecchi “sudditi” disprezzatissimi dei quali si può continuare a dire “gli Italiani sono sempre gli stessi”, ecc. ecc.
Non preoccupiamoci, però, della proposta di Caracciolo: pur amico della sinistra e di Enrico Letta con il quale ha scritto, combattendone la fede europeista, ben due libri, non sarà ascoltato. Amaro eppure luminoso destino quello dell’Italia: ricchissima di intelligenze critiche e governata dai peggiori politici che possano toccare in sorte a una nazione. Che siano stati sempre i peggiori non c’è dubbio: nessun popolo, se non l’italiano, sarebbe riuscito a rimanere intellettualmente vivo pur governato per duemila anni dai Papi, dogmaticamente infallibili. Ma il progetto di unificazione europea ha messo in luce qualcosa di peggio dell’infallibilità papale: l’esistenza di politici che usano il potere con l’assolutezza di una infallibilità che supera quella garantita dallo Spirito Santo, o meglio, che non ne ha bisogno. E’ nata, contestualmente con la finzione di un impero creato per la “pace”, una nuovissima forma di politica, quella che per certi aspetti aveva previsto oltre un secolo fa Vladimir Solov’ev parlando proprio degli Stati Uniti d’Europa: la falsificazione del bene. Il Male adesso opera direttamente nella storia portando con sé i doni del Bene: la pace, l’uguaglianza, l’amore di tutti con tutti. Si tratta di una finzione assoluta, indistinguibile dalla verità. Non sono necessari i termini teologico-cristiani di Solov’ev per capire che questa finzione è il male su cui si fonda l’unione europea e che ha proseguito giorno per giorno la sua opera distruttiva fino alla fase finale. E’ l’attuale dittatura degli operatori del nulla: il gioco di borsa, il denaro virtuale. Ne ha convalidato la verità Mario Monti eliminando la moneta concreta. .
Ida Magli
www.italianiliberi.it
La manovra Monti penalizza i risparmiatori ed il ceto medio-basso, la solita solfa alimentata dall'ignoranza popolare, soprattutto in economia
E’ UFFICIALE, IN ITALIA E’ GRANDE FRATELLO
DI STEFANO MAGNI
Di analisi raffinate su questa manovra di Mario Monti ce n’è fin troppe. Non sto qui ad aggiungerne un’altra. Mi limiterò ad analizzare il contorto “bispensiero”, in base al quale ci viene spacciata per “giusta” o “inevitabile” o “necessaria”. Dicesi bispensiero: “un termine in neolingua coniato da George Orwell per il suo libro di fantascienza distopica 1984, utilizzato dal Partito del Grande Fratello per indicare il meccanismo psicologico che consente di credere che tutto possa farsi e disfarsi: la volontà e la capacità di sostenere un’idea ed il suo opposto, in modo da non trovarsi mai al di fuori dell’ortodossia, dimenticando nel medesimo istante, aspetto questo fondamentale, il cambio di opinione e perfino l’atto stesso del dimenticare”.
Premetto che sono contro questa manovra. Perché è ingiusta, ma soprattutto è sbagliata. Procede nella direzione opposta rispetto a quel che il Paese necessita per uscire dalla crisi. La crisi italiana (così come quella greca, spagnola e portoghese) è causata da uno Stato troppo soffocante. Lo Stato ci costa troppo senza nulla restituire. Lo Stato, per sua natura, non produce ricchezza, ma la sottrae ai suoi cittadini. Questi ultimi hanno più difficoltà a produrne di loro, perché devono pagare lo Stato e perché subiscono regole e vessazioni di vario genere che ostacolano il lavoro. Questo rapporto di parassitismo, presente in tutti i Paesi, in Italia è particolarmente grave: la nostra società rischia di andare in cancrena per eccesso di peso del suo parassita statale. Lo Stato si è espanso a tal punto che non riesce più a pagare i servizi non richiesti che fornisce. Una manovra giusta e indispensabile avrebbe dovuto ridurre il peso del parassita, per lasciare ai cittadini più risorse e più libertà di produrre ricchezza. Invece cosa prevede la manovra Monti? Salvare il parassita. Dandogli più risorse ed escogitando nuovi metodi per impedire ai cittadini di sfuggirgli. I 2/3 della manovra sono nuove tasse, o aumenti di quelle esistenti. Un terzo sono riforme, che servono soprattutto allo Stato, per consentirgli di sopravvivere. La riforma delle pensioni ne è un esempio. Invece di privatizzare, in tutto o in parte, il sistema previdenziale, lo si rende più esoso: i cittadini saranno costretti a lavorare di più, per dar più contributi allo Stato, che poi li restituirà sotto forma di pensioni ancor più misere di quelle della passata generazione. E’ la stessa logica sovietica in base alla quale i cittadini dovevano lavorare gratis per il bene dello Stato, delle giornate di lavoro “volontario” obbligatorio per celebrare i compleanni di Stalin. In questo consiste tutto il “risparmio” annunciato da una ministra che si è messa pure a piangere mentre lo spiegava.
Perché e fino a che punto molti, troppi, ritengono giusto far più sacrifici per salvare il parassita statale? Per motivi culturali, per distorsione del linguaggio. In una parola, per il “bispensiero” insegnato a tutti dalla culla alla tomba, che ci fa credere, per dirla con George Orwell, che “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”.
Il motto “la libertà è schiavitù”, da noi viene espresso poeticamente con la canzone di Gaber: “libertà è partecipazione”. E grossolanamente con lo slogan politico: “Lo Stato siamo noi”. Se la analizziamo da vicino capiamo che è una frase priva di senso, totalmente contraddittoria. Lo Stato è un’agenzia, fornisce servizi, viene pagato in quanto fornitore di servizi. Nemmeno in una democrazia diretta, lo Stato coincide con la società. In una democrazia abbiamo la libertà di voto, cioè la possibilità di sostituire pacificamente chi ci sta fornendo dei cattivi servizi con chi (si spera) faccia meglio il suo lavoro. In una dittatura non abbiamo nemmeno questa libertà. In ogni caso: lo Stato non siamo noi. Identificare lo Stato con la società, spinge i cittadini ad essere acritici. O, peggio, critici in senso masochista: è infatti pieno di gente che, per ideologia, vorrebbe che tutti facessero più sacrifici, non per il loro stesso benessere, ma per il bene dello Stato. Nessuno subirebbe soprusi o tirerebbe la cinghia pur di salvare un’azienda privata che ci offre pessimi servizi. Smetteremmo semplicemente di pagarla. Nel momento in cui l’azienda in questione si attribuisce il monopolio e si fa chiamare Stato, allora siamo disposti a svenarci pur di continuare a comprare i servizi da lei. Un esempio chiaro? Nel momento in cui Monti ha annunciato la reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, ho sentito anche dei sedicenti liberali dire che “in effetti, non potevamo più permetterci di non pagare l’Ici sulla prima casa”. Noi? Noi non potevamo più permetterci? Di non pagare? Allora, ristabiliamo i giusti ruoli: è lo Stato che fornisce servizi. E’ chi lo guida, semmai, che non può più permettersi di affrontare sempre nuove spese coi nostri soldi. Noi abbiamo tutto il diritto di tenerci una casa che ci siamo pagati coi nostri risparmi e di non dare un euro in più a chi ce li estorce. E che, di sicuro, non verrà mai a ridipingerci la facciata quando ne avremo bisogno. Però continuiamo a pensare che non pagare l’Ici sia un privilegio. E’ bispensiero, allo stato puro.
Il motto “la guerra è pace”, in Italia si traduce con una serie di guerre civili fredde, tutte teoricamente volte a raggiungere la “pace sociale”. Di conflitti, con questa manovra, ne vedo arrivare almeno due: contribuenti contro evasori, risparmiatori contro produttori. Contribuenti contro evasori: i primi credono, erroneamente, che solo recuperando i soldi dell’evasione e dell’elusione si possa raggiungere il pareggio di bilancio. E che se tutti gli evasori pagassero, le tasse sarebbero più basse e i servizi migliori. E’ una convinzione due volte falsa: i soldi dell’evasione non bastano a colmare il buco. Se lo Stato continua a spendere, il buco si ricrea. Il problema è a monte (troppa spesa pubblica) e non a valle (troppo pochi contributi per pagarla). Secondo: i servizi diventano migliori solo se entra in gioco quel meccanismo di incentivi/sfide che esiste solo in una competizione fra privati. Dove c’è un monopolio, la qualità dei servizi diventa secondaria: non si può comprare da un concorrente. Anche se pagassimo tutti, continueremmo, verosimilmente, ad avere in cambio servizi scadenti, perché forniti da un monopolista. In base a questa falsa, due volte falsa, convinzione che stiamo pagando più tasse e ricevendo servizi scadenti a causa degli evasori, gli italiani sono pronti a scannarsi. Sfoderando anche vecchi pregiudizi e rancori. Chi è anti-clericale ne approfitta per dire che la Chiesa non paga l’Ici (almeno sui luoghi di culto). E vorrebbe che i preti venissero impiccati dalla guardia di finanza. Chi è di destra e difende la Chiesa, rimpalla l’accusa affermando che anche i sindacati dovrebbero pagare l’Ici sulle loro sedi. Gli evasori, in un ribaltamento colossale della realtà, sono accusati di “parassitismo”… perché rifiutano, con metodi illegali, di nutrire il parassita statale. Torna legittima persino la più ingenua delle invidie sociali: alcuni beni di lusso, come il Suv o lo yacht, sono demonizzati perché sospettati di essere comprati con i soldi elusi o evasi al fisco. La gente è pronta a menar le mani (e temo anche a imbracciare il fucile, se questo odio sociale dovesse continuare a crescere) per queste cose. Nessuno è disposto a vedere l’origine del problema: uno Stato predatore. Gli uomini di Stato godono nel mettere i cittadini gli uni contro gli altri, per preservare il loro potere. E così Monti ha creato un nuovo conflitto: quello fra produttori e risparmiatori, togliendo un po’ di tasse ai primi per aggravarle sui secondi. In natura non ci sarebbe alcuna differenza, né alcun conflitto, fra produttori e risparmiatori. Si produce per guadagnare, una parte del guadagno lo si deve risparmiare per acquistare beni di prima necessità (come il cibo e la prima casa), servizi finanziari (Bot, obbligazioni, azioni) e, quando possibile, beni di lusso (cene al ristorante, viaggi, auto, barche, ecc…) che rendono più facile e godibile la nostra vita. Produrre e risparmiare sono due facce della stessa medaglia. Oggi, invece, si tende a far credere che il bravo cittadino è quello che produce (per il bene degli altri, ovviamente), mentre chi risparmia è un cattivo cittadino. Tassando i risparmiatori, purtroppo, si riducono i consumi. Di conseguenza i produttori avranno meno compratori. Le nuove tasse puniscono tutti. Ma si preferisce, ancora, credere che solo chi produce sarà risparmiato e solo il cattivo cittadino che “mette i soldi sotto un materasso” verrà “giustamente” punito. E’, anche qui, bispensiero allo stato puro.
C’è poco da aggiungere sul motto “l’ignoranza è forza”: in Italia si traduce con “governo tecnico”. Gli italiani e i loro rappresentanti, democraticamente eletti, hanno pacificamente rinunciato a capire l’economia e a cercare di agire per rivitalizzarla. Abbiamo assegnato a un governo non eletto la facoltà di fare di noi quello che vuole. Pur di non sforzarci a capire quali sono le cause del nostro male, preferiamo l’ignoranza, arrivando addirittura a sospendere la nostra democrazia e il nostro diritto di voto. E se il nuovo esecutivo ci aumenta le accise sulla benzina, preferiamo reagire come l’Italiano Medio, ritratto in modo geniale da Maccio Capatonda: “E a me che cazzo me ne frega a me?! Io c’ho il diesel!”.