Noi siamo la claque, le pom pom girls dell'impero americano
di Andrea Zhok - 06/09/2024
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/noi-siamo-la-claque-le-pom-pom-girls-dell-impero-americano
Fonte: Andrea Zhok
Ieri il senatore americano Lindsey Graham ha proclamato in
diretta televisiva l'intenzione (si presume a nome dell'amministrazione
americana) di uccidere il leader di Hamas Yahya Sinwar: "Sinwar, noi non
abbiamo intenzione di metterti sotto processo, noi ti uccideremo."
Tralasciamo
bazzecole come il fatto che negli stessi contesti in cui chiudono un
sito di analisi geopolitica come "The Cradle", con l'accusa di
"fomentare l'odio", poi ritroviamo serenamente ministri come
l'israeliano Ben Gvir o senatori come Graham a promettere a reti
unificate eccidi o assassini.
Ciò che credo meriti un'adeguata
valutazione è il fatto che questi toni da sicari della mafia si trovano a
livello istituzionale soltanto in alcuni specifici contesti, ovvero
nell'ambito della politica americana e israeliana. Toni simili li si può
trovare occasionalmente nei filmini Home Made di qualche tagliagole
islamista o nei proclami dell'ISIS (e qualcuno direbbe che è una
conferma di chi c'è davvero dietro l'ISIS), ma a livello ufficiale,
istituzionale, governativo non mi vengono in mente altre nazioni,
neanche proverbiali "stati canaglia" che si permettano queste uscite.
E, naturalmente, questa non è semplicemente una questione di buona educazione né di parole fuori controllo.
Si
tratta di qualcosa di molto più concreto, perché sia gli USA che
Israele adottano da tempo, sistematicamente, la forma dell'assassinio
politico come forma ordinaria di lotta sul piano della politica
internazionale.
C'era un tempo, negli anni '70, in cui queste forme
"sbrigative" di trattare gli avversari politici venivano ancora in parte
negate o coperte. Ma oramai da tempo qui non c'è più nessun segreto.
Non solo perché assassini politici e rovesciamenti di regime di mezzo
secolo fa (soprattutto in America Latina) sono stati desecretati e ci
hanno fatto sopra pure un bel po' di cinematografia, ma soprattutto
perché la brutalità della minaccia di morte pubblica, da parte di chi ha
ovviamente i mezzi per farlo, è oramai un mezzo ordinario per esprimere
il proprio potere contrattuale sul piano internazionale. Semplicemente
oggi l'ultimo velo di pudore è stato strappato.
In questo contesto la
posizione israeliana è particolarmente interessante e delicata. Israele
ha avuto sin dalle origini un atteggiamento, diciamo, di conclamata
insofferenza per il "diritto internazionale". Per ragioni storiche
questo è comprensibile, avendo vissuto negli anni '30 e '40 molte
situazioni in cui apparenti formalismi del diritto internazionale
avevano consentito, e talvolta facilitato, le pratiche genocidarie cui
il popolo ebraico è stato sottoposto. E' su questa base che negli anni
successivi gli interventi dei servizi segreti israeliani in violazione
del diritto internazionale non hanno smosso molto le coscienze: per
prendere un caso esemplare, si pensi al rapimento di Eichmann nel 1960 a
Buenos Aires. Certo, si trattava di una palese violazione del diritto
internazionale, ma visto che da una parte c'era un carnefice e
dall'altra le sue vittime, nessuno fece troppi problemi e anche lo stato
argentino considerò chiuso il caso in fretta.
Nel rapporto tra
diritto e giustizia c'è sempre un sottile e problematico rapporto, tale
per cui la lettera della legge può essere forzata in presenza di una
chiara percezione di quale sia "la cosa giusta" da fare. Si tratta di
una tendenza umana, comprensibile, di cui non ci si deve stupire.
Ma
naturalmente, come sempre accade nella storia, l'equilibrio, la
proporzione, la "prudentia" latina, la "phronesis" greca sono parte
essenziale della sostanza di cosa conti come giusto o come sbagliato.
Nel
corso del tempo questo atteggiamento sbrigativo, "pragmatico", presente
per ragioni diverse sia nella tradizione americana (il Far West), sia
nelle recente storia dello stato di Israele, ha preso in sempre maggior
misura il sopravvento.
Anche qui, le ragioni di questo sviluppo non
sono particolarmente misteriose. Gli USA a livello mondiale e Israele
nell'area medioorientale (grazie al sostegno USA) sono stati a lungo le
potenze militari di gran lunga più forti. E l'abbinamento tra 1) il
possesso di una forza superiore e 2) il sentirsi svincolati da forme di
diritto diverse dal proprio senso di giustizia, è un pessimo viatico per
la preservazione di un qualche senso morale.
Potersene infischiare
sistematicamente del "diritto internazionale", salvo quando
selettivamente applicabile ai propri avversari, è una caratteristica
dominante che accomuna la politica estera americana e israeliana, in
particolare negli ultimi decenni.
Ciò che purtroppo sfugge a tutto
l'Occidente, e in particolare a quella malinconica colonia americana che
è diventata l'Europa, è che questo atteggiamento abusante e privo di
scrupoli viene percepito in maniera acuta nel resto del mondo. Più
precisamente, in tutte le parti del mondo che non siano rivestite della
cappa mediatica edulcorante dei media occidentali.
Noi vediamo film
americani in cui famiglie del Wisconsin si chiedono, tra un corn flake e
l'altro, "il perché di tanto odio" nei loro confronti. Vedono scene di
bandiere americane (risp. israeliane) date alle fiamme e non capiscono
perché gente così brava e buona come loro, che si alza ogni mattina per
andare al lavoro, dovrebbe essere così ferocemente odiata.
Sarà razzismo? Sarà invidia? Valli a capire questi barbari.
In
questo contesto i più tristi di tutti sono gli europei, che non hanno
nemmeno il beneficio di coltivare una tale credenza nel proprio
interesse.
Noi siamo la claque, le pom pom girls dell'impero americano.
Ciò
che inesorabilmente avverrà è che gli equilibri della storia cambiano,
che chi per 70 anni è stato in una posizione non sfidabile, verrà
ricondotto a una posizione di commensurabilità nei rapporti di forza.
E
quando questo accadrà tutto il risentimento accumulato troverà la
propria espressione, probabilmente colpendo di più incolpevoli famiglie
del Wisconsin o di Tel Avviv o di Busto Arsizio che i ministri e
senatori e giornalisti che hanno nutrito irresponsabilmente questa
violenta cecità.
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