Il bilancio di Kursk. Zelensky sperava di indebolire Mosca, ma è il contrario
di Alessandro Orsini - 10/09/2024
Fonte: Il Fatto Quotidiano
È passato più di un mese da quando l’Ucraina ha invaso la
Russia. È tempo di un primo bilancio. Inizierò dalle motivazioni che
corrispondono a due speranze
In primo luogo, Zelensky sperava di
bloccare l’offensiva russa in Donbass costringendo Putin a spostare
truppe a Kursk. È accaduto il contrario. Zelensky ha spostato i suoi
soldati migliori dal Donbass a Kursk, mentre Putin ha mobilitato nuovi
soldati. Il risultato è che Putin è avanzato in Donbass con una velocità
mai vista prima. Pokrovsk sarà presto sotto il tiro dell’artiglieria
dei russi, che la raderanno al suolo. Di contro, la spinta ucraina a
Kursk si sta esaurendo. Kursk ha causato un danno d’immagine a Putin, ma
il punto di vista dei suoi generali è diverso. I comandanti russi
pensano di avere ricevuto un favore da Zelensky per due motivi. Il primo
è che l’invasione di Kursk ha spianato loro la strada in Donbass. Il
secondo è che ha esasperato ulteriormente il nazionalismo e la voglia di
combattere dei russi. In Ucraina l’arruolamento va malissimo e in
Russia va benissimo. È pertanto logico che i generali russi non abbiano
fretta di espellere gli ucraini da Kursk. Anzi, in questa fase,
preferiscono che i migliori soldati ucraini restino a svernare in
territorio russo. I generali russi preferiscono che gli ucraini siano
all’attacco a Kursk piuttosto che in difesa in Donbass.
La seconda
speranza che ha indotto Zelensky a invadere la Russia è di poter
scambiare Kursk con il Donbass al tavolo delle trattative. Si tratta di
un’idea talmente assurda da imbarazzare chiunque sia chiamato a
commentarla. Con il passare del tempo, l’esercito ucraino diventerà
sempre più debole mentre quello russo sempre più forte. Quando si
arriverà alla trattativa, l’esercito ucraino respirerà con un polmone
artificiale. Siccome i dati dicono che questa è la dinamica del
conflitto, non si capisce come Zelensky possa pensare di trattare da una
posizione di forza tra un anno mentre il suo esercito si indebolisce
tutti i giorni. Per spiegare l’assurdità dell’idea di Zelensky,
ricorrerò a un esempio assumendo la prospettiva cognitiva dei russi. Dal
loro punto di vista, Zelensky che chiede il Donbass in cambio di Kursk è
come Bin Laden che chiede lo stato di New York in cambio della fine
degli attentati contro il territorio americano. Per i media occidentali,
Zelensky è un eroe; per i russi, è un terrorista. Se l’Occidente avesse
la capacità di assumere il punto di vista degli altri, l’Ucraina non si
troverebbe in questa morsa.
Devo richiamare l’attenzione su un’altra
speranza delirante, incarnata da Josep Borrell. Procederò con ordine,
secondo il metodo genetico, cioè, relativo alla “genesi” del delirio
collettivo che affligge il nostro tempo. Ogni volta che Zelensky ha
ricevuto una nuova arma della Nato, media e politici italiani hanno
annunciato l’avvento dell’Apocalisse ovvero la sconfitta di una grande
potenza, la Russia, per mano di una grande impotenza, l’Ucraina. Questo
delirio si è diffuso quando la Nato ha dato a Zelensky: Patriot, Samp-T,
Himars, Atacms, Abrams, Leopard, Challenger, Scalp, Storm Shadow, bombe
a grappolo e F-16. Se calcolo bene, è accaduto almeno undici volte.
Ebbene, se Zelensky colpisse la Russia con i pochissimi Storm Shadow di
cui dispone, Putin distruggerebbe l’Ucraina in maniera ancora più
capillare e certosina. Altro che fermarsi. Borrell esorta la Nato a
superare le linee rosse della Russia senza capire che la Russia non ha
mai superato le linee rosse della Nato. Quando inizierà a superarle,
speriamo mai, l’Unione europea sarà la prima ad accorgersene.
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