Tutti scelgono la catastrofe ma ecco come si può evitarla
di Fabio Mini - 09/03/2023
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Fonte: Il Fatto Quotidiano
È stato un anno di commenti e analisi, confusioni,
illusioni e delusioni e la guerra continua nel modo peggiore quasi a
ribadire ciò che era chiaro fin dal primo giorno, con l’aggravante che
si prepara un secondo anno ancor più violento e distruttivo. L’ucraina è
in ginocchio e pretende armi per vincere; gli Usa alimentano la guerra e
spingono la Nato a combatterla come se essi ne fossero estranei, in
questo aiutati dalla Gran Bretagna, dalla Polonia, dalla Norvegia e dai
paesi dell’ex-Urss, coccolati dagli americani e dalle burocrazie Nato e
Ue, che la esasperano agendo dall’interno delle rispettive
organizzazioni. Intanto, Stati Uniti, Nato e Russia si trovano nella
morsa del “vorrei ma non posso”, vittime della loro stessa potenza e
della deterrenza nucleare i cui sviluppi incombono sulle loro e nostre
teste. Deterrenza simmetrica ma imperfetta, inefficace e disastrosa
perché non ha evitato né l’espansione Nato in funzione antirussa, né
l’invasione russa dell’ucraina. Ha compromesso la sicurezza in Europa
riportandola al ruolo di teatro e vittima di guerra; non ha limitato la
guerra, anzi ha indotto all’inasprimento e allargamento di quella
convenzionale e ha illuso tutti sulla possibilità di una vittoria
militare. E la vittoria e la sconfitta evocano il prossimo e ultimo
fallimento della deterrenza: la guerra nucleare.
Come i lemmings verso il suicidio
In
questo anno si sono anche delineate e paradossalmente confuse le
posizioni dei vari attori e spettatori. Le tradizionali colombe europee e
transatlantiche sembrano tornate al “meglio rossi che morti” e comunque
“meglio neri che rossi o bianchi”. I falchi bellicisti annunciano
imminente la vittoria e la devastazione dell’avversario mentre
intruppati e incoscienti, come nella metafora dei lemmings, corrono
verso il suicidio collettivo. I nordici salvatori dell’ambiente incitano
alla guerra per accelerare la “transizione ecologica”. Vogliono la
guerra in Europa e dell'Europa contro la Russia per affrancarsi dalle
sue risorse ed esultano quando saltano i gasdotti europei. Per tagliare
la “dipendenza” dalla Russia creano una vera dipendenza esistenziale da
paesi prevaricatori o inaffidabili. L'Europa è in crisi e la locomotiva
tedesca destinata a trainarla verso la transizione pulita sta andando a
carbone, a petrolio e gas artico, d’oltre atlantico e mediorientale, e a
fissione nucleare inquinando e pagando di più. È stato un anno di
parole di fuoco, “abbaiate” e pronunciate da politici privi di scrupoli e
di visione e da burocrati senza responsabilità oggettiva per gli atti
che compiono e inducono a compiere. Un anno di errori e orrori commessi e
taciuti ha messo a tacere la Ragione: le iniziative di pace non
esistono e gli stessi appelli del Papa o le proposte cinesi sembrano non
avere effetti concreti.
Una cosa è certa: tra incremento degli
armamenti e minacce di ritorsione anche nucleari la soluzione militare
non è realistica. Americani ed europei parlano sempre più spesso di
vittoria dell’ucraina e della Nato sulla Russia, mentre i russi
promettono il “raggiungimento degli obbiettivi”. La prima non assicura
la cessazione del conflitto, anzi l’insuccesso dell’operazione
“speciale” comporta il passaggio alla guerra dichiarata e aperta della
Russia contro l’ucraina e con molta probabilità contro il resto
d'Europa. E questa volta Kiev e le maggiori città ucraine ed europee non
sarebbero risparmiate. Il secondo segnerebbe il successo russo nel
Donbass ma porterebbe alla guerra a oltranza da parte dell’ucraina,
sempre che l’occidente continui a sostenerla.
Prospettive
Durante
questo anno di guerra si è insistito sul fatto che non esistano
alternative alla guerra e al disastro. Invece le alternative ci sono ed è
una vera follia che non si vogliano prendere in considerazione. Così
come è follia guardare alla guerra solo col binocolo o il microscopio
militare. E lo dico da militare che ha partecipato e assistito alle
tragedie di tale approccio. Dalle esperienze passate e dalle
osservazioni dei migliori analisti di geopolitica si può ricavare una
delle possibili vie d’uscita adottando concezioni e azioni a livelli
diversi ma connessi.
Cinque principi e dieci piani d’azione (per dirla alla “cinese”) potrebbero aiutare a riflettere e attivare la speranza.
L’iniziativa
di soluzione deve partire da un accordo tra le parti di fatto in
guerra: Stati Uniti e Russia in maniera bilaterale o nell’ambito del
Consiglio di sicurezza dell'ONU. Senza il loro accordo su alcuni
principi ogni altra iniziativa sarebbe inutile: 1. Riaffermare i diritti
dei popoli all’autodeterminazione, al rispetto delle loro identità,
libertà, idee, fedi e proprietà. 2. L’ucraina ha diritto al ripristino
della propria sovranità territoriale nel pieno rispetto della volontà
dei propri cittadini inclusi quelli delle entità che reclamano
l’indipendenza o l’autonomia nonché la salvaguardia dei diritti delle
minoranze di qualsiasi genere. 3. La soluzione del conflitto deve
permettere d’instaurare un nuovo assetto della sicurezza in Europa che
non poggi esclusivamente sulle minacce armate e che tenda alla rimozione
di tutte le cause e i pretesti di conflitti territoriali. 4. Le
istituzioni plurinazionali e le alleanze presenti in Europa devono
rispettare e ribadire i propri impegni e standard riguardanti
l’estensione geografica e le modalità di azione. 5. Necessità di un
fondo internazionale di ricostruzione delle aree interessate dai
conflitti in Europa che non curi soltanto gli interessi dei “donatori”
ma anche quelli degli assistiti.
Per la discussione e
l’approvazione di tali principi il cessate il fuoco in Ucraina è
auspicabile ma non vincolante così come non lo sono i guadagni o le
perdite territoriali avvenute durante il conflitto.
Dall’accordo
su tali principi devono invece scaturire azioni concrete e vincolanti:
1. La cessazione di tutti gli aiuti militari e finanziari occidentali
all’ucraina e quelli russi alle repubbliche annesse. 2. La sospensione
di tutte le azioni militari sul territorio ucraino e il ritiro delle
truppe russe e ucraine da una fascia di sicurezza smilitarizzata a
cavaliere del fiume Dniepr di ampiezza da concordare tra le parti sotto
il controllo dell’Osce (responsabile della sicurezza e cooperazione in
Europa). 3. Sotto il controllo internazionale (con eventuale missione
militare di garanzia Onu oppure Osce) si deve stabilire con referendum
popolare lo status delle autoproclamate/annesse repubbliche di Donetsk,
Luhansk, Zaporizha, Kherson e Crimea. Le opzioni da sottoporre alla
consultazione sono: Indipendenza, Regione autonoma dell’ucraina o
Repubblica della federazione russa. 4. Accordare lo Status di Neutralità
(eventualmente armata per l’autodifesa) all’ucraina e alle regioni
sottoposte a referendum, a prescindere dall’esito, sotto la garanzia
congiunta di Stati Uniti e Russia. 5. Possibilità di altri Stati europei
di accedere alla Neutralità garantita (p.es. Bielorussia, Moldavia,
Georgia, ecc.) 6. Accordo Russia-ucraina per le basi militari nel Mar
Nero e accordo Russia-usa-nato per quelle nel Baltico. 7. Esclusione
dall’accesso alla Nato di stati ostili fra loro o verso la Russia o la
Nato stessa, fino alla cessazione di tale atteggiamento. 8. Facoltà di
accesso all’unione Europea degli stati neutrali mantenendone lo status.
9. Ripresa degli accordi di limitazione delle armi strategiche, tattiche
e convenzionali in Europa e delle misure di fiducia reciproche fra Usa e
Russia. 10. Eliminazione delle sanzioni economiche e finanziarie emesse
dagli Usa, dalla Ue, dalla Nato e dalla Russia a partire dal 2004.
Si
tratta di un processo apparentemente complesso, ma non impossibile da
attuare che consente un’ampia gamma di modulazioni e che comunque può
portare ad una configurazione più serena e duratura della sicurezza
europea. Ha con sé un motivo di rammarico e uno di scetticismo: le
misure indicate, in toto o in parte potevano essere attuate ben prima di
un anno fa evitando morti e distruzioni; oggi, dopo il primo anno, i
politici e i burocrati europei e “atlantici” sembra non abbiano
intenzione di prendere in considerazione nemmeno una delle misure
indicate. Forse aspettano il secondo, il terzo…
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