06 Dic 2022
La svolta verso la guerra diretta fra Russia e USA/Nato si avvicina in Ucraina
Fonte: Contro
Come
riporta South Front, La mattina del 5 dicembre, il regime di Kiev ha
tentato di attaccare, con UAV di fabbricazione sovietica, gli aeroporti
militari di Dyagilevo nella regione di Ryazan ed Engels nella regione di
Saratov (a 750 Km circa dal confine ucraino) nel tentativo di
disabilitare gli aerei russi a lungo raggio.
Le forze di difesa aerea russe hanno intercettato gli UAV ucraini mentre volavano a bassa quota.
Lo schianto e l’esplosione del relitto sugli aeroporti russi ha causato lievi danni alla corazzatura dello scafo dei due aerei.
Tre addetti alla manutenzione russi sul campo d’aviazione hanno riportato ferite mortali.
Altri quattro militari feriti sono stati portati in strutture sanitarie dove hanno ricevuto tutte le cure mediche necessarie.
Ci
sono pochi dubbi sul fatto che l’attacco con i droni sia stato un
tentativo fallito di interrompere parti dell’aviazione russa a lungo
raggio utilizzate per colpire obiettivi di infrastrutture militari ed
energetiche sul territorio controllato dal regime di Kiev. Inoltre,
l’attacco ha dimostrato che le forze di Kiev utilizzano la tecnologia
che consente loro di lanciare attacchi su obiettivi con un raggio di
circa 1000 km. E questo è già successo, come ha dimostrato l’incidente del 5 dicembre.
Tuttavia non è da trascurare il fatto che aerei della NATO sono stato avvistati nelle vicinanze dell’aeroporto attaccato dai droni ucraini, poche
ore prima delle esplosioni, volando nelle vicinanze della frontiera con
la Russia. Non si sa se i due eventi siano relazionati ma tutto
potrebbe essere. Quello che è certo è che, sei ore prime dell’incidente,
i voli degli aerei di avvistamento della NATO, accompagnati da caccia
di scorta, si sono intensificati nel cielo, tanto di UAV come di aerei. Questo fa sospettare che le coordinate per gli attacchi alle basi aeree russe siano state fornite dall’aviazione della NATO.
E’
un dato certo che ogni azione delle forze ucraine è decisa e ordinata
dai generali statunitensi che hanno preso il comando delle operazioni e
questo rende più grave l’episodio.
Dalle notizie che si sono avute,
risulta che l’aviazione russa e le forze aerospaziali hanno lanciato un
massiccio attacco di missili contro obiettivi situati in varie regioni
dell’Ucraina. Sembra che i missili siano stati lanciati dal mar Nero.
Altri missili sono stati lanciato dal Mar di Azov e l’attacco ha causato
molte distruzioni sulle infrastrutture elettriche e sui depositi delle
forze ucraine.
I sistemi di difesa ucraini sono riusciti ad abbattere
alcuni missili ma si è dimostrato che buona parte dei sistemi di difesa
aerea ucraini erano del tutto inattivi, per effetto dei sistemi di
inabilitazione elettronica messi in atto dai russi.
Le conseguenze degli attacchi dei droni ucraini alle basi aeree russe
Vari
analisti militari hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze che
potrebbero avere questi ultimi attacchi fatti dagli UAV ucraini sulle
basi aeree strategiche in profondità nel territorio russo. Questa è una
svolta nel conflitto che potrebbe spingere la Russia a considerare
questi attacchi una minaccia alla propria sicurezza.
In
particolare l’ex ammiraglio della marina statunitense, ex comandante
delle forze NATO in Europa, James Stavridis, ha scritto in un rubrica di
opinioni su Bloomberg, che gli attacchi dell’Ucraina agli aeroporti
militari russi si riveleranno un “nuovo pericoloso round” del conflitto
che potrebbe avere effetti ancora più drammatici. L’ammiraglio americano
ha espresso la speranza che i partner occidentali cerchino di
costringere gli ucraini ad astenersi dall’effettuare attacchi più
grandi, secondo la colonna di Stavridis su Bloomberg .
Tuttavia
sembra che l’ammiraglio non voglia considerare il fatto che il
coordinamento di tutte le azioni viene effettuato dai generali del
Pentagono che hanno preso il comando delle operazioni in Ucraina. Questo
potrebbe essere un chiaro intento di provocare una risposta russa
diretta contro le basi della NATO nell’Europa dell’Est ed un
allargamento del conflitto.
Arrivati a questo punto non si
può escludere che la Russia decida l’utilizzo di armi nucleari a bassa
intensità, visto che la dottrina militare russa prevede questo sviluppo
in caso di minaccia al proprio territorio.
Rimane il
dubbio di capire se gli strateghi del Pentagono abbiano preso la mano
del conflitto di propria iniziativa, approfittando di un momento di
“sonnolenza” del presidente Biden.
Fonti varie
Luciano Lago
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