16 Nov 2022
Putin ha intuito per tempo la trappola tesagli dalla elite di potere USA
Fonte: Contro
https://www.controinformazione.info/putin-ha-intuito-per-tempo-la-trappola-tesagli-dalla-elite-di-potere-usa/ Gli strateghi americani avevano previsto che la campagna di pesanti sanzioni contro la Russia, causata dall’offensiva in Ucraina, avrebbe stretto in isolamento il paese euroasiatico e gli stessi avevano prefigurato il crollo dell’economia russa per effetto di una grave crisi politica interna, che avrebbe favorito un cambio di regime al Cremlino o anche semplicemente avrebbe provocato il collasso del loro principale avversario.
Tutto questo non è avvenuto e i loro piani sono naufragati senza ottenere i risultati sperati.
La Russia è stata in grado di resistere e trovare strade alternative,
contando su un forte aumento dell’interscambio dei suoi prodotti
energetici non soltanto con la Cina ma anche con l’India ed altri paesi
emergenti con cui ha consolidato le sue relazioni e la cooperazione
economica, scalzando di fatto le sanzioni occidentali. Il rublo si è
rafforzato e la crisi valutaria che si aspettavano a Washington non c’è
stata e tanto meno l’isolamento internazionale.
Allo stesso tempo
l’Ucraina ha subito danni irreparabili mentre le economie dei paesi
europei sono in fase di affossamento e recessione per la crisi
energetica ed economica causata dalle sanzioni occidentali. La stessa
economia statunitense sta subendo un processo di inflazione e
recessione, oltre ad una riduzione del potere d’acquisto delle fascie
medie della popolazione e maggiore emarginazione sociale. La
prosecuzione del conflitto produce benefici e grandi profitti
esclusivamente alle multinazionali dell’energia USA ed all’apparato
industriale militare statunitense .
Sul
piano militare, al di là di acuni effimeri successi che le forze
ucraine hanno ottenuto grazie al massiccio appoggio della NATO ed alle
armi occidentali, come a Kherson, con la ritirata delle forze russe
dalla sponda sinistra del Dnieper, la situazione per l’Esercito ucraino è
quanto meno disastrosa. Se quella di Kheson può considerarsi a livello simbolico una vittoria, tuttavia è una vittoria di Pirro con la perdita di circa 10.000 effettivi neutralizzati nel corso di questa battaglia.
Di fatto soltanto l’apporto ormai scoperto e massiccio delle armi
occidentali e di militari stranieri, con reparti della NATO che hanno
scambiato le mostrine con quelle ucraine (nel caso dei polacchi) o
presunti mercenari arruolati tra le forze ucraine, molti dei quali sono
istruttori travestiti britannici, tedeschi, georgiani e di altre
nazionalità, riesce a sopperire alla carenza di organico nell’esercito
ucraino. A questo si aggiunge il centro di comando e di
controllo, l’intelligence e il coordinamento delle forze che sono
interamente affidati agli USA ed alla NATO, senza dei quali le forze
ucraine sarebbero al collasso.
In questa fase, Washington
deve constatare che la Russia non ha ancora utilizzato tutte le sue
capacità militari e ha messo in campo un contingente molto limitato.
Il rafforzamento del raggruppamento russo con lo stesso numero di
soldati addestrati minaccia l’intera Ucraina di sconfitta totale. Le
sole forze ucraine in tali condizioni non possono farcela.
Tutto
questo, con l’arrivo dell’inverno ed la distruzione delle infrastrutture
dell’Ucraina, lasciata a corto di energia elettrica e di collegamenti
ferroviari e stradali per effetto dei colpi ricevuti, lascia aperta la
possibiltà per il comando NATO di fare pressione su Zelensky in modo da
fargli aprire le porte ad una possibile tregua, necessaria per
riorganizzare le forze, per ricostituire le risorse del suo esercito.
Il
comando statunitense ha necessità di una pausa invernale per
riconfigurare il proprio complesso militare-industriale e potenziare le
armi delle forze armate ucraine.
Senza 3-4 mesi di
calma, gli americani e le forze Nato presenti in Ucraina potrebbero
subire una schiacciante sconfitta. Pertanto, ci sono tentativi plateali
di trascinare la Russia in un processo di negoziazione, tentando una
parte significativa dell’élite politica russa di allentare le sanzioni,
consentire una forma di commercio e persino restituire parte dei beni
sequestrati. Questa è in realtà una trappola predisposta per ottenere il tempo necessario alla riorganizzazione delle forze Nato ucraine sul campo.
Il
comando USA sa bene che la Russia si è preparata il più possibile per
un’operazione offensiva su larga scala, che può concludersi solo con una
vittoria completa. Sarebbe sciocco da parte della elite russa di
congelare il conflitto in questo momento, indipendentemente dalle
preferenze offerte dagli Stati Uniti.
D’altra parte il fine
ultimo della elite di Washington è chiaro e manifesto: la distruzione
della Russia e la decapitazione del suo vertice politico.
Da
ultimo sono molto importanti le dichiarazioni rilasciate pochi giorni
fa da Jamie Raskin, membro della Camera dei rappresentanti del Partito
Democratico ed ex senatore del Maryland, il quale ha dichiarato:
“La
Russia è un Paese ortodosso che professa valori tradizionali. Ecco
perché deve essere distrutto, indipendentemente dal prezzo che paghiamo
”.
Questo personaggio è un membro molto in vista dell’establishment
politico americano, non è un predicatore isolato o un fanatico religioso
e le sue parole rendono esplicito quale sia la mentalità diffusa e
percepibile nell’ambito della elite statunitense nei confronti della
Russia. Non ci sono vie di mezzo, si tratta di una lotta di
annientamento che è inizata da molto tempo e che, nell’idea dei neocons
americani, si deve concludere con la distruzione della Russia e la
decapitazione del suo vertice.
Tali affermazioni dimostrano
che il conflitto in Ucraina non è solo il prodotto delle tensioni
etniche nell’ex Nuova Russia, alimentate dalla cosiddetta Unione
“Europea” e dalla NATO. Neppure si può catalogare come solo una lotta
per l’egemonia mondiale tra l’impero anglosassone e i due colossi
emergenti.
Se non bastasse, può essere utile ricordare le affermazioni fatte dal segretario di Stato USA Antony Blinken solo una settimana prima quando, parlando a un evento alla Stanford University, Anthony Blinken aveva affermato che “non si può permettere al mondo di rimanere senza la leadership degli Stati Uniti”. “Il mondo non si organizza da solo, gli Stati Uniti costituiscono la guida” .
Si intuisce da queste affermazioni più di altre quale sia l’indole e la visione ideologica primatista e razzista della elite di potere di Washington e si spiega meglio di tanti discorsi quali siano gli obiettivi di questa cricca di potere.
Questo conflitto ha anche la natura di una crociata ideologica condotta da una delle parti, che ha fatto reagire l’altra e adottare misure impensabili cinque anni fa.
Di
conseguenza è facile spiegare perchè la attuale guerra in Ucraina è
solo una fase acuta di questa lotta ed è una guerra esistenziale per la
sopravvivenza non solo della Russia ma anche della possibilità che
emerga un nuovo ordine mondiale non sottoposto al dominio delle elite
globaliste e liberal anglosassoni.
Le proposte di tregua sono una trappola in cui Putin ed il suo entorurage stanno dimostrando di non abboccare, visto
che, mentre scriviamo, in concomitanza con il vertice del G-20 a Bali,
un attacco missilistico di grande portata è in corso sulle
infrastrutture dell’Ucraina e sulle forze e depositi logistici della
Nato ivi presenti.
Questo attacco, uno dei più massicci effettuati
dalle forze russe, è arrivato poche ore dopo che Zelensky si è rivolto
al G20, incluso presente il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, e
ha chiesto loro di fare pressione su Putin per porre fine alla guerra.
Tale
attacco possiamo considerarlo la prima risposta di Putin alla trappola
tesagli dalla elite di potere statunitense, la stessa che ha istigato la
guerra in Ucraina per la distruzione della Russia.
Luciano Lago
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