The Guardian: «A Taiwan, come in Ucraina, l'Occidente sta flirtando con il disastro»
«L’Ucraina e Taiwan meritano tutto il sostegno diplomatico, ma non si
può permettere che sbandino verso una guerra globale o una catastrofe
nucleare», ha avvertito Jenkins, il quale nella sua disamina ha indicato
che «ciò può ridurre l'effetto – sempre sopravvalutato – della
deterrenza nucleare e renderli vulnerabili ai ricatti. Ma una cosa è
dichiararsi ‘meglio morti che rossi’, un'altra è infliggere quella
decisione agli altri».
Secondo l’editorialista gli Stati Uniti e i loro alleati stanno aderendo a una politica di "ambiguità strategica" quando dichiarano di essere pronti a fornire assistenza militare a Taiwan, pur rispettando il loro impegno al principio di una sola Cina. In questo contesto, ha definito "palesemente provocatoria" la visita del presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi sull'isola.
Lo stesso vale per l'Ucraina: Washington e Londra ribadiscono la necessità di sostenere Kiev per far fallire la Russia, ignorando però che le loro azioni portano a una reazione più forte da parte di Mosca, ha sottolineato il giornalista britannico.
Quindi Jenkins conclude: «Può darsi che un giorno una guerra globale,
come il riscaldamento globale, rechi al mondo una catastrofe che
potrebbe dover affrontare. Per il momento, la democrazia liberale deve
sicuramente all'umanità scongiurare, piuttosto che provocare, questo
rischio. Entrambe le parti stanno ora flirtando con il disastro.
L'Occidente dovrebbe essere pronto a fare marcia indietro e non
chiamarla sconfitta».
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