L’emergenza “invisibile” della Spagna: il Covid c’è ma è in secondo piano
I numeri sono pesanti e in continua crescita ma l’emergenza Covid sembra quasi non esserci. La Spagna sta affrontando l’ondata causata dalla variante Omicron senza fare passi indietro e senza introdurre misure draconiane. Eppure lo scorso 6 gennaio, giorno dell’Epifania, il ministero della Salute spagnolo ha notificato 137.180 nuove infezioni e aggiunto 148 decessi al conteggio generale delle vittime. L’incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni è aumentata di 140 punti per raggiungere 2.574 casi ogni 100mila abitanti; un valore estremamente alto per uno degli indicatori utilizzati dal “sistema a semaforo” introdotto da Madrid per valutare gli scenari di rischio.
Omicron sta iniziando a mettere a dura prova il sistema sanitario
spagnolo ma anche altri servizi essenziali, tra cui polizia, vigili del
fuoco e trasporto pubblico, dove molti lavoratori sono costretti a
restare a casa perché infetti o entrati in contatto con persone
contagiate. Ricorda qualcosa? Lo scenario spagnolo non è poi così
dissimile a quello italiano. Dovendo fare un confronto, e prendendo i
dati del 7 gennaio, possiamo addirittura notare come la Spagna contasse
2.659,28 casi per milione di abitanti a fronte dei 2.267,26 dell’Italia;
al 6 gennaio, invece, il sistema sanitario italiano doveva fare i conti
con 15.294 ospedalizzati causa Covid a fronte dei 12.370 di quello
spagnolo. Ebbene, al netto di lievi divergenze, Italia e Spagna si
trovano sulla stessa barca. Ma il modo di affrontare l’emergenza appare
tuttavia molto diverso.
“Convivere con il virus”
Il governo è stato chiaro: la Spagna deve imparare a convivere con il virus. Messaggio recepito da negozianti, ristoratori e proprietari di alberghi, pronti ad accogliere i turisti stranieri orfani delle altre destinazioni, Italia in primis. Pedro Sanchez, presidente del governo spagnolo, ha detto che il Paese è più preparato rispetto ad un anno fa contro la pandemia del coronavirus, con la quale è necessario “imparare a vivere” come avvenuto con molti altri virus nel passato. Sanchez ha quindi aggiunto che bisogna adattare la risposta istituzionale e sociale alle caratteristiche attuali di questa malattia.
Il premier ha poi evidenziato che la variante Omicron continuerà a provocare elevati contagi nei prossimi giorni, ma che questi non si tradurranno in una “crescita esponenziale” dei ricoveri in ospedale e nei reparti di terapia intensiva. Il motivo è semplice: la maggior parte dei casi positivi risultano essere asintomatici. “Quello che sappiamo è che la vaccinazione ci protegge maggiormente dai contagi e dalla gravità della malattia”, ha ammonito il premier. L’Italia, al contrario della Spagna, ha adottato una strategia comunicativa differente, una specie di “chi va là” perpetuo.
Anziché lanciare messaggi confortanti a una popolazione stremata da due anni di rinunce, in Italia il dibattito si concentra maggiormente intorno all’uso del Green Pass e sue derivazioni. Al netto dell’utilità del provvedimento nel sistema italiano l’agenda mediatica sembra girare attorno al bollettino dei nuovi casi, tornato improvvisamente alla ribalta dopo mesi di sostanziale disinteresse.
Percezione dell’emergenza
Il messaggio consegnato alla popolazione rispecchia la percezione dell’emergenza. Senza ombra di dubbio ci troviamo in un periodo delicato, i contagi sono tornati a salire e lo spettro delle nuove varianti sta incrinando le (poche) certezze della comunità scientifica. Però bisognerebbe dare il giusto peso alla fase pandemica che stiamo attraversando, proprio come sta facendo la Spagna.
Lungi dall’essere un modello perfetto, Madrid ha imparato a relegare dati, numeri e statistiche in secondo se non in terzo piano. Sui giornali, al netto di qualche richiamo in prima pagina, l’emergenza Covid, è stata scavalcata dalla politica interna e dagli affari internazionali. Nelle strade delle più importanti città le persone indossano le mascherine protettive ma non rinunciano a shopping, uscite e divertimento. I locali sono pieni e, a fronte dell’introduzione del Green Pass per entrare nei luoghi pubblici, proprio come avviene anche in altri Stati non sempre i controlli risultano rigorosi.
Madrid si è fin qui limitata a reintrodurre l’obbligo di mascherina all’aperto e a puntare sulle vaccinazioni, con l’obiettivo di tagliare il traguardo dell’80% di anziani dotati di booster (terza dose). Per il resto, è stata decisa la messa in vendita al pubblico dei test fai da te per rilevare le eventuali positività.
Realismo e pragmatismo
Sia chiaro: nonostante l’alto tasso di vaccinazione tra la popolazione, la Spagna continua a registrare record nell’incidenza settimanale dei nuovi contagi da Covid-19. All’inizio di gennaio, le autorità sanitarie hanno riportato un’incidenza di 1.348 casi ogni 100mila abitanti nell’arco degli ultimi sette giorni, in netto aumento rispetto ai giorni precedenti. Basti pensare che lo scorso ottobre era invece stato toccato il livello più basso di incidenza settimanale, con 18 nuovi casi ogni 100mila abitanti.
In ogni caso, tenendo conto dell’alto numero dei contagi, la situazione negli ospedali appare sotto controllo, grazie all’alto numero di vaccinati. I posti letto occupati dai pazienti Covid sono il 10%, con il 21% dei posti di terapia intensiva. “Solamente poche persone contagiate necessitano della terapia intensiva”, ha dichiarato il ministro Felix Bolanos. Ricordiamo che il tasso di vaccinazione con due dosi tra gli over 12 ha intanto superato il 90%, mentre circa un terzo dei bambini tra i 5 e 12 anni hanno ricevuto la prima dose del siero.
In tutto ciò il turismo ha subito qualche contraccolpo – per lo più dovuto alla positività dei viaggiatori – ma è stato in grado di prendersi il grosso della domanda di chi desiderava una vacanza a ridosso tra il Capodanno e l’Epifania. Insomma, il virus circola in Spagna come (se non più che) in Italia. Ma Madrid, a differenza di Roma, ha intenzione seriamente di voler convivere con il virus.
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