Perché il Grande Fratello è buono. E chi ne dubita è un complottista
di Andrea Zhok - 03/07/2024
Fonte: Andrea Zhok
Oggi, sfogliando un po' di siti di informazione online sono incappato in due notizie, nessuna delle due del tutto nuove.
La
prima è la notizia della cessione del governo italiano delle
infrastrutture di telecomunicazione nazionali, prima TIM, al KKR Global
Institute, fondo americano presieduto dall'ex generale David H.
Petraeus, ex direttore della CIA.
Niente di anomalo, niente che non rientri nella fisiologia di questo paese.
Il
governo "sovranista", quello che si imporpora d'orgoglio nazionale
quando deve fare gli spottoni pre-elettorali, cede serenamente e
sistematicamente ogni residuo di autonomia al capobastone americano.
Per l'occasione, allarmi antifascisti non pervenuti.
I
nostri sovranisti à la carte del "fascismo" hanno recepito più o meno
solo il principio di cieca obbedienza gerarchica e un po' di darwinismo
sociale.
La cieca obbedienza al capobranco oggi si esercita in
direzione di un padrone con passaporto americano e il darwinismo sociale
si traduce in mercatismo (il mercato ha sempre ragione, il mercato è
efficiente, il mercato è buono, in particolare se a comprare è un
padrone a stelle e strisce.)
E incidentalmente, queste due
ombreggiature "fasciste" - cieca obbedienza ai caporali di Washington e
mercatismo - sono principi abbracciati entusiasticamente anche dal
centrosinistra.
Ricordiamo, di passaggio, che la dismissione delle
telecomunicazioni venne inaugurata illo tempore dal centrosinistra, con
Prodi: c'è qualcosa di esteticamente mirabile nel vedere che la parabola
che si è aperta con Prodi viene oggi chiusa dalla Meloni.
La seconda
notizia in cui sono incappato è un'articolessa su Repubblica, in cui si
perorava la causa della didattica a distanza, spiegando nel titolo come
"l'84% degli studenti si sente più sicuro e preparato grazie al mondo
digitale".
Assumendo di rivolgermi a persone intelligenti non mi metterò neppure a refutare questa corbelleria.
Vi
troviamo l'usuale sparata percentuale (l'84% eh, mica ca**i) che mima
la retorica scientifica, attraverso la quale questi incartamenti per il
pesce gabellano la propria propaganda come "autorevole".
Vi troviamo
una balla sesquipedale, evidente a chiunque abbia constatato la
mostruosa impennata dei problemi psichiatrici adolescenziali dopo la
clausura (e la didattica a distanza) del covid.
Ma ci troviamo,
soprattutto - e questo è ciò che fa venire i brividi - una quadratura
mirabile - ancorché contingente - con la prima notizia.
Ricordiamo
infatti cos'è esattamente la rete venduta agli americani. Riporto, a
titolo di resoconto, un passaggio da fonte non sospettabile di
antiamericanismo, una pagina del Corriere della Sera di qualche tempo
fa:
"La rete di telecomunicazioni di Tim è la più estesa d’Italia: è
composta da oltre 21 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica e
copre l’89% delle abitazioni. È la principale infrastruttura per la
trasmissione dei dati di cittadini, imprese e pubblica amministrazione. É
considerata strategica per la sicurezza nazionale ed è lo snodo
principale per la digitalizzazione del Paese, che passa per
l’introduzione delle applicazioni digitali fondamentali per il futuro
delle imprese italiane e per l’ammodernamento dei servizi al cittadino
da parte della pubblica amministrazione previsto dal Piano di ripresa e
resilienza."
Dunque, in sostanza.
Il Piano di ripresa e
resilienza, insieme a tutti i vari progetti europei di digitalizzazione
forzata, preme per estendersi anche alla formazione scolastica (donde
l'articolessa pubblicitaria di Repubblica).
Il quadro della società
che emerge come un desideratum è dunque quello di un mondo di
interazioni massimamente digitalizzate, i cui veicoli sono sorvegliati o
sorvegliabili, manipolati o manipolabili, a piacimento da un comando
estero con agenda militare.
Aggiungo una notazione laterale.
Conosco
fin troppo bene le reazioni del liberale italiano medio (cioè
dell'elettorato mainstream) per non anticiparne la reazione automatica
di fronte a simili osservazioni.
La loro reazione naturale è di
vedere in tutte queste osservazioni i germi di un complottismo che vede
piani malvagi e intenzioni di nocumento ovunque.
Invece bisogna fidarsi.
Perché il soggetto politico qui è il Blocco-del-Bene (progressismo, liberalismo, dirittumanismo, globalismo, americanismo).
Ciò che in qualche misura diverte in questa forma di cecità selettiva è l'inavvertita inconsequenzialità.
Infatti,
è parte della concezione antropologica di fondo del liberale l'assunto
che tutti gli agenti siano mossi sistematicamente da agende di interesse
autoaffermativo, da egoismo, ambizione autoreferenziale, pulsione ad
appagare la propria curva privata di utilità.
Tra i tanti difetti di
una visione così deprimente dell'umano, almeno un aspetto potrebbe
tornare utile in tempi oscuri come i presenti: sotto tali premesse
dovrebbe almeno essere diffusa un'allerta costante, una cultura del
sospetto rispetto a intenzioni e dichiarazioni "idealiste", una sfiducia
nella "voce del padrone".
E invece - potenza del bispensiero -
niente di tutto ciò accade. Rispetto al padrone reale in carica vige
solo infinita fiducia nella sua superiore nobiltà e lungimiranza.
Perché il Grande Fratello è buono.
E chi ne dubita è un complottista.
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