Tassi di interesse
di Andrea Zhok - 16/06/2023
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Fonte: Andrea Zhok
Christine Lagarde, gioviale Presidentessa della Banca
Centrale Europea, ha alzato ulteriormente i tassi di interesse della BCE
al 4%.
La ragione ufficialmente addotta è il controllo dell'inflazione.
Trattandosi
in Europa di inflazione esogena, scatenata soprattutto dalla guerra
Russo-Ucraina, che ha ristretto l'offerta di materie prime e risorse
energetiche, rendendole più costose, un intervento restrittivo della BCE
è un atto completamente incongruo - in effetti confinante con il
criminale.
Da manuale, gli interventi restrittivi sul tasso di sconto
della Banca Centrale hanno lo scopo di raffreddare un'economia che ha
preso un abbrivio inflattivo a causa di un eccesso di dinamicità del
capitale, quando si prendono troppo facilmente prestiti confidando sulla
capacità di investirli con rendite crescenti in un'economia in forte
crescita. In questi casi si può avviare una spirale tra aumento dei
salari e dell'inflazione che può essere indesiderabile.
Quando invece
l'economia è stagnante, quando non recessiva, come avviene ora in
Europa, un aumento dei tassi di interesse ha un'unica valenza: consente
ai detentori di grandi capitali di difendersi parzialmente
dall'inflazione, in quanto il loro denaro può essere messo a frutto con
un interesse sul mercato dei capitali.
Ma per i debitori, i
mutuatari e l'economia reale delle piccole e medie imprese questo
significa soltanto un ulteriore strangolamento, in una fase già
estremamente difficile da almeno tre lustri.
In sostanza l'intervento
della Presidentessa Lagarde è una classica operazione di difesa nel
breve periodo del grande capitale, camuffata da intervento per evitare
danni pubblici da inflazione.
Sotto queste condizioni un'erosione
dell'inflazione può avvenire soltanto al prezzo di un massacro delle PMI
con correlato incremento di fallimenti, disoccupazione e
malaoccupazione. E comunque l'impatto sull'inflazione sarà minimo. Se
nulla cambia nello scenario delle tensioni internazionali - l'inflazione
rimarrà alta finché i salari reali non si allineeranno al ribasso
all'incremento dei costi di produzione.
Tirando le fila, la dirigenza
europea, dopo averci trascinato in uno scontro bellico che non ci
appartiene, dopo aver nutrito a colpi di erario pubblico la guerra, dopo
aver danneggiato irreparabilmente i rapporti con i maggiori fornitori
di materie prime, ora sta cercando di ammorbidire l'impatto di questi
squarci soltanto per il ceto dei grandi detentori di patrimoni liquidi,
lasciando il resto della popolazione ad annegare nelle conseguenze delle
decisioni dei Borrel e delle von der Leyen.
Tutto questo
naturalmente può essere fatto con assoluto agio in un panorama in cui il
giornalismo è generalmente ossequiente alla catena di comando atlantica
e le rappresentanze parlamentari si occupano di imperdibili diritti
civili da gourmet, o del menu alla buvette di Montecitorio.
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