La fine annunciata del “Washington Consensus”
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di Luciano Lago
Vari
analisti, anche negli stessi Stati Uniti, hanno rilevato
l’ineluttabilità di un nuovo ordine internazionale che dovrà sostituire
quello emerso dopo la seconda guerra mondiale che, per concomitanza di
vari fattori, si trova in profonda crisi e non potrà essere mantenuto.
In
particolare gli avvenimenti di questi ultimi anni hanno messo in
evidenza la crisi di quello che veniva definito il “Washington
Consensus”, concordato negli anni ’80 , che è giunto al termine e con
esso quel paradigma di sviluppo imposto dalle istituzioni di Bretton
Woods , che prevedeva l’adozione di alcune fondamentali riforme:
stabilizzazione macroeconomica, liberalizzazione (dei commerci, degli
investimenti e finanziaria), privatizzazione e deregolamentazione.
Questo schema si richiedeva ai paesi in via di sviluppo per accedere ai
finanziamenti del FMI e della Banca Mondiale, mentre nei paesi
occidentali tale impostazione aveva sospinto alla delocalizzazione
produttiva sulla base dei minori costi ed alla ricerca del profitto,
prima di ogni altro fattore, prescindendo dal lavoro e dal sociale.
Anche
gli economisti di impronta neoliberista oggi riconoscono che quel
sistema che predicava la liberalizzazione dei mercati e la preminenza
dell’aspetto finanziario su quello produttivo, oggi si è dimostrato
fallimentare, finendo per privilegiare alcuni settori dell’economia,
come il settore finanziario, mentre altri settori essenziali, come
produzione tecnologica, manifatturiera, semiconduttori e le
infrastrutture, si sono atrofizzati.
I danni del liberalismo sono
ormai troppo evidenti per fingere di non vederli ed il confronto fa le
economie occidentali in crisi e quella cinese che, nel giro di due
decenni, ha creato ricchezza, decine e centinaia di milioni di posti di
lavoro, capacità tecnologica e sviluppo, è fin troppo stridente.
Accade
oggi che il mondo occidentale, guidato dagli Stati Uniti, si sente
minacciato dalla crescita esponenziale della Cina, con il paradosso che
lo stesso liberalismo economico tanto esaltato, quello che ha abbattuto
le frontiere, finanziarizzando l’economia reale, domestica e globale,
che ha portato allo svuotamento dell’industria nordamericana ed allo
squilibrio in molti paesi europei, viene indicato come causa del declino
economico e sociale dell’occidente. In particolare si imputa alle
politiche sbagliate dei neoliberisti il fatto di aver perso il controllo
su filiere produttive di importanza strategica per l’accumulazione di
capitali e la riproduzione dello stesso capitalismo monopolistico
globale.
I precursori del neoliberismo economico
Le
sciagurate politiche neoliberiste dell’occidente, oltre a produrre
incomparabili danni sociali, diseguaglianze inaccettabili, non hanno
potuto impedire l’emergere della Cina, che, con un’economia dominata
dallo Stato, ha infranto le regole del gioco di mercato, guadagnando
rapidamente la sua preminenza sull’industria e sull’economia globale,
sviluppando tecnologia autonoma e acquisendo il suo controllo su catene
di approvvigionamento di prodotti strategicamente importanti.
Attualmente
la Cina è in grado di competere con gli Stati Uniti e di strappare a
questi il primato industriale ed economico, tanto da creare una minaccia
geostrategica che mette a rischio il dominio globale USA sul mondo.
La
tracotanza dell’amministrazione Biden e dell’oligarchia di potere
anglosassone non può nascondere il suo fallimento di fronte al sistema
cinese.
Per quanto la classe politica statunitense proclami
di voler cambiare strategia, di dedicarsi, da adesso in avanti, a dare
priorità agli investimenti statali in settori di importanza strategica e
di voler integrare la propria economia con quella dei propri alleati
più sviluppati, non appare possibile colmare in tempi accettabili il
divario produttivo e tecnologico che oggi separa gli Stati Uniti dalla
Cina, un paese che continua a correre sulla via dello sviluppo e della
potenza tecnologica e strategica.
La gran parte del mondo
rifiuta ormai i dettami e le direttive degli Stati Uniti e piuttosto si
associa alla Cina ed alla Russia nei nuovi blocchi economici che si sono
formati in questi anni, i BRICS e la SCO (accordo di Shangai).
Riunione dei paesi del BRICS
D’altra parte gli Stati Uniti sono in grave crisi interna, indebitati in forma insostenibile, tanto che la fiducia nel dollaro sta inesorabilmente crollando, il sistema bancario sembra arrivato ad una sorta di tracollo,
la crisi adesso investe le banche regionali nei vari states, mentre ne
approfittano le mega banche come JP Morgan e City Corp, che acquisiscono
le banche fallite per tamponare la crisi, dietro indicazioni della FED,
dopo le quattro banche californiane fallite negli ultimi mesi (
Silvergate Bank, Silicon Valley Bank, Signature Bank, First Republic
Bank) , viene il turno di un’altra banca californiana, la Pacific
Western Bank e di una dell’Arizona, Western Alliance Bank, che vanno a
perdere in borsa tra il 20 e il 25%, un processo che le mette sull’orlo
di un fallimento a breve e per la loro acquisizione da parte di colossi
come Morgan Stanley e Citicorp.
Nel panorama americano sono le
concentrazioni finanziarie del Nord Est atlantico, quelle dedite alla
finanza, all’immobiliare e alla logistica, che acquisiscono le
produzioni agricole, energetiche ed industriali del resto degli USA, del
Canada e del Messico, per mantenere la loro egemonia continentale e si
dedicano a saccheggiare le risorse naturali e industriali, incluse
quelle finanziarie, del resto del continente nord americano.
Si
prevede che lo stato USA sarà presto in preda di forze centrifughe che
ne sgretoleranno l’unità statale con forti rischi di guerra civile. La
lobby di potere ed il Deep State vanno per conto loro, privilegiano i
loro profitti e non seguono gli interessi delle classi medie
statunitensi.
Gli Stati Uniti attualmente non sono in grado
di controbilanciare l’espansione cinese e frenare la caduta del dollaro.
Washington può ricorrere ad un solo sistema per farlo: la guerra.
Tuttavia anche in questo caso, vista la potenza armata cinese ed il
blocco insormontabile costituito con la Russia, soltanto dei pazzi
potrebbero pensare di sfidare assieme Russia e Cina. Sarebbe una
catastrofe ma, con la paranoia dei neocon presenti nella Casa Bianca,
nulla si può escludere.
Siamo sul filo della catastrofe ma la Storia andrà comunque avanti, che piaccia o no alle elite dominanti.
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