È lunga, se preferite le cavolate propagandistiche dell’una o dell’altra parte (la nostra, occidentale) non perdete tempo.
“Nella notte le truppe russe a Kupyansk si sono ritirate
senza combattere oltre il fiume Oskil, lasciando agli ucraini la parte
occidentale della città. Se l’offensiva ucraina appena partita da sud,
in direzione di Lyman, avrà successo, si procederà alla completa
evacuazione del personale militare da tutto il settore di Izyum (io li
avrei già fatti partire), il che è in linea con le decisioni prese
finora – i russi non hanno bisogno al momento di scambiare vite per
chilometri, come invece devono fare gli ucraini, e tutta l’avanzata
ucraina in questo settore ha sempre visto lo sganciamento dei reparti
russi ogni volta che rischiavano di essere sopraffatti, con l’eccezione
di Balaklya dove uno dei due gruppi SOBR si è trincerato, resiste e
manda in giro TikTok patriottici.
Alcune considerazioni su quella che ora possiamo
tranquillamente considerare una débâcle russa, per quanto su un settore
limitato del fronte.
Inutile girare intorno al problema fondamentale per
l’esercito russo: schiera su tutto il fronte circa 150.000 uomini.
L’esercito ucraino ne ha messi in campo più di 100.000 in due soli
settori. A Cherson gli è andata molto male, a Kupyansk-Izyum molto bene.
Questa differenza di risultato però ci dice alcune cose su quelle che
sembrano essere le priorità strategiche del comando russo, che sa
benissimo di non avere uomini a sufficienza. Quando era ovvio che prima o
poi sarebbe partita l’offensiva sia verso Cherson che verso Izyum, il
comando ha spostato dal fronte di Kharkiv QUATTRO gruppi tattici
composti da unità del distretto militare orientale (36a, 37a, 38a e 64a
brigata di fanteria motorizzata), rimpiazzati da TRE (quindi già uno in
meno) gruppi tattici, DUE dei quali composti da unità della riserva e UN
SOLO reparto in servizio attivo, il 752° reggimento della 3 divisione
di fanteria motorizzata. Probabilmente l’ipotesi era di mandare in
seguito altri reparti, ma questa cosa non è avvenuta. Le conseguenze
sono evidenti.
Risulta evidente quindi che il comando russo ha dato la
priorità al fronte di Cherson, dove in effetti l’offensiva ucraina è
stata più o meno annichilita, a discapito di quello di Kharkiv. Non che
fosse disposta a perdere tranquillamente il saliente di Izyum, ma
trovandosi nella potenzialità di perdere entrambe le aree, per quella
mancanza di personale di cui sopra, si è preferito rinforzare Cherson. E
anche questo è in linea con la strategia seguita fino adesso: strategia
sulla quale perdurano ancora una serie di incomprensioni che sarebbe il
caso di risolvere una volta per tutte. La Russia vuole il Donbas, la
Crimea, il territorio che c’è tra Donbas e Crimea, e (probabilmente) una
zona di rispetto intorno alle due aree fuori tiro diretto
dell’artiglieria. Non vuole Kiev, non vuole Kharkiv, non vuole,
probabilmente, nemmeno Odessa. Se gliele regalano se le prende,
ovviamente, ma non andrà mai all’assalto delle città, e di certo non lo
farà né ha mai pensato di farlo con 150.000 uomini in totale: e senza le
città le oblast’ restano in mano ucraina. In quest’ottica è chiaro che
Cherson ha una importanza infinitamente maggiore di Izyum. Meglio
tenerle tutte e due, ovviamente: ma dovendone perderne una, meglio
tenere Cherson. E che una almeno l’avresti persa, viste le forze in
campo, era non dico probabile ma certamente possibile. Lo sapevo io che
gli ucraini stavano mettendo in campo più di 100.000 uomini per
offensive localizzate, figuriamoci se non lo sapeva il comando russo.
La domanda che un po’ tutti si stanno facendo è: che
succede ora? Lasciamo perdere la propaganda: i russi diranno che si è
trattato di una brillante ritirata tattica che consente di accorciare il
fronte e di salvare migliaia di vite (è vero), gli ucraini che si
tratta di una brillante avanzata che risolve a loro vantaggio un’area
finora molto problematica del fronte (è vero), col vantaggio aggiuntivo
che dell’offensiva di Cherson già non si ricorda più nessuno. Perdere
Izyum complica la situazione nel Donbas, naturalmente, perché l’area di
Lyman torna in mano ucraina. Per tutto il resto, la situazione rimane
invariata.
In realtà una variazione significativa c’è: le perdite
ucraine. Per mettere in piedi un’altra offensiva del genere servono
altri sei mesi, e ulteriori e continui aiuti NATO, e cosa succederà tra
sei mesi nessuno lo sa. Certo si arriva all’inverno in una situazione di
riequilibrio, che è appunto il trade-off di cui sopra: il nord
all’Ucraina, il sud alla Russia. Però questo non risolverà i problemi
dell’Ucraina. Altri sei mesi di bombardamenti (che sicuramente
aumenteranno), di infrastrutture distrutte, di vite perse, di freddo non
aiuteranno certamente: e non penso che l’Occidente possa, o voglia,
pagare tutte le spese ucraine, visto che già non ce la fa più. Mentre in
Russia da più parti si invoca la dichiarazione di guerra, la
mobilitazione di tutta la popolazione, radere al suolo Kiev e bombardare
l’aeroporto polacco di Rzeszów, da dove passano tutti i rifornimenti
NATO, il comando resta inamovibile. Una cosa va detta degli alti gradi
russi: sono immuni all’isteria. Del resto 80 anni fa hanno
tranquillamente accettato l’idea che i nazisti potessero prendere Mosca,
figuriamoci la perdita di Izyum. Io penso (o forse spero) che non ci
saranno variazioni di rilievo, almeno per il momento. La Russia
continuerà a spostare il conflitto sul piano economico più che su quello
militare, e sul piano globale più che su quello locale, scommettendo
sul fatto che resisterà più dell’Occidente. Se alla fine dei giochi hai
azzoppato l’Euro e spostato l’asse economico a est, puoi anche perdere
Kupyansk. Se però questa cosa non dovesse funzionare; se le sanzioni
cominciassero a colpire più profondamente la società russa e la capacità
militare russa; se ci fossero altre avanzate ucraine, e minacciassero
le aree realmente strategiche e vitali dei territori occupati; allora le
cose cambierebbero sicuramente. Quello che di certo cambierà adesso
sono i vertici militari del distretto di Kharkiv.
PS 1: le truppe ucraine che avanzano sono addestrate da
istruttori NATO, hanno equipaggiamento NATO, rifornimenti NATO,
intelligence NATO, satelliti e AWACS NATO che comunicano in tempo reale
ogni spostamento di truppe russe, i loro reparti sono coordinati da
“volontari” NATO e altri “volontari” NATO si trovano sul campo. Sarebbe
forse il caso di smetterla di considerare questo conflitto come una
partita tra Russia e Ucraina, sia nella valutazione della performance
militare russa (e ucraina) che nella valutazione del nostro ruolo che,
ci piaccia o no, è quello di parte attiva nel conflitto. Finora questa
cosa è passata in cavalleria. Se un HIMARS ammazza un civile russo in
Crimea, non penso continuerà ad esserlo.
PS2: che succede ora a tutti i civili che nelle zone occupate hanno collaborato a vario titolo con i russi?”
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