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Menzogne e censura sul Covid: un giudice ordina a Fauci di sputare il rospo
Per buona parte dell’estate 2022, i procuratori generali del Missouri e della Louisiana hanno intentato una causa contro il governo federale e in particolare contro Anthony Fauci. La questione riguarda la censura sui social media di alcuni esperti di alto livello, tre dei quali sono studiosi senior del Brownstone Institute. Sappiamo con certezza che questa censura è iniziata all’inizio della risposta alla pandemia e ha incluso scambi tra Fauci e l’allora capo dell’NIH Francis Collins, che ha chiesto una “rapida e devastante eliminazione” della Great Barrington Declaration.
Si tratta di stabilire se e in che misura il governo stesso abbia contribuito a incoraggiare le aziende tecnologiche a soffocare la libertà di parola. In caso affermativo, ciò è incostituzionale. Va contro il Primo Emendamento. Non sarebbe mai dovuto accadere. Per smascherarlo e, si spera, fermarlo, è stato necessario ricorrere a complicati mezzi legali.
I Costituenti hanno garantito che il Congresso non avrebbe emanato alcuna legge “che impedisca la libertà di parola o di stampa”. La Costituzione non ha mai garantito alcuna eccezione perché una burocrazia amministrativa, che non deve nemmeno rispondere agli elettori e che può collaborare con grandi aziende private, potesse ottenere lo stesso risultato con altri mezzi. Resta anche così una violazione della libertà di parola.
È ovviamente vero che qualsiasi azienda privata può autoregolarsi e stabilire le proprie condizioni d’uso. Ma le cose cambiano quando i suoi manager colludono in modo diretto con le agenzie governative e si accordano per distribuire solo informazioni a cui i burocrati amministrativi assegnano un’alta priorità, e censurare al contempo le voci dissidenti, secondo i desiderata e gli interessi del governo.
Per determinare se ciò sia avvenuto, i tribunali devono avere accesso a informazioni complete su ciò che è accaduto esattamente nello scambio di comunicazioni tra queste agenzie e queste aziende. Il 6 settembre scorso, il giudice distrettuale Terry Doughty ha emesso una decisione che ordina al governo di fornire informazioni rilevanti per il caso e di farlo entro 21 giorni.
- Le comunicazioni del Dr. Fauci sarebbero rilevanti per le accuse dei querelanti in riferimento alla presunta soppressione di discorsi relativi alla teoria secondo cui l’origine del COVID-19 starebbe in una fuga da un laboratorio e alla presunta soppressione di discorsi sull’efficacia delle mascherine e dei lockdown contro il COVID-19. Le comunicazioni di (Karine) Jean-Pierre in qualità di addetto stampa della Casa Bianca potrebbero essere rilevanti per tutti gli esempi citati dai querelanti.
- Gli Imputati del Governo stanno sostenendo che tutte le comunicazioni del Dr. Fauci e di Jean-Pierre alle piattaforme di social media siano protette dal privilegio esecutivo e dal privilegio delle comunicazioni presidenziali in modo generalizzato. I querelanti ammettono di non chiedere alcuna comunicazione interna alla Casa Bianca, ma solo comunicazioni esterne tra il dottor Fauci e/o Jean-Pierre e le piattaforme di social media di terzi.
- La Corte ritiene che i querelanti abbiano diritto alle comunicazioni esterne di Jean-Pierre e del dott. Fauci in qualità di Segretario Stampa della Casa Bianca e di Consigliere Medico Capo del Presidente a piattaforme di social media terze….
La denuncia iniziale è stata presentata il 5 maggio 2022 e può essere letta integralmente qui. Include numerose prove di collusione tra funzionari governativi e aziende di social media. Ma il governo ha risposto sostenendo di avere una sorta di privilegio esecutivo e non ha voluto fornire le informazioni.
Una successiva denuncia modificata ha aggiunto i fuochi d’artificio: ha documentato che 50 funzionari governativi di una dozzina di agenzie erano coinvolti nell’esercitare pressioni sulle società di social media affinché censurassero gli utenti, come riporta Zachary Stieber di Epoch Times.
Questo secondo documento potrebbe aver fatto scattare l’interruttore e aver portato alla decisione del giudice di non fare sconti. Si tratta infatti di un documento notevole, che riproduce una vasta quantità di corrispondenza tra le agenzie governative e Facebook, Google e Twitter.
Quello che ne emerge non è antagonismo, ma una amicizia ossequiosa: continua, implacabile, senza malizia, come se non ci potesse essere nulla di sbagliato. Sapevano quali erano le voci che ritenevano problematiche ed erano determinati a eliminarle. E questo obiettivo comprendeva la censura documentata di scienziati di alto livello associati al Brownstone Institute, insieme a quella di migliaia di altri esperti credibili e normali cittadini che erano in disaccordo con la risposta politica estrema del governo al Covid.
Martin Kulldorff, Aaron Kheriaty e Jay Bhattacharya sono rappresentati nella denuncia dalla New Civil Liberties Alliance, mentre Jenin Younes è a capo del team legale degli scienziati. Nel giro di qualche settimana sapremo meglio se e in che misura questi individui erano direttamente i bersagli e quanti altri account sono stati citati nelle comunicazioni che ordinavano rimozioni. Per esempio, sappiamo con certezza che Naomi Wolf, un’altra autrice del Brownstone, è stata citata direttamente nella corrispondenza tra il CDC e Facebook.
Tutto questo è andato avanti per quasi due anni, durante i quali il Primo Emendamento è rimasto lettera morta, per quanto riguarda l’informazione riguardante il Covid sulle piattaforme che dominano incontrastate il web. Attraverso questi mezzi, i singoli cittadini sono stati limitati nel loro accesso a vedute diverse e ristretti invece a un mondo di censura e noiose esortazioni, la cui egemonia ha seriamente danneggiato la credibilità delle piattaforme che hanno collaborato.
Finalmente vediamo che i tribunali si stanno approcciando all’idea che il governo deve essere ritenuto responsabile delle sue azioni. Sta accadendo troppo poco e troppo tardi, ma almeno sta accadendo. E finalmente potremo dare uno sguardo più chiaro al misterioso lavoro di Fauci e al suo regno imperiale sulla sanità pubblica americana durante la peggiore crisi dei diritti costituzionali da molte generazioni a questa parte.
QUI IL Link all’originale – TRADUZIONE DI PIETRO AGRIESTI
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