Fonte: ITALIA E IL MONDO, GEOPOLITICA E STORIA
La guerra non è ancora iniziata
Papa Francesco ha parlato di “guerra mondiale”.
Un’espressione sulle prime impropria. Si tratta, potremmo dire, di una
guerra limitata, per una controversia di confine, al massimo di una
guerra tra due paesi, se si vuole di una guerra dettata dalle mire
imperiali di Putin. Eppure, forse Papa Francesco vuole invitarci ad
allargare lo sguardo, perché è come se questo fosse catturato da due
soli pezzi dello scacchiere, e in questo modo non presta attenzione alla
posizione degli altri pezzi degli scacchi.
1. Verso una nuova fase della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina è stata segnata sinora da due fasi.
Nella prima la Russia mirava, sbagliando, a rovesciare il governo
ucraino. Immaginava di trovare un largo consenso tra la popolazione
ucraina, che sarebbe stata una sorta di guerra di liberazione. I russi
hanno scoperto che non era così, che era una trappola. L’esercito
ucraino era pronto, li aspettava, erano stati per anni costruite le
necessarie trincee. La macchina della propaganda era già pronta. La
Russia ha dovuto modificare i suoi obbiettivi e la sua strategia.
È iniziata una guerra di posizione, in cui la Russia ha
svolto una funzione di supporto in una guerra civile interna
all’Ucraina. Gli obbiettivi sono stati limitati al Donbass, al
riconoscimento della Crimea e alla neutralità dell’Ucraina. I russi
pensavano che su questa base un negoziato sarebbe stato possibile e una
soluzione diplomatica del conflitto percorribile. Si sbagliavano.
Il governo ucraino ha messo chiaramente in luce che la
soluzione era una sola: ritiro dei russi da tutta l’Ucraina, Crimea
compresa. Evidentemente, sapevano di poterlo fare.
In questa fase, i russi hanno comunque cercato di
limitare l’estensione del conflitto. Non abbiamo visto bombardamenti a
tappeto delle città, come avevamo visto a Belgrado per esempio o in
Iraq. Anche una certa cautela è stata avanzata. Per esempio, l’Azovstal
poteva essere annichilito, senza combattimenti uomo a uomo, che sono
molto dispendiosi e comportano perdite. Naturalmente, non ho dubbi che
vi siano stati crimini, come so anche che gli ucraini bombardano i
mercati delle città, facendo vittime tra i civili. Come del resto
sappiamo che l’esercito ucraino usa scuole e ospedali come basi
militari. Non è che in guerra vi siano dei crimini: è la guerra ad
essere un crimine.
Ma ora è partita una controffensiva massiccia, che
sembra abbia spezzato le linee russe, l’esercito ucraino è penetrato per
decine di chilometri. Come è stato possibile?
In primo luogo, in virtù del fatto che l’Occidente ha
inviato un intero arsenale, miliardi di dollari di armi, ma soprattutto
in quanto queste armi vengono usate direttamente dagli occidentali, che
forniscono l’intelligence, i dati per orientare i tiri, molte cose che
possono essere fatte da remoto. Sul campo sono dispiegati una quantità
enorme di “mercenari” e di “volontari”. Al netto significa che unità
militari occidentali operano sul suolo ucraino senza le loro divise.
Decine di miglia di soldati ucraini vengono addestrati
in Inghilterra e in altri paesi NATO, Borrel ha annunciato che i paesi
UE ospiteranno e addestreranno sul loro territorio soldati destinati
alle prime linee contro i russi, in modo da familiarizzarli con i
sistemi d’arma occidentali.
Attraverso il confine tra paesi UE e Ucraina fluisce un
fiume di armi, devastanti, che sta dissanguando le stesse riserve
occidentali, al punto che il ministro degli esteri tedesco ebbe a dire:
“dopo queste basta perché stiamo esaurendo le nostre scorte
strategiche”.
È evidente che la NATO è dentro il conflitto, che lo
dirige, lo supporta, lo organizza, fornisce tutte le informazioni (via
satellite indica la localizzazione dei militari russi e poi dove
dirigere i sistemi d’arma, che gli USA forniscono). La guerra è tra NATO
e Russia.
Sinora i russi hanno accennato a ciò, ma hanno evitato
di trarne tutte le conseguenze. Probabilmente perché pensavano che si
sarebbe giunti a un negoziato. Perché trarne le conseguenze ha
conseguenze militari devastanti. Significa rendere obbiettivi strategici
luoghi lontani dal fronte, colpire in maniera massiccia parti
dell’Ucraina lontani dal fronte. I russi hanno un po’ fatto finta che la
guerra fosse limitata al fronte. Ogni tanto qualche missile, ma più per
dire “ci siamo” che per qualcosa di significativo.
Adesso questo gioco non può più essere sostenuto.
Continuare così significa portare al massacro i propri soldati,
demotivarli. La guerra entra in una nuova fase, in una terza fase.
Leggo che settimana prossima Putin effettuerà delle
chiamate internazionali, con leaders internazionali. Per dire cosa? Per
alzare bandiera bianca?
Non sappiamo che cosa dirà, né lo sapremo. Ma possiamo
immaginarlo, sospettarlo. Credo che li metterà sul chi va là, avviserà
che il gioco cambia, che è finita l’epoca del far finta.
Vi è del resto un punto che resta oscuro in tutta questa
controffensiva. Essa era annunciata da mesi, persino normali cittadini
come noi sapevano che vi erano nuovi armi, soldati addestrati. Dovevano
saperlo anche i comandi russi. Eppure non è stato rafforzato il fronte.
Non è stato fatto niente per prepararsi a questa controffensiva.
Inefficienza dei comandi russi? Deficit di intelligence?
Solo quando i buoi sono scappati il ministero della
difesa russa ha diffuso video con colonne di camion e armamenti che si
dirigevano verso il fronte.
L’impressione che si ha è che sia stato voluto. Perché?
Perché si sta per entrare in una nuova fase della guerra in Ucraina, una
fase ancora più sanguinosa, più insidiosa, pericolosa, con grandi
probabilità di allargamento del conflitto.
La popolazione russa deve sentire che la patria è in
pericolo, e lo è davvero, perché se davvero gli ucraini sfondassero in
profondità la Russia diverrebbe terra di conquista come lo fu nell’epoca
di Yeltsin.
I russi devono capire che si combatte per la patria, che non è più una guerra verso l’esterno.
2. Allargare lo sguardo agli altri pezzi della scacchiera
C’è un fuoco che può divampare, e questo emerge se,
sommariamente e senza poter connettere tra loro i puntini allarghiamo lo
sguardo agli altri pezzi della scacchiera.
1) C’è un conflitto latente tra Grecia e Turchia e le
autorità greche hanno comunicato alla UE e alla NATO che vi è la
possibilità di un conflitto altrettanto devastante in Europa, tra Grecia
e Turchia. La Turchia è il secondo esercito NATO, ma sta giocando in
maniera spregiudicata, su tutti i tavoli. Senza la Turchia la NATO
sarebbe monca, sguarnita su un fianco fondamentale. Quale prezzo
chiederà Erdogan? Ed Erdogan ha mira molto ambiziose in Asia, che può
realizzare solo a due condizioni: o con il disfacimento della
Federazione russa o con il suo consenso regolato.
2) La Serbia sta riarmando, soprattuto con sistemi di
difesa antiaerea. Comprensibile dopo l’esperienza dei bombardamenti di
Belgrado. In quel caso tutto fu reso possibile dalla debolezza russa. Ma
ora le cose sono cambiate, e la Serbia si rifiuta di riconoscere il
Kossovo. Del resto, perché dovrebbe? I motivi di conflitto crescono. La
serbia acquista droni dalla turchia. Il gioco è complesso.
3) L’Ungheria si smarca dall’Occidente, del resto che
non ami particolarmente l’Ucraina è comprensibile. Le minoranze
ungheresi erano duramente represse ed invitate ad andarsene dai
nazionalisti ucraini. Poi, l’Ungheria ha chiaro che gli USA stanno
stritolando la UE, capisce che il vento economico gira in un altro modo,
e piuttosto che entrare a fare parte degli agnelli sacrificali gioca la
sua partita (gas russo a prezzi stracciati, che significa “signori,
investite qui che abbiamo costi dell’energia accettabili e producete in
maniera concorrenziale”). Le minacce stanno perdendo peso.
4) La Libia è sempre una polveriera, dominata da Russi,
turchi, i francesi presi a calci nel sedere dopo avere combinato un mare
di guai ai nostri danni (col silenzio di Gentiloni, ma si sa che era un
cameriere non un presidente del consiglio italiano)
5) A Taiwan continuano le provocazioni alla Cina, prima
le visite, poi la vendita di armi, poi flette giapponesi attorno
all’isola. Chiaro che si vuole provocare il dragone, in modo da gridare
poi come sempre “c’è un aggressore e c’è un aggredito”. La Cina mostra i
muscoli ma sta sulla sue. I cinesi ragionano nell’ordine dei secoli,
non reagiscono. Colpiranno quando lo decisono loro, non quando li
costringono gli altri. E colpiranno quando avranno sviluppato il loro
arsenale nucleare al giusto livello. La cosa è in corso.
6) Il ministero della difesa polacco dice che nel
periodo tra “tre e dieci anni” la polonia entrarà in guerra con la
Russia. Il riarmo è pesantissimo. Ma la Polonia gioca per sé, non per
l’Ucraina. La Polonia ha avviato una disputa persino con la Repubblica
Ceca, a cui chiede la restituzione di pezzi di territorio. Figuriamoci
con l’Ucraina. I polacchi ragionano in termini di grande Polonia, di cui
l’Ucraina è una parte, per non dire che un pezzo di Ucraina la
considerano Polonia a tutti gli effetti. Agli ucraini i polacchi dicono
più o meno quello che Renzi diceva a Letta: “stai sereno”.
Sono solo alcuni pezzi, ve ne sono molti altri.
Tanti pezzi, ma un unico gioco. Ogni mossa modifica il sistema.
Ognuno sta posizionando i propri pezzi, in vista della guerra, tutti riarmano, anche noi lo facciamo.
La guerra non è ancora iniziata. E’ in cammino, un cammino lento ma deciso, con una direzione chiara
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