Siccità, situazione sempre più grave nel “deserto Italia”

 
 
 
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L’osservatorio Anbi risorse idriche ha rilevato che la siccità sta pericolosamente  intaccando anche le risorse idriche sotterranee. IL Po è al 10% della portata media. Roma e Viterbo capitali italiane della sete

Caldo soffocante e assenza di piogge dopo laghi e corsi d’acqua stanno compromettendo anche le riserve d’acqua sotterranea del Centro-Nord Italia, proseguendo un deficit pluviometrico, che si protrae dall’anno scorso e che conferma  i caratteri di una siccità endemica in territori, dove serviranno anni per riequilibrare il bilancio idrologico. Il problema viene segnalato dall’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, in base ai dati del report settimanale.

In Emilia-Romagna

Ne è esempio l’Emilia Romagna, dove le portate dei fiumi Enza (0,4 mc/sec) e Reno (0,6 mc/sec) scendono sotto i minimi storici. Sulle pianure a Nord della foce del fiume Reno sono finora caduti, da inizio d’anno solo  205 millimetri di pioggia, una quantità molto simile a quello registrata nei primi 6 mesi del 2021, influendo sulla ricarica della falda e sulla risalita del cuneo salino nelle zone costiere. Un’analoga condizione si registrò a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ma ad aggravare l’attuale contingenza c’è l’aumento esponenziale delle temperature in un’Europa flagellata da disastrosi incendi. I bacini piacentini trattengono 6,2 milioni di metri cubi d’acqua, praticamente dimezzati rispetto alla media del recente quinquennio e lontanissimi dalla capacità massima di 21,5 milioni di metri cubi

Laghi  e Po a secco

I dati fotografano una situazione drammatica soprattutto per  l’agricoltura e quindi per la produzione di cibo. In una sola settimana, il volume d’acqua nel lago Maggiore è calato di ben 48 milioni di metri cubi, portando a quasi 3 miliardi di metri cubi, il deficit rispetto alla media del periodo. Non va meglio per gli altri grandi bacini settentrionali, tutti abbondantemente sotto media: il lago di Como (riempimento 0,6%) è ai minimi storici, quello d’Iseo è al 5% di riempimento e precipitano i livelli del Garda, attestandosi al 34,3% della capacità d’invaso.

Appare senza fine la crisi del fiume Po, che settimanalmente segna record negativi di portata, arrivando a toccare 113,7 mc/sec (ben 123 metri cubi al secondo in meno rispetto al precedente minimo storico!) al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro, cioè circa il 10% della portata media (1140 mc/sec) e il 75% in meno della portata limite per l’intrusione del cuneo salino.

Piemonte e Val d’Aosta ai minimi storici

In Piemonte i fiumi sono ai minimi termini: il Tanaro scende ad una portata di soli 2,5 mc/sec vale a dire il 10% circa di quella del 2021, anno già di grave crisi. Un importante calo si registra anche sulla Sesia mentre, tra gli altri corsi d’acqua, sono praticamente azzerati i flussi negli alvei di  Agogna, Chisola, Ellero, Sangone, Orba, Bormida, mentre Chisone e Dora Riparia sono dimezzati rispetto all’anno scorso ed  il Toce è al 30% della portata 2021. Le dighe della Baraggia Biellese e Vercellese (Ingagna, Ostola e Ravasanella) trattengono 6,35 milioni di metri cubi d’acqua, quando ne dovrebbero contenere circa il doppio.

In Valle d’Aosta, dove a Luglio non è praticamente piovuto, si riduce la portata della Dora Baltea, che rimane però sopra la media storica.

Lombardia e Veneto portate dimezzate

In Lombardia, le portate del fiume Adda sono dimezzate anche rispetto  a quelle dell’annus horribilis 2017 e alle riserve idriche regionali manca ben 1 miliardo di metri cubi rispetto alla media (fonte: ARPA Lombardia).

Scendono ancora i livelli del fiume Adige in Veneto  e si attestano su valori oltre 2 metri inferiori a quelli dell’anno scorso; è di quasi un metro e mezzo, invece, la differenza con il livello del 2021 per la Livenza, mentre il Piave è calato di oltre 60 centimetri  in soli 7 giorni.

Centro Italia in crisi

Grave è anche la situazione del Centro-Italia, dove sul Lazio è eccezionale il deficit pluviometrico, fin qui registrato  principalmente sulle province di Roma e Viterbo (in particolare, lungo il litorale). Quasi dappertutto sono caduti un centinaio di millimetri di pioggia in quasi 8 mesi e il record negativo è detenuto da Ladispoli con soli 94 mm. Costante è il calo dei laghi di  Bracciano, arrivato a -32 cm rispetto all’anno scorso  e di Nemi, che ha  raggiunto  –96  cm sul 2021, ma anche il bacino di Turano cala di quasi un centimetro al giorno. Nettamente inferiori alla media restano le portate del fiume Aniene, mentre quelle di Liri e Sacco sono ai minimi dal 2017. Sono tornati sostanzialmente in linea con gli anni scorsi, invece, i livelli del Tevere.

In Umbria, dove è piovuto pochissimo, i laghi di San Casciano e di Chiusi permangono a livelli minimi, mentre il bacino  di Corbara è sceso di 58 centimetri in 7 giorni.

Adempiendo al compito di dare acqua alle campagne, calano i livelli nei bacini delle Marche, scesi di circa 1,3 milioni di metri cubi in una settimana, contenendone ora poco più di  42 milioni, ma rimanendo al di sopra dei livelli del 2021.

Permane grave la condizione dei corsi d’acqua in Toscana, dove il fiume Serchio registra una portata addirittura più che dimezzata rispetto a quella del Deflusso Minimo Vitale, così come l’Ombrone, da settimane in condizioni critiche (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana). In Lucchesia, il 2022 è stato finora il quinto anno più secco da oltre un secolo, ma il più siccitoso degli ultimi 19 anni per quanto riguarda la città di Lucca (fino a giugno 2022 sono caduti solo mm. 302,8 di pioggia a fronte di una media di mm. 568,9). Nel bacino del lago di Massaciuccoli la pioggia caduta è stata invece di 221 millimetri, cioè la metà di quanto piove normalmente. A risentirne è proprio il bacino lacustre,  dove sono stati ridotti i prelievi idrici.

Difficoltà anche al Sud

Per quanto riguarda il Sud Italia,  in Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Sele e Volturno appaiono in calo, mentre è stabile il Sarno. Si segnalano in discesa i volumi idrici nei bacini del Cilento (l’invaso di Piano della Rocca è al 53% del riempimento e trattiene quasi il 20% in meno rispetto al 2021)  e nel lago di Conza (quasi 5 milioni di metri cubi in meno rispetto all’anno scorso). Pertanto, permane stabile la condizione di siccità nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno.

Infine, negli invasi di  Basilicata in 7 giorni l’acqua trattenuta è calata di quasi 13 milioni di metri cubi, raggiungendo un deficit di oltre 38 milioni sui livelli dell’anno scorso (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale), mentre è di circa 11 milioni di metri cubi la discesa di risorsa idrica nei bacini della  Puglia, dove però si registra un confortante +10,22 milioni di metri cubi sul 2021.

 Uso razionale e invaso delle acque

«La siccità di quest’anno ha caratteri nuovi e di assoluta gravità, perché l’assenza di pioggia e neve sta intaccando anche riserve idriche, destinate prioritariamente all’uso potabile, provocando un deficit, che si protrarrà nel tempo – evidenzia Francesco Vincenzi, presidente Anbi - Non intervenire urgentemente con un piano di infrastrutture per la raccolta delle acque piovane, come i 10mila laghetti proposti da noi e Coldiretti, espone i territori al ripetersi di crisi sempre più devastanti, perché ricadenti su contesti già idricamente indeboliti».

«I prelievi d’acqua a profondità maggiori – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – comportano gravi rischi per l’equilibrio idrogeologico. La risposta alla siccità non può essere la cultura del pozzo, bensì l’utilizzo razionale delle risorse di superficie, che devono essere incrementate, diminuendo la percentuale d’acqua, che termina inutilizzata in mare ed oggi pari all’89% dei circa 3 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sul nostro Paese».