Benvenuti nel Blog di Claudio Martinotti Doria, blogger dal 1996


"Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", motto dell'Ordine dei Cavalieri Templari, Pauperes commilitones Christi templique Salomonis

"Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue" (aneddotica orientale, paragonabile alla nostra "chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane")

"Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell'Occidente è che perdono la salute per fare soldi. E poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere nè il presente nè il futuro. Sono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."
(Dalai Lama)

"A l'è mei mangè pan e siuli, putòst che vendsi a quaicadun" (Primo Doria, detto "il Principe")

"Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci." Mahatma Gandhi

L'Italia non è una nazione ma un continente in miniatura con una straordinaria biodiversità e pluralità antropologica (Claudio Martinotti Doria)

Il proprio punto di vista, spesso è una visuale parziale e sfocata di un pertugio che da su un vicolo dove girano una fiction ... Molti credono sia la realtà ed i più motivati si mettono pure ad insegnare qualche tecnica per meglio osservare dal pertugio (Claudio Martinotti Doria)

Lo scopo primario della vita è semplicemente di sperimentare l'amore in tutte le sue molteplici modalità di manifestazione e di evolverci spiritualmente come individui e collettivamente (È “l'Amor che move il sole e le altre stelle”, scriveva Dante Alighieri, "un'unica Forza unisce infiniti mondi e li rende vivi", scriveva Giordano Bruno. )

La leadership politica occidentale è talmente poco dotata intellettualmente, culturalmente e spiritualmente, priva di qualsiasi perspicacia e lungimiranza, che finirà per portarci alla rovina, ponendo fine alla nostra civiltà. Claudio Martinotti Doria

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Patriă Montisferrati

Patriă Montisferrati
Cliccando sullo stemma del Monferrato potrete seguire su Casale News la rubrica di Storia Locale "Patriă Montisferrati", curata da Claudio Martinotti Doria in collaborazione con Manfredi Lanza, discendente aleramico del marchesi del Vasto - Busca - Lancia, principi di Trabia

Come valorizzare il Monferrato Storico

La Storia, così come il territorio e le sue genti che l’hanno vissuta e ne sono spesso ignoti ed anonimi protagonisti, meritano il massimo rispetto, occorre pertanto accostarsi ad essa con umiltà e desiderio di apprendere e servire. In questo caso si tratta di servire il Monferrato, come priorità rispetto a qualsiasi altra istanza (personale o di campanile), riconoscendo il valore di chi ci ha preceduti e di coloro che hanno contribuito a valorizzarlo, coinvolgendo senza preclusioni tutte le comunità insediate sul territorio del Monferrato Storico, affinché ognuna faccia la sua parte con una visione d’insieme ed un’unica coesa identità storico-culturale condivisa. Se ci si limita a piccole porzioni del Monferrato, per quanto significative, si è perdenti e dispersivi in partenza.

Sarà un percorso lungo e lento ma è l’unico percorribile se si vuole agire veramente per favorire il Monferrato Storico e proporlo con successo come un’unica entità territoriale turistico culturale ed economica …

Casi di uso illegale di cadaveri palestinesi compreso il furto di organi e il loro utilizzo nei laboratori delle scuole di medicina universitarie israeliane.

 Il mistero della fossa comune con 180 morti nell'ospedale di Gaza ...

Gaza: 300 corpi senza testa, reni, occhi..

Ma le nostre tv riempiono di allarmi su Scurati censurato e il fascismo in Italia..

Una fossa comune creata dall’IDF è stata scoperta in un ospedale di Gaza, dove i civili palestinesi sembrano essere stati vittime di un raccapricciante massacro.
Ginevra – L’esercito israeliano detiene i corpi di dozzine di palestinesi uccisi durante il genocidio nella Striscia di Gaza iniziato il 7 ottobre, e Euro-Med Human Rights Monitor ha chiesto la creazione di un comitato investigativo internazionale indipendente sui sospetti furti di organi.

Euro-Med Monitor ha documentato la confisca da parte dell’esercito israeliano di dozzine di cadaveri dal complesso medico Al-Shifa e dall’ospedale indonesiano nel nord della Striscia di Gaza, e di altri nelle vicinanze del cosiddetto “corridoio sicuro” (Salah al-Din Road) destinata agli sfollati diretti verso le parti centrali e meridionali della Striscia.

Secondo Euro-Med Monitor, l’esercito israeliano ha anche dissotterrato e confiscato i corpi di una fossa comune allestita più di 10 giorni fa in uno dei cortili del complesso medico Al-Shifa.

Mentre dozzine di cadaveri sono stati consegnati al Comitato internazionale della Croce Rossa, che a sua volta li ha trasportati nel sud della Striscia di Gaza per completare il processo di sepoltura, l’esercito israeliano trattiene ancora i corpi di dozzine di persone morte.

Preoccupazioni per il furto di organi dai cadaveri sono state sollevate da Euro-Med Monitor, che ha citato rapporti di professionisti medici di Gaza che hanno esaminato rapidamente alcuni corpi dopo il loro rilascio. Questi professionisti medici hanno trovato prove di furto di organi, comprese coclee e cornee mancanti, nonché altri organi vitali come fegato, reni e cuore.

I medici di diversi ospedali di Gaza hanno detto al team di Euro-Med Monitor che il furto di organi non può essere provato o smentito unicamente da una visita medico legale, dal momento che più corpi sono stati sottoposti a procedure chirurgiche prima della morte. Hanno affermato che era impossibile per loro condurre un esame analitico completo dei cadaveri recuperati a causa degli intensi attacchi aerei e di artiglieria e dell’afflusso di civili feriti, ma hanno rilevato diversi segni di un possibile furto di organi da parte dell’esercito israeliano.

Israele ha una lunga storia nel trattenere i corpi dei palestinesi morti, ha detto Euro-Med Monitor, poiché conserva i resti di almeno 145 palestinesi nei suoi obitori e di circa 255 nel suo “Cimitero dei Numeri”, che è vicino al confine giordano e vietati al pubblico , oltre a 75 persone scomparse che non sono state identificate da Israele.

Secondo l’organizzazione per i diritti con sede a Ginevra, Israele conserva i corpi dei palestinesi morti in quelle che definisce “tombe di combattenti nemici”, che sono fosse comuni nascoste situate in luoghi particolari come zone militari chiuse, dove sepolture e sepolture vengono condotte segretamente. . I resti o i corpi dei morti sono contrassegnati solo con placche metalliche.

Secondo un precedente rapporto di Euro-Med Monitor, le autorità israeliane hanno conservato i cadaveri dei palestinesi a temperature sotto lo zero – a volte inferiori a 40 gradi Celsius – per garantire che rimanessero indisturbati e per nascondere eventualmente il furto di organi.

Secondo il gruppo per i diritti umani, Israele ha recentemente reso legale detenere i corpi dei palestinesi morti e rubare i loro organi. Una di queste decisioni è la sentenza della Corte Suprema israeliana del 2019 che consente al sovrano militare di seppellire temporaneamente i corpi in quello che è noto come il “Cimitero dei Numeri”. Entro la fine del 2021, la Knesset (o Parlamento) israeliana aveva approvato leggi che consentivano all’esercito e alla polizia di trattenere i corpi dei palestinesi morti.

Negli ultimi anni sono stati segnalati casi di uso illegale di cadaveri palestinesi detenuti da Israele, compreso il furto di organi e il loro utilizzo nei laboratori delle scuole di medicina universitarie israeliane.

La dottoressa israeliana Meira Weiss ha rivelato nel suo libro Over Their Dead Bodies che gli organi prelevati da palestinesi morti sono stati utilizzati nella ricerca medica presso le facoltà di medicina delle università israeliane e sono stati trapiantati nei corpi di pazienti ebrei-israeliani. Ancora più preoccupanti sono le ammissioni fatte da Yehuda Hess, ex direttore dell’Istituto israeliano di medicina forense Abu Kabir, sul furto di tessuti umani, organi e pelle di palestinesi morti per un periodo di tempo senza che i loro parenti ne fossero a conoscenza o approvassero.

Si ritiene che Israele sia il principale centro del commercio illegale globale di organi umani, secondo un’indagine del 2008 della rete americana CNN, che ha anche rivelato che Israele ha partecipato al furto di organi di palestinesi morti per uso illegale.

Euro-Med Monitor ha confermato che Israele è l’unico paese che detiene sistematicamente i cadaveri delle persone che uccide ed è classificato come uno dei maggiori centri mondiali per il commercio illegale di organi umani con il pretesto di “deterrenza per la sicurezza” e in totale violazione delle carte e degli accordi internazionali.

I nazisti mai avrebbero nemmeno pensatto cose simili

Nel 2023 la spesa militare mondiale ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un aumento del 6,8%

 Spesa militare globale aumentata a 2,24 trilioni $ nel 2022 - Pars Today

Le spese militari globali hanno raggiunto il record di 2440 miliardi in un anno

23 Aprile 2024 

https://www.lindipendente.online/2024/04/23/le-spese-militari-globali-hanno-raggiunto-il-record-di-2440-miliardi-in-un-anno/

 

Nel 2023 la spesa militare mondiale ha raggiunto il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari, con un aumento del 6,8% in termini reali rispetto al 2022. Si tratta dell’aumento su base annua più marcato dal 2009 e, a partire dallo stesso anno, è la prima volta che si registra un aumento della spesa militare in tutte e cinque le regioni geografiche – Europa, Asia e Oceania, Medio Oriente, Africa e Americhe – con aumenti particolarmente elevati registrati nelle prime tre. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) sulla spesa militare globale. «L’aumento senza precedenti della spesa militare è una risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza», ha affermato Nan Tian, ​​ricercatore senior presso il Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI, aggiungendo che «Gli stati stanno dando priorità alla forza militare, ma rischiano una spirale di azione-reazione nel panorama geopolitico e di sicurezza sempre più instabile». Secondo il rapporto, a contribuire maggiormente alle spese militari globali sono state la guerra in Ucraina, ma anche le crescenti tensioni geopolitiche in Asia e Oceania e in Medio Oriente. I due primi Paesi al mondo per spesa militare sono Stati Uniti e Cina, seguiti da Russia, India, Arabia Saudita, Regno Unito, Germania, Ucraina, Francia e Giappone. Insieme, i primi dieci Paesi che spendono di più per spesa militare hanno rappresentato i tre quarti della spesa complessiva mondiale (74%) nel 2023, pari a 1799 miliardi di dollari, ossia 105 miliardi in più rispetto all’anno precedente.

Stati Uniti e Cina rappresentano, rispettivamente, il 37 e il 12 per cento della quota complessiva – quasi la metà della spesa globale – con aumenti del 2,3 e del 6 per cento rispetto al 2022. Washington, con 916 miliardi di spesa nel 2023, rimane di gran lunga il più grande investitore nel settore militare al mondo: il governo a stelle e strisce, inoltre, ha speso il 9,4 per cento in più in “ricerca, sviluppo, test e valutazione” rispetto al 2022, nel tentativo di tutelare il primato del Paese nell’ambito della tecnologia militare. La Cina, invece, ha stanziato una quota di 296 miliardi di dollari nel 2023 per le spese militari, con un aumento del 6% rispetto al 2022. Gli investimenti nel settore militare di Pechino rappresentano la metà della spesa complessiva nella regione asiatica e le sue spese in questo ambito sono aumentate ininterrottamente per 29 anni, facendo incrementare anche la spesa degli Stati vicini: il Giappone ha stanziato 50,2 miliardi di dollari per le sue forze armate nel 2023, ovvero l’11% in più rispetto al 2022, mentre la spesa militare di Taiwan è cresciuta dell’11% nel 2023, raggiungendo 16,6 miliardi di dollari. «La Cina sta indirizzando gran parte del suo crescente budget militare per aumentare la prontezza al combattimento dell’Esercito popolare di liberazione», ha affermato Xiao Liang, ricercatore del Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI, spiegando che «Ciò ha spinto i governi di Giappone, Taiwan e altri a rafforzare in modo significativo le proprie capacità militari, una tendenza che accelererà ulteriormente nei prossimi anni».

La Russia, che occupa il terzo posto nella classifica delle prime 10 nazioni che spendono di più in armamenti, ha aumentato del 24% i suoi investimenti bellici per un totale di 109 miliardi di dollari nel 2023, segnando un aumento del 57% rispetto al 2014, anno in cui la Crimea ha aderito alla Federazione russa. Nel 2023 la spesa militare russa rappresentava il 16% della spesa pubblica totale e il suo onere militare (spesa militare in percentuale del prodotto interno lordo, PIL) era del 5,9%. Allo stesso tempo, gli aiuti militari forniti all’Ucraina a partire dal 2022 hanno diminuito il divario con la Russia relativamente alle spese militari: il dispendio militare dell’Ucraina nel 2023 è stato pari al 59% di quello della Russia. Tuttavia, durante l’anno l’Ucraina ha ricevuto almeno 35 miliardi di dollari in aiuti militari, di cui 25,4 miliardi dagli Stati Uniti, raggiungendo così il 91% della spesa russa. Gli altri principali attori globali a livello di armamenti sono l’India e l’Arabia Saudita: Nuova Delhi ha incrementato del 4,2% i suoi investimenti in armamenti rispetto al 2022, raggiungendo una spesa di 83,6 miliardi di dollari. Ciò è dovuto anche alla priorità del governo di rafforzare la prontezza delle forze armate a causa delle tensioni con Cina e Pakistan.

Per quanto riguarda il Medio Oriente, la quota in armamenti è aumentata del 9% raggiungendo i 200 miliardi di dollari nel 2023. Si tratta del tasso di crescita annuale più alto registrato nella regione negli ultimi dieci anni. La spesa militare israeliana, la seconda più grande nella regione dopo l’Arabia Saudita, è cresciuta del 24% per raggiungere i 27,5 miliardi di dollari nel 2023. Al quarto posto per spese militari nella regione si posiziona l’Iran con 10,3 miliardi di dollari. Secondo i dati disponibili, la quota della spesa militare destinata al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica è cresciuta dal 27% al 37% tra il 2019 e il 2023.

In Africa la spesa bellica del 2023 è stata superiore del 22% rispetto all’anno precedente e, in termini percentuali, il più marcato aumento a livello globale è stato registrato dalla Repubblica Democratica del Congo (+105 per cento), seguita dal Sud Sudan (+78 per cento). L’aumento delle spese militari a livello mondiale è un chiaro sintomo delle tensioni internazionali e del cambio di equilibri e dei rapporti di forza tra grandi potenze. Una situazione che, lungi dall’essere vicina alla de-escalation – potrebbe dover ancora raggiungere l’apice.

[di Giorgia Audiello]

 

Il maggior responsabile dell’elargizione di 95 miliardi di dollari all’Ucraina e a Israele è lo stesso che finge di opporsi alle “dispendiose” guerre estere dell’America. Donald Trump

 

Trump ha svenduto la sua base elettorale per 95 miliardi di dollari di finanziamenti all’Ucraina e a Israele

Rep. Mike Johnson discusses joining Trump legal team, says “this whole ...

Mike Whitney
unz.com

L’America per ultima. L’America per ultima. È tutto qui. L’America ultima, ogni singolo giorno. – Rappresentante Marjorie Taylor Greene

Il maggior responsabile dell’elargizione di 95 miliardi di dollari all’Ucraina e a Israele è lo stesso che finge di opporsi alle “dispendiose” guerre estere dell’America. Donald Trump. È stato Trump a consultarsi con il presidente della Camera Mike Johnson sul contenuto del pacchetto di aiuti all’Ucraina, così come è stato Trump a concepire l’idea di emettere prestiti invece di distribuire la classica elemosina assistenziale. È stato anche Trump a dire:

“Sono al fianco dello Speaker” (Mike Johnson), dopo di che ha aggiunto: “Johnson sta facendo ‘un ottimo lavoro’”.

Un “ottimo lavoro”?

Quindi, collaborare segretamente con la leadership democratica per far passare un disegno di legge che “riautorizza il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) a spiare il popolo americano senza un mandato, (vieta Tik Tok) finanzia totalmente il Dipartimento di Giustizia di Joe Biden che ha incriminato 91 volte il presidente Trump e dà all’FBI, la gestapo politica di Biden, un edificio nuovo di zecca più grande del Pentagono”, mentre non fornisce un centesimo per proteggere il confine meridionale dalle torme di persone che entrano illegalmente nel Paese, è fare un “ottimo lavoro”?

La domanda che tutti dovremmo porci è: perché Trump ha deciso di partecipare a questa truffa? Continua a dire che, se fosse presidente, porrebbe fine alla guerra in Ucraina in un giorno. Se è sincero su questo punto, allora perché ha collaborato a una legge che trascinerà la guerra per un altro anno o due? Questo è un post su Twitter dell’analista politico Michael Tracey:

Missione compiuta. È fatta: Donald Trump e il GOP della Camera hanno appena portato a termine uno dei più epici imbrogli della storia politica, con Trump personalmente responsabile della più grande distribuzione di fondi per l’Ucraina attraverso il suo emissario, “MAGA Mike Johnson” (come Trump lo chiama affettuosamente). I 61 miliardi di dollari approvati questo pomeriggio sono probabilmente sufficienti a sostenere la brutale e inutile guerra di trincea per almeno un altro anno o due. Questo dopo che i media avevano strillato che Trump e i repubblicani MAGA avevano subito il lavaggio del cervello da Putin e non avrebbero mai finanziato l’Ucraina. Questa colossale bufala continua – solo che questa volta l’ha fatta Trump…. Michael Tracey, Twitter

E la risposta di Luca Cabrilo:

Michael hai ragione al 100%. Trump avrebbe potuto far naufragare questa mostruosa legge in qualsiasi momento, se avesse voluto, ma non l’ha fatto. Ha persino permesso a MAGA Mike di andare in TV e dire che lui e Trump sono “d’accordo al 100%” sul finanziamento dell’Ucraina. Trump ha fregato la sua base su questo, non c’è altro modo per dirlo.

Ancora Michael Tracey: Non si è limitato a “non farla naufragare”, ma ne ha personalmente facilitato l’approvazione.

Ecco altri retroscena svelati da Tracey:

Il disegno di legge, concepito dopo consultazioni tra Mike Johnson e Trump, dà misteriosamente al Presidente la possibilità di condonare il presunto “prestito” all’Ucraina – subito dopo le elezioni di novembre…

E se questo non è abbastanza sfacciato per voi, ecco la fregatura: i fondi ammissibili per il “condono del prestito” sono gli apporti diretti di bilancio all’Ucraina – vale a dire i soldi che pagano gli stipendi dei lavoratori del governo ucraino e così via – NON gli “aiuti” militari, che comprendono la stragrande maggioranza del pacchetto. Quindi, solo 8 miliardi di dollari dei 61 miliardi stanziati per l’Ucraina sono *ammissibili* per la “remissione del prestito” secondo i termini di questa legge gargantuesca. E anche questo è un “prestito” fasullo, tanto per cominciare: non dovrà mai essere restituito! Ecco quindi l’ultimo inganno di Trump/Johnson, mentre il GOP della Camera si prepara a far passare la più grande infusione di dollari americani all’Ucraina dall’inizio della guerra. Il tutto con la benedizione di Trump, come Johnson ha inequivocabilmente chiarito. Per sottolineare la sua stretta collaborazione con Trump, Johnson ha trascorso gli ultimi giorni a fare il giro di vari media conservatori, pubblicizzando l’inclusione del “concetto di prestito” di Trump nella legge. Michael Tracey

È tutto un grande gioco di prestigio e Trump sta giocando per migliorare le sue prospettive politiche. In quale altro modo si spiegherebbe la sua performance in questa squallida farsa?

Trump ovviamente sa che il suo ritorno alla Casa Bianca richiederà un compromesso significativo con i falchi della sicurezza nazionale e i Sionisti che dirigono il governo. Quindi, non dovremmo essere troppo sorpresi dal fatto che ora stia cercando di accattivarsi il loro favore. Ma, per tutti quelli che pensavano che Trump fosse un uomo di parola, questa deve essere una vera e propria rivelazione. Pensavano che ci si potesse fidare di lui, ma ora è evidente che è solo un altro truffatore della Beltway che cerca di ingraziarsi l’élite di Washington per poter infilare il suo misero culo nello Studio Ovale. Ecco altre informazioni da Tracey:

Mi spiace fare il “disco rotto”, ma l'”elefante nella stanza” qui è proprio Donald J. Trump. …. Trump ha persino avvertito direttamente la deputata Marjorie Taylor Greene di non estromettere Johnson, durante la loro conferenza stampa congiunta a Mar-a-Lago lo scorso venerdì 12 aprile – poco prima che Johnson svelasse la sua strategia di finanziamento della guerra, per la quale dichiara con orgoglio di essersi assicurato l’approvazione di Trump. Il disegno di legge contiene persino la ripetuta richiesta di Trump di strutturare il finanziamento dell’Ucraina come un cosiddetto “prestito”! Johnson proclama che lui e Trump sono “uniti al cento per cento” su tutto questo (citazione diretta)…

Trump ha usato il suo enorme capitale politico di tre volte candidato repubblicano alla presidenza e ha fatto in modo che il sistema politico americano si mobilitasse in perfetta armonia per spendere 100 miliardi di dollari in una guerra infinita. Michael Tracey

Se Trump è disposto a svolgere un ruolo così doppio nell’assicurare i finanziamenti per le guerre perpetue del MIC, allora perché mai i veri conservatori dovrebbero votare per lui?

Una delle poche persone che ha agito con onore in questo fiasco è la deputata Marjorie Taylor Greene, che è chiaramente uno dei pochi membri del Congresso a cui importa veramente del popolo americano. Ieri, dopo il voto sul pacchetto di aiuti all’Ucraina, la Greene ha pronunciato un’epica arringa in aula. Naturalmente, la sua accorata presentazione non è apparsa da nessuna parte sui media venduti, quindi ho trascritto la maggior parte delle sue parole. Vale la pena di dedicarci un po’ di tempo:

…. I contribuenti statunitensi hanno già inviato 113 miliardi di dollari all’Ucraina, e gran parte di quel denaro è già sparito. Questo è un esempio di un modello di business malato che il governo statunitense vuole continuare….. Il Congresso vota per finanziare guerre all’estero che il popolo americano non sostiene….. Il popolo americano non sostiene un modello di business basato su sangue, omicidi e guerre in Paesi stranieri, mentre il governo non fa nulla per proteggere i nostri confini.

Il popolo americano ha un debito di oltre 34.000 miliardi di dollari e il debito aumenta di 40 miliardi di dollari ogni notte, mentre tutti dormiamo. Ma non si fa nulla per mettere in sicurezza il nostro confine o per ridurre il nostro debito. L’inflazione continua a salire ogni giorno e gli americani possono a malapena permettersi di pagare la spesa, di mettere la benzina nell’auto e di pagare l’affitto. Inoltre, le rate medie dei mutui superano i 3000 dollari, mentre tre anni fa erano solo 1700. I giovani americani non pensano che saranno mai in grado di comprare una casa, eppure oggi questo Congresso pensa che la cosa più importante da fare sia inviare altri 61 miliardi di dollari alla guerra in Ucraina, una guerra che il popolo americano – per il 70% – non sostiene!

… Ma oggi, la cosa più importante da fare, secondo il Congresso, non è ridurre la spesa, o far scendere l’inflazione, o mettere in sicurezza il nostro confine che viene invaso ogni singolo giorno da persone provenienti da oltre 160 Paesi diversi… Abbiamo più di 1,8 milioni di “clandestini” e non sappiamo chi siano queste persone… eppure abbiamo persone in questo stesso Congresso che “fanno i duri” e dicono: “Dobbiamo sconfiggere la Russia. Oh, dobbiamo proteggere l’Ucraina”, eppure tutti voi non siete disposti a proteggere i cittadini americani che pagano il vostro stipendio, pagano per tenere accese le luci e pagano per far funzionare il governo federale. E per cosa?

Per niente! L’Ucraina non è nemmeno un membro della NATO, ma tutto ciò che si sente dire a Washington DC è: “Oh, dobbiamo continuare a tassare i sudati guadagni degli americani affinchè gli ucraini continuino ad essere uccisi e un’intera generazione di giovani uomini venga spazzata via, così ci saranno (migliaia di) vedove e orfani senza padre e non abbastanza uomini per lavorare nelle loro industrie”. Oh, ma voi sostenete davvero l’Ucraina. (sarcasmo) Che tipo di sostegno è? È ripugnante!

Vergogna al governo americano! Vergogna al governo americano! Se vogliamo sostenere le nostre forze armate, allora sosteniamo le nostre forze armate. Dovremmo costruire le nostre armi e le nostre munizioni, non mandarle in Paesi stranieri per uccidere degli starnieri.

E se questo organismo fosse quello che pretende di essere, ognuno di noi chiederebbe la pace in Ucraina, la pace per queste persone, in modo che non debbano più morire. Ma non si sente mai nessuno chiedere la pace. No, no, no. La pace è l’ultima cosa che Washington vuole, perché non si adatta al modello di business. Un modello di business che, a detta loro, costruisce l’economia americana e protegge i posti di lavoro americani. Che modello di business disgustoso. Dovremmo avere un modello di business che serva a costruire le aziende americane e i posti di lavoro americani per servire gli interessi americani e le nostre forze armate, e il nostro governo dovrebbero preoccuparsi di proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America e degli americani che pagano con le loro sudate tasse per finanziare tutto questo.

L’America per ultima. L’America per ultima. È tutto qui. L’America ultima, ogni singolo giorno.
Rappresentante Marjorie Taylor Greene

Brava, Marjorie Taylor Greene. Lei parla a nome di molti di noi.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/trump-sold-out-his-base-to-shovel-95-billion-to-ukraine-and-israel/
21.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

L'economista du Draghi Francesco Giavazzi cambia rotta: “Il debito pubblico non va ripagato”

 Così si muove il prof Francesco Giavazzi, l’unico vicepremier di Draghi ...

Giavazzi, l’economista di Draghi: “Il debito pubblico non va ripagato”

Francesco Giavazzi economista di lungo corso, ispiratore di tutte le azioni messe in atto dall'ex governatore della Banca Centrale Europea e da sempre sostenitore delle politiche austere per ridurre il debito degli stati, improvvisamente cambia rotta e nel suo editoriale sul Corriere ci informa che: "Occorre abbandonare l’idea che il debito sia solo un onere trasmesso alle generazioni future" - Ci prendono in giro e nemmeno si preoccupano più di nasconderlo.


di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

Quante volte dalla bocca dei nostri politici (non ultimo l’attuale premier Giorgia Meloni) e dagli strilli di quella che è la stampa di regime, avete dovuto ascoltare che il debito pubblico è l’onere che lasceremmo sulle spalle dei nostri figli, costretti a ripagarlo con il loro sudore?

Sul dogma neoliberista di dover ridurre i debiti pubblici degli stati, sappiamo bene è stato costruito questo folle, per non dire delinquenziale, progetto; oggi rappresentato dall’Unione Europea, al quale sia Giavazzi che Mario Draghi hanno dato il loro più che totale contributo e supporto.

Oggi, dopo quasi tre decadi, con il continente europeo fatto a pezzi in termini di aumento della povertà relativa ed assoluta, proprio a causa di dette politiche economiche, il professor Francesco Giavazzi, come d’incanto, ci annuncia nel suo editoriale pubblicato sul Corriere della Sera, che il debito pubblico non rappresenta più il male assoluto:

“Occorre abbandonare l’idea che il debito sia solo un onere trasmesso alle generazioni future. Se indebitarsi oggi per investire, consentirà ai nostri nipoti di vivere in un continente libero, e che cresce perché collocato sulla frontiera della tecnologia, ripagare il debito sarà un onere minore. Anche perché il debito pubblico non deve necessariamente essere «ripagato»: l’importante è ridurre il rapporto fra il debito e il Pil, e questo dipende dalla crescita. Alla scadenza il debito pubblico può sempre essere rimborsato ri-emettendo altri titoli. Così è stato ad esempio negli anni Sessanta, quando i debiti contratti per combattere la Seconda Guerra Mondiale svanirono in meno di un decennio”. [1]

Noi economisti liberi, che per anni abbiamo lottato e lottiamo ancora contro le immani falsità che Giavazzi ed i suoi fratelli neo-liberal ci propinano, lette queste ultime righe.. ci sembra di sognare!

Quante volte ho fatto presente nei miei articoli che il debito pubblico non ha natura debitoria e non esiste la ben che minima necessità di ripagarlo!? Non solo, la realtà dei fatti ci dice che mai nessun debito pubblico di alcun paese al mondo è stato ripagato in termini nominali da almeno duecento anni a questa parte e ciò è confermato anche dalla realtà contabile che li vede aumentare ininterrottamente nello stesso arco temporale.

Quante volte ho ripetuto fino allo sfinimento, di fronte a chi non ha mai voluto crederlo, che alla scadenza i titoli del Tesoro vengono rinnovati in quello che è una sorta di rollover infinito. Una vera e propria partita di giro, insignificante in termini di debito, fra il Tesoro stesso e la Banca Centrale. Tenere titoli del debito pubblico in mani private è solo e soltanto una decisione di politica fiscale, presa dai governi e le banche centrali per fornire un reddito da interesse a chi ha risparmio. I titoli visto potrebbero essere detenuti interamente, in piena tranquillità, dalla banca centrale stessa o addirittura eliminati e gestire più semplicemente il rapporto di finanziamento della spesa pubblica mediante un conto corrente di corrispondenza.

Ora, tutto questo ce lo conferma anche Giavazzi: “Alla scadenza il debito pubblico può sempre essere rimborsato ri-emettendo altri titoli”.

E voi che mi leggete, direte.. finalmente! Si sono accorti dei loro errori dopo che hanno lasciato dietro di sé una autostrada piena di poveri e precari e quindi.. da domani si torna a vivere!

Ma neanche per sogno!

L’inversione a trecentosessanta gradi di Giavazzi rientra in quello che è il cambiamento di pelle in corso di Mario Draghi di cui vi avevo già parlato in un articolo del febbraio scorso. Un cambiamento necessario per autocandidarsi a salvatore dell’Europa attuale che lui stesso ha contribuito a distruggere.

Il cambiamento non è certo animato dal voler far tornare a vivere la gente, stremata da decenni di debiti con banche, Stato e monopoli di natura pubblica oggi in mani private, bensì dall’esigenza che oggi ha il Potere di dover spendere – udite, udite – per armare gli ucraini e farli combattere fino all’ultimo uomo, costruire una difesa autonoma; e poi fare ricerca per la transizione energetica.

Tra le tante cose da fare per cui Giavazzi ritiene giustificato un aumento di quello che lui definisce il debito buono, come potete notare, non compare minimamente quella di garantire agli italiani e quindi agli europei, un lavoro sufficientemente remunerativo per provvedere in modo dignitoso al mantenimento e la crescita delle loro famiglie.

E poi ci si meraviglia perché non si fanno figli nel belpaese e del conseguente e preoccupante calo demografico!

In sintesi, traducendo le parole di Giavazzi con la schiettezza che da sempre mi contraddistingue: il debito buono sarebbe quello necessario per contribuire a sterminare gli ucraini e quello cattivo (da non fare), quello per impedire agli italiani di nascere!

Ora se non è diabolico un pensiero che prevede di spendere soldi per uccidere e non spenderli per far nascere, ditemi voi cos’altro ci può essere di più diabolico nel mondo!?

Il debito, dice Giavazzi, deve essere fatto necessariamente a livello europeo e per giustificare l’ennesima fandonia dottrinale, necessaria a propagandare la voglia sempre più crescente di rendere l’Europa una federazione, l’economista di Draghi scomoda persino la storia ed addirittura uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, Alexander Hamilton:

“La lezione americana è che un debito pubblico comune non solo consente di creare uno Stato forte: nessuna delle vecchie ex-colonie lo sarebbe stata da sola. Aiuta anche a trasformare un’entità politica in uno Stato, obbligando i nuovi cittadini a comporre interessi talora contrapposti”.

Parole prive di ogni significato, utili solo – come già detto – per condurre l’opinione pubblica ad accettare gli Stati Uniti d’Europa come un qualcosa di benefico e necessario per i popoli. Ma Giavazzi non spiega perché – dato che il debito pubblico non è più un problema – quelle stesse cose, ammesso e non concesso che siano desiderabili, non si possano fare a livello nazionale. Ci sono decine di Nazioni sul pianeta, più piccole dell’Italia che competono efficacemente sui mercati internazionali. Perché la Corea del Sud e la Svizzera (due esempi a caso, per non parlare del Giappone) possono farlo e noi no?

Senza contare il fatto che la UE esiste dal 1992 e, da allora, anziché essere fattore di maggiore competitività, siamo solo indietreggiati nei confronti del resto del mondo.

Veramente il professore dovrebbe spiegarci come dei numeri creati dal nulla su un computer di una banca centrale sarebbero considerati un debito se a farlo è un paese europeo singolarmente, mentre non lo sarebbero se a crearli è la Bce per conto di tutti.

Il professor Giavazzi ci dovrebbe una spiegazione anche riguardo alla frase “l’importante è ridurre il rapporto fra il debito e il Pil” – visto che già da tempo, lo stesso economista che partorì i due famosi parametri che guidano il fiscal compact – il professore francese Abeille – ci ha confessato che tale rapporto è privo di base scientifica.

 

Ma è alla fine che il diavolo mostra il suo vero volto:

“Un modo per iniziare a creare una quantità rilevante di debito comune è liberare la Bce dai titoli che la banca ha acquistato quando (fra il 2014 e il 2022) questi acquisti erano necessari per evitare che l’inflazione diventasse negativa. Si potrebbe cominciare costruendo un’Agenzia europea del debito e spostandovi i titoli oggi posseduti dalla Bce, lasciando ovviamente in capo ai singoli Paesi l’onere di pagarne gli interessi. Un onere che è anche l’impegno verso un’Unione sempre più forte”.

Secondo Giavazzi, dopo aver affermato che il debito pubblico non rappresenta un problema, dovremmo procedere a liberare la Bce da questi pericolosissimi numeri che giacciono dentro i suoi computer e girarli sui computer di quella che Giavazzi stesso indica come una costituenda Agenzia del debito – “lasciando ovviamente in capo ai singoli Paesi l’onere di pagarne gli interessi” – ma certo, non vorremmo mica privare quella ristretta cerchia di famiglie che comandano il mondo dell’obolo divino, frutto del sangue di chi lavora!

Insomma un gioco delle tre carte in piena regola, dove i numeri diventano debito a seconda del computer dove sono locati.

Svegliatevi! Non sanno più come fare a tenere in piedi questa baracca costruita sulle balle in dottrina economica e monetaria.

di Megas Alexandros

Fonte: Giavazzi economista di Draghi: “il debito pubblico non va ripagato” – Megas Alexandros

Note:

[1] Le Opinioni | Una ricetta Hamilton per l’Europa | Corriere.it

Decine di migliaia di coloni israeliani sono fuggiti dai territori settentrionali occupati temendo attacchi da parte di Hezbollah

 

Rapporto. Altri 62.000 coloni israeliani sono fuggiti temendo attacchi di Hezbollah

Decine di migliaia di coloni israeliani sono fuggiti dai territori settentrionali occupati temendo attacchi da parte di Hezbollah come rappresaglia per la guerra a Gaza.

Negli ultimi mesi, il Movimento di resistenza islamica del Libano (Hezbollah) ha attaccato i siti militari del regime sionista nel nord dei territori occupati, come rappresaglia per gli orrendi crimini commessi dallo stesso regime sionista nella Striscia di Gaza, dove sono morte più di 34.000 persone Palestinesi dal 7 ottobre.

L’emittente libanese Al-Mayadeen , citando i media israeliani, ha riferito domenica che circa altri 62.000 coloni (oltre a quelli che già sono fuggiti) hanno evacuato le aree settentrionali dei territori occupati, nel crescente timore tra i residenti che i combattenti di Hezbollah continuino le loro operazioni quotidiane contro le posizioni israeliane.
Di questi, 30.000 coloni sono stati evacuati spontaneamente. Altri sono stati obbligati dallo stato d’assedio imposto dall’autorità militare.

Coloni israeliani armati (si erano impadroniti con la forza dei terreni agricoli palestinesi).

Nota: Il regime di Israele si trova in profonda crisi, con una carenza di mano d’opera nei vari settori economici, con perdite di centinaia di milioni di dollari nella sua economia causate dalla guerra, dal blocco dei suoi porti (operazioni degli Houthi nel mar Rosso) e dallo sfollamento dei coloni. Migliaia di questi coloni erano arrivati negli ultimi anni su invito del governo di Tel Aviv che prometteva le terre e, le case e i terreni agricoli sottratti con la forza alle famiglie palestinesi. Hanno avuto un brusco risveglio.

Questa è la peggiore situazione che attraversa Israele nella sua storia, mentre tutto il mondo condanna i crimini commessi contro la popolazione palestinese, con l’eccezione degli Stati Uniti e dei loro stati vassalli. Nonostante questo, il governo di Washington continua a sostenere la politica genocida attuata da Netanyahu e la sua cricca, fornendo armi e bombe con cui Israele massacra la popolazione inerme per sgomberare i territori e permettere nuove colonie, oltre a bloccare qualsiasi proposta di tregua alle Nazioni Unite e rigettare tutte le istanze di realizzazione di due stati in terra di Palestina.
A questo punto tutti hanno chiara quale sia la vera natura del regime sionista e nessuna copertura complice a questo regime genocida può essere giustificata.

Fonte: Hispan Tv

Traduzione e nota: Luciano Lago

Le truppe russe sono riuscite ad entrare nella città di Ocheretino grazie alla ritirata delle unità dell’esercito ucraino che la difendevano (Azov)

 

Le forze Russe entrano nella città di Ocheretino grazie alla fuga dei militari ucraini dalle posizioni

Comandante di compagnia della 47a Brigata di fanteria meccanizzata delle Forze armate ucraine: le truppe russe sono riuscite ad entrare a Ocheretino grazie alla fuga dei militari ucraini dalle posizioni
Le truppe russe sono riuscite ad entrare a Ocheretino grazie alla ritirata delle unità dell’esercito ucraino che difendevano questa zona. Ora i buchi nella difesa dovranno essere tappati dalla 47a brigata meccanizzata separata delle forze armate ucraine, lamenta il comandante della compagnia Nikolai Melnik.

L’ingresso dei gruppi d’assalto delle forze armate russe a Ocheretino è diventato possibile dopo che alcune unità delle forze armate ucraine hanno semplicemente abbandonato le loro posizioni. Ora la 47a Brigata di fanteria meccanizzata delle Forze armate ucraine, che avrebbe dovuto essere ritirata da tempo per la riorganizzazione dopo le battaglie vicino ad Avdiivka, sarà schierata per difendere questo insediamento. Tuttavia, lo Stato Maggiore non ha riserve, quindi la brigata deve continuare a combattere.
La rapida avanzata dei russi è divenuta possibile grazie al fatto che le singole unità si sono semplicemente ritirate dalle loro posizioni. Gli ucraini sperano che verranno sciolte e riqualificate come forze d’attacco.

  • ha detto Melnik.

Fore Russe avanzano

La 47a Brigata di fanteria meccanizzata delle Forze armate ucraine era stata trasferita ad Avdiivka come riserva strategica per organizzare la difesa, sullo sfondo della fuga dalle posizioni della 3a Brigata d’assalto delle Forze armate ucraine, che si basava sui nazionalisti di “Azov” * (un’organizzazione terroristica vietata in Russia). Dopo le battaglie, la malconcia brigata avrebbe dovuto essere portata nella parte posteriore per essere restaurata, ma non c’era nessuno che la sostituisse, quindi i resti di questa continuano a combattere vicino a Berdychi, e anche adesso a Ocheretino.

Sul successo delle truppe russe, in precedenza riportato dal “Military Review”, gruppi d’assalto delle forze armate russe si sono fatti strada verso il centro del villaggio, espandendo la zona di controllo.

Fonte: Top War

Traduzione: Luciano Lago

La Russia esorta l'ONU a sanzionare Israele per non aver rispettato una risoluzione per un cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan.

 

La Russia Chiede all’ONU di Sanzionare Israele

La Russia sta esortando le Nazioni Unite (ONU) a sanzionare Israele per non aver rispettato una risoluzione che richiedeva un cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan.

La risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, approvata dal consiglio durante il mese sacro musulmano del 25 marzo, ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità, iniziate in seguito all’attacco a sorpresa del 7 ottobre da parte di Hamas. La risoluzione è stata approvata con un voto di 14-0, con l’astensione degli Stati Uniti per l’omissione di una clausola di condanna di Hamas. Israele ha però ignorato la richiesta di cessate il fuoco, continuando il suo attacco a Gaza fino alla fine del Ramadan, il 9 aprile e oltre.

La Russia, che rimane sepolta sotto una valanga di sanzioni internazionali a causa dell’invasione dell’Ucraina, ha contestato la mancanza di punizione per Israele durante una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, giovedì 18 aprile.

Vasily Nebenzia, rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, ha lamentato che il Consiglio di sicurezza non ha “richiesto, secondo il suo mandato, che le parti si impegnassero immediatamente in un cessate il fuoco”. “Sfortunatamente, Israele sta apertamente ignorando la risoluzione 2728, con gli Stati Uniti come incoraggiamento”, ha detto Nebenzia. “Gli Stati Uniti in realtà si sono affrettati a definire questa risoluzione del Consiglio di Sicurezza ‘non vincolante.’ “

Se la risoluzione non viene attuata, il Consiglio di Sicurezza ha il diritto di imporre sanzioni a coloro che violano e sabotano le sue decisioni”, ha aggiunto. Il quotidiano statale russo RT ha riferito che Nebenzia ha affermato durante l’incontro anche quanto segue: “Vi ricordiamo ancora una volta che il mancato rispetto delle risoluzioni obbligatorie del Consiglio di Sicurezza deve portare a sanzioni contro i trasgressori. Riteniamo che il Consiglio dovrebbe considerare questo problema senza ritardo.”

Riferimenti:

https://www.newsweek.com/topic/united-nations

https://www.newsweek.com/russia-calls-un-sanction-israel-1891924

Fonte: https://t.me/RossellaFidanza

la criminalizzazione del dissenso in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, Si tratta infatti di un processo di lunga data

 Nuova occupazione a Bologna, arriva la polizia in tenuta antisommossa ...

Italia di polizia: inchiesta su una repressione ormai fuori controllo (Monthly Report)

22 Aprile 2024

 

https://www.lindipendente.online/2024/04/22/italia-di-polizia-inchiesta-su-una-repressione-ormai-fuori-controllo-monthly-report/


Cariche pressochè continue contro chi manifesta (anche i ragazzini), utilizzo record di misure cautelari, impiego indiscriminato del DASPO e di varie altre forme di provvedimenti restrittivi. Ma anche fittissima produzione di decreti legge di natura repressiva, volti a infliggere pene “esemplari” e a criminalizzare anche la protesta pacifica e la disobbedienza civile, un tasso di sovraffollamento delle carceri ai massimi storici che per la prima volta riguarda anche gli istituti minorili, il moltiplicarsi di processi contro chiunque esprima una qualche forma di opposizione politica di piazza.

Se è vero che con il governo Meloni la criminalizzazione del dissenso ha raggiunto livelli preoccupanti, va detto che questo fenomeno ha radici ben più profonde. Si tratta infatti di un processo di lunga data, ancorato agli eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese almeno negli ultimi cinquant’anni, che trova la sua legittimazione in un sistema legislativo risalente al ventennio fascista, mai del tutto smantellato – anzi, a tratti rielaborato per attualizzarne i contenuti e adattarli ai fenomeni sociali moderni.

Nel nuovo numero del Monthly Report, il mensile de L’Indipendente dove trattiamo tematiche di particolare rilevanza che riteniamo non sufficientemente approfondite dalla comunicazione mainstream, proviamo ad analizzare le varie forme nelle quali si articola la repressione del dissenso e a mostrare come, a poco a poco, l’Italia stia assumendo sempre più il volto di uno Stato di polizia.

Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info per abbonarsi) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Lo Stato di polizia

Il 24 febbraio scorso, a Pisa, gli studenti delle scuole superiori manifestano per la Palestina. Sono tanti, molti minorenni, e si muovono in corteo per esprimere il loro dissenso. Di fronte si trovano i reparti di polizia in assetto antisommossa, che li caricano brutalmente. Manganellate anche alla testa, diversi finiscono all’ospedale. Sui giornali mainstream la
vicenda deflagra come se si trattasse di un inedito, editorialisti che paiono sbarcati da Marte scoprono che in Italia esiste un problema di repressione del dissenso e, occupandosi di politica più che di giornalismo, incolpano il governo Meloni, che avrebbe dato carta bianca alla polizia. La verità è che in Italia ogni esecutivo che si è alternato negli ultimi 20 anni ha contribuito a costruire pezzo dopo pezzo un sistema che criminalizza ogni opposizione sociale e che declina a problema di ordine pubblico ogni manifestazione di dissenso. Scrive l’avvocata Francesca Trasatti in un saggio intitolato Dalla repressione del conflitto alla repressione del dissenso: «Ogni Governo, sia di destra che di sinistra, ha aggiunto un tassello alla progressiva restrizione delle libertà individuali e collettive. Migliaia di persone che si trovano a combattere con la mancanza di lavoro, di un’abitazione, di un’adeguata assistenza sanitaria, con lo svilimento dell’istruzione pubblica, la precarietà e la povertà dei salari, la privatizzazione e la svendita dei beni comuni, la devastazione dell’ambiente e dei territori sono oggi sottoposte a procedimenti penali o a misure di polizia».

In Italia si è creata una morsa repressiva sempre più opprimente, dove il potere giudiziario, quello di polizia e quello politico concorrono a criminalizzare ogni forma di opposizione. Nei tribunali si susseguono procedimenti che contestano fattispecie di reato sempre più gravi verso i movimenti o piccoli gruppi che fanno opposizione sociale, si va dalle più banali contestazioni di “resistenza a pubblico ufficiale”, appioppate ormai a chiunque si trovi ad avere a che fare suo malgrado con la polizia in una manifestazione, alle accuse di “terrorismo” e “associazione a delinquere” contestate a casaccio a No TAV e militanti dei centri sociali, fino alle surreali accuse di “stampa clandestina” e “istigazione a delinquere” impugnate nei confronti di gruppi anarchici colpevoli di stampare giornali per diffondere le proprie idee. Nel mentre, il potere politico ha fornito le basi legislative a un sistema ormai del tutto orientato alla criminalizzazione di ogni conflitto sociale. I governi che si sono alternati al potere hanno da una parte approvato decine di decreti leggi volti a inventare nuove fattispecie di reato, progettate appositamente per stroncare il dissenso organizzato (dai daspo urbani ai vari “decreti sicurezza”, dai reati di blocco stradale fino al “decreto rave”), mentre dall’altra hanno contribuito a ingigantire una burocrazia della repressione dalle dimensioni ormai colossali (l’Italia spende l’1,3% del Pil per le forze di polizia, notevolmente di più rispetto ai principali Paesi europei) e a creare un clima di sostanziale impunità per gli agenti violenti, con una legislazione che prevede pene più pesanti per un manifestante che dà fuoco a un cassonetto rispetto a quelle previste per un poliziotto condannato per tortura.

Il sistema mediatico non è estraneo a questa deriva. Non solo perché ha attivamente concorso a creare un clima securitario e indirizzato alla criminalizzazione, ma perché è sui principali giornali e nei salotti televisivi che ogni giorno, specie dall’era pandemica, si è andato ad alimentare il passaggio dalla criminalizzazione del conflitto a quella di ogni dissenso, emarginando ogni ragionamento critico e distribuendo accuse di “complottismo”, “putinismo”, “antisemitismo” o, più in generale di “difesa dei violenti”, verso chiunque non abbia sposato acriticamente la linea governativa sulla gestione pandemica, sulla guerra in Ucraina o sul massacro israeliano a Gaza.

Il nuovo numero del Monthly Report, Italia di polizia, nasce quindi con l’obiettivo di andare a fondo sul tema della repressione del conflitto e del dissenso in Italia e, attraverso inchieste, dati, numeri e analisi, a restituire un quadro completo di un Paese che somiglia ogni giorno di più a uno Stato di polizia.

L’indice del nuovo numero

  • L’impressionante produzione legislativa “legge e ordine” dell’Italia negli ultimi 20 anni
  • Ordine e disordine
  • La persecuzione della magistratura contro chi si oppone è ormai fuori controllo
  • La funzione della repressione all’interno dell’ordine neoliberista
  • Burocrazia ed economia della repressione: conti in tasca alle forze dell’ordine italiane
  • La necessità di una riforma democratica delle forze dell’ordine
  • Decreto Caivano: se anche l’educazione diventa un tema di ordine pubblico
  • Ieri per gli ultrà oggi per tutta la città: il DASPO come strumento di controllo
  • La criminalizzazione della disobbedienza civile: il caso di Ultima Generazione

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/

 

il cosiddetto "Piano Draghi" non è nient'altro che la evoluzione dell'UE fino alla sua definitiva trasformazione in "Stati Uniti d'Europa".

 L'Ue vuole Draghi inviato speciale per la 'Via della Seta' europea

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione.

1 Si dà troppo spazio alla candidatura di quella sciagurata di Ilaria Salis alle elezioni europee. Siamo di fronte alla solita arma di distrazione di massa utile a far distogliere lo sguardo dell'opinione pubblica dai problemi che contano (vedi punto 2). L'unico aspetto interessante della candidatura della Salis è che dimostrano come le elezioni siano solo puro teatro che non influisce sui destini né dei singoli né dei popoli europei. Puro intrattenimento orientato alla distrazione delle masse mentre le élites hanno già deciso i nostri destini nella nostra totale inconsapevolezza.

2 Le élites europee indipendentemente dalla "volontà popolare che verrà espressa nelle elezioni" hanno già deciso il da farsi. Per esporci il progetto hanno messo come front man il miglior cavallo di razza della scuderia: Mario Draghi dal quale il piano prende il nome. Di fatto il cosiddetto "Piano Draghi" non è nient'altro che la evoluzione dell'UE fino alla sua definitiva trasformazione in "Stati Uniti d'Europa". Sia detto per inciso, ma le mosche cocchiere italiane come Renzi (che hanno fiuto e anche accesso alle segrete stanze) questa cosa l'hanno ben capita e infatti chiameranno la loro lista per le elezioni europee "Stati Uniti d'Europa". Andiamo a vedere nel prossimo punto cosa si intende per "Piano Draghi" nello specifico.

3 Per comprendere a fondo il Piano Draghi credo che basti domandarsi cosa manchi all'Unione Europea per considerarsi uno stato federale. La risposta è semplice se si considera che i due aspetti fondamentali che contraddistinguono la sovranità di uno stato sono il conio della moneta e la spada della difesa. Si noti bene che questa non è solo l'opinione di chi scrive, ma anche quella – ben più autorevole – di Romano Prodi. Manco a farlo apposta, puntare tutto sulla costituzione dell'esercito unico europeo permette di risolvere il maggior problema politico dell'Unione Europea che vedremo al prossimo punto.

4? Sappiamo tutti che l'Unione Europea fin dalla sua fondazione si è basata su un asse insostituibile, quello Parigi-Berlino. Il problema è che in questa fase storica quest'asse è assolutamente incrinato per cause materiali. La Francia è la grande malata e grande debitrice dell'Unione Europea. La sua posizione finanziaria netta è negativa per circa mille miliardi di dollari; si tratta di una cifra che porta dritti alla bancarotta e alla reductio ad Argentina. Fino ad ora Parigi è riuscita a rimanere a galla grazie all'Euro che consente ai capitali tedeschi (la Germania è il grande creditore d'Europa con circa tremila miliardi di dollari di posizione finanziaria netta positiva) di fluire liberamente verso la Francia consentendole così di evitare una terribile crisi finanziaria. Il punto è però che gli interessi tedeschi e quelli francesi, in questa fase storica, non sono più mediabili. Se la Grande Debitrice (la Francia) ha interesse ad alleggerire il suo fardello di cambiali, la Grande Creditrice (la Germania) ha l'interesse a farsi pagare e dunque a preservare il proprio capitale.  Come si può capire in una fase storica di enorme crisi geopolitica e di crisi economica incombente le posizioni sono irrimediabilmente opposte. Non casualmente la Germania frena su qualunque possibile intervento diretto europeo nel conflitto ucraino mentre la Francia fa di tutto per creare i presupposti per l'intervento diretto. E' chiaro, il debitore cerca di bruciare il proprio debito impagabile in un conflitto armato mentre il creditore tenta in tutti i modi di evitare l'entrata nel conflitto mettendo così a rischio il proprio capitale. A rafforzare ancora di più questa situazione vi è poi anche il particolare – certamente non ininfluente – che la Grande Debitrice è dotata di armi atomiche e dunque si sente protetta da un attacco di ritorsione diretto al proprio territorio mentre la Grande Creditrice è sostanzialmente disarmata e quindi vede con terrore l'entrata diretta nel conflitto contro la Russia. La proposta dell'esercito unico europeo indicata nel Piano Draghi risolve questa enorme divaricazione di interessi tra Parigi e Berlino che ormai incrina l'architrave franco-tedesco su cui si fonda l'intera costruzione europea. Infatti la Francia ha un forte esercito, dotato peraltro del deterrente nucleare, e conseguentemente ha una forte industria degli armamenti che nelle rilevazioni del SIPRI di Stoccolma nel quinquennio 2018-2023 la pone al secondo posto per export a livello mondiale dopo gli USA  mentre, dall'altro lato, la Germania ha i risparmi in grado di sostenere gli investimenti considerato che ha una posizione finanziaria netta di oltre tremila miliardi di dollari ai quali poi vanno aggiunte le posizioni positive detenute dagli altri paesi della cosiddetta “ex area del Marco”, come l'Olanda, l'Austria, la Danimarca, la Svezia, il Lussemburgo. Insomma la potenza di fuoco dei risparmi nordeuropei messi a disposizione per finanziare gli investimenti necessari al riarmo europeo, dove, ovviamente la Francia ha quel know how che le consentirebbe di avvantaggiarsi a livello di esportazioni riducendo il suo enorme debito estero. Dall'uovo di Colombo all'uovo di Draghi il passo è breve. Se mi è concessa l'ironia bisognerebbe dire, più precisamente, che questo uovo oltre a Draghi lo stava covando (non a caso) anche il ministro dell'economia francese Bruno Le Maire che si era già dimostrato strenuo sostenitore delle posizioni di Draghi durante l'Ecofin di Gend del 24 febbraio ultimo scorso e di cui vi ho già scritto in un articolo per l'AntiDiplomatico. Certo, ancora gli stati e le istituzioni europee si devono mettere d'accordo sulla veste tecnico-finanziaria che dovranno dare all'operazione. Forse faranno un veicolo privato ad hoc (come il MES per intenderci) dove faranno confluire i finanziamenti a fronte dell'emissione di obbligazioni private, oppure potranno far confluire le risorse in una sorta di Ente Europeo per il Riarmo direttamente dagli stati che si saranno finanziati con l'emissione di speciali titoli di stato “di scopo” oppure ancora una soluzione intermedia tra questi due estremi. La fantasia agli sherpa europei non è mai mancata.

5? Dunque tutto bene? Con il Piano Draghi l'Unione Europea ritroverà la prosperità perduta a causa delle rovinose sanzioni alla Russia che ci hanno fatto perdere la competitività nei mercati internazionali? Tornerà finalmente anche la concordia tra gli stati della UE ed in particolare tra Germania e Francia grazie all'utile scambio tra armi francesi e risorse finanziarie tedesche? Io direi di no, ancora qualcosa non torna. E di preciso a non tornare è il fatto che la competitività europea non può tornare senza l'energia e le materie prime a basso costo che la Russia garantiva da trenta anni. E allora qual è il senso profondo del piano? Secondo me sta nel fatto che una volta riarmata, l'Europa potrà scegliere di andarsi a prendere manu militari quelle risorse necessarie al suo benessere lì dove si trovano. Ovvero in Africa e in Russia. Che poi è esattamente quello che ci fanno intendere gli americani quando dicono che l'Europa questa volta dovrà assumersi tutte le sue responsabilità anche perché gli USA saranno impegnati in Estremo Oriente nell'assedio alla Cina e probabilmente anche nel Medio Oriente.

Chi appartiene alla mia generazione e Mario Draghi lo conosce bene sin dai tempi delle folli privatizzazioni italiane sa che i suoi piani hanno sempre una sorpresa finale, peraltro non esattamente piacevole. Timeo Danaos et dona ferentes di Virgilio forse andrebbe aggiornata in Timeo Dracones et dona ferentes.

Come i missili “obsoleti” dell’Iran hanno penetrato le difese aeree di Israele, un piano ben ordito di grande successo seppur preannunciato

 Come funziona Iron Dome, il sistema di difesa missilistico israeliano

Precisione più che potenza: come i missili “obsoleti” dell’Iran hanno penetrato le difese aeree di Israele

Il successo dell'Iran nel violare le tanto vantate difese aeree di Israele, nonostante l'alleanza di più nazioni che hanno collaborato alla sua difesa, è stato, in ultima analisi, un messaggio politico dell’Iran a Tel Aviv.


Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
 
https://comedonchisciotte.org/precisione-piu-che-potenza-come-i-missili-obsoleti-delliran-hanno-penetrato-le-difese-aeree-di-israele/

thecradle.co

L’attacco missilistico di rappresaglia dell’Iran del 13 aprile contro Israele, denominato Operazione True Promise, è riuscito a superare i sistemi di difesa aerea integrati dello Stato di occupazione e il sostegno straniero esterno.

L’attacco, destinato a scoraggiare future azioni da parte di Israele contro il personale e le strutture iraniane, è stato chiaramente eseguito in modo da evitare vittime e gravi danni. L’operazione è stata particolarmente audace perché ha preso di mira Israele, una potenza nucleare non dichiarata.

Le informazioni di fonte aperta, ricavate da video e fotografie, hanno identificato testate multiple che hanno colpito la base aerea di Ramon nel Negev, e non Nevatim, come precedentemente riportato, anche se l’esercito di occupazione ha confermato gli attacchi su Nevatim e ha diffuso immagini che mostrano danni minori. Ciò suggerisce un fallimento sistematico delle tanto lodate difese aeree di Israele che non sono riuscite ad intercettare i cinque missili che hanno colpito il loro obiettivo, uno dopo l’altro.

Uno sguardo ai missili utilizzati

Come ha dichiarato il generale di brigata Ali Hajizadeh, comandante della Forza Aerospaziale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC):

Abbiamo attaccato Israele utilizzando armi obsolete e mezzi minimi. In questa fase, non abbiamo usato i missili Khorramshahr, Sejjil, Shahid Haj Qassem, Kheibar Shekan[-2], e Hypersonic-2.

Quindi, quali missili ha utilizzato l’Iran dal suo significativo arsenale di produzione nazionale e perché?

Ghadr: Nonostante abbia 20 anni, questo missile si è dimostrato efficace nel dispiegare testate esca per esaurire le capacità di intercettazione del sistema Arrow-2 di Israele. Nella fase finale della sua traiettoria, il Ghadr rilascia circa 10 testate esca per indurre il sistema Arrow-2 a lanciare 10 intercettori ciascuno contro tutte e 10 le esche iraniane, prosciugando le scorte di munizioni del nemico.

Le immagini degli intercettori israeliani che rispondono a una serie di “luci nel cielo”, in realtà, sono ingannevoli, la difesa aerea spesso sparava solo alle esche. Le testate iraniane vere e proprie, se non differenziate dai sistemi di Arrow-2 e distrutte dai suoi intercettori, hanno raggiunto i loro obiettivi.

Questo [anziano] missile è ancora importante nell’arsenale iraniano perché può creare ulteriori bersagli per le difese missilistiche del nemico e sopprimere l’operatività di sistemi che coprono vaste aree, come le basi aeree.

Dezful: Un missile compatto ed economico con un carico utile di 600-700 chilogrammi, apparentemente usato per colpire una base dell’intelligence israeliana nel Golan settentrionale occupato, dimostrando così la validità del suo impiego strategico entro i limiti del suo raggio d’azione.

Si tratta di un missile di precisione a basso costo, monostadio, del peso di appena 6 tonnellate, ma in grado di raggiungere Israele – un progresso rivoluzionario per l’Iran quando il Dezful era entrato in servizio cinque anni fa – ma non la base di Nevatim, perché la sua gittata è di circa 1.000 chilometri.

Emad: Ha un’anzianità di circa dieci anni, è stato utilizzato per testare le contromisure iraniane contro i sistemi di difesa aerea più recenti, come l’Arrow-3 di Israele e l’SM-3 americano. Rilascia esche gonfiabili nello spazio per eludere l’intercettazione prima del rientro.

Kheibar-Shekan-1: (La prima versione, non il Kheibar-Shekan-2): è la risposta dell’IRGC all’Arrow-3 di Israele. Il Kheibar-Shekan-1 era entrato in servizio con la Forza Aerospaziale dell’IRGC nel 2022. Può eludere l’Arrow-3 volando su una “traiettoria depressa”.

Durante la fase terminale del volo, il Kheibar-Shekan-1 esegue manovre aerodinamiche progettate per eludere l’intercettazione da parte di diversi sistemi di difesa, tra cui Arrow, Patriot e David’s Sling.

Queste manovre, simili a quelle di un pugile che schiva i pugni, complicano il processo di intercettazione e costringono i sistemi di difesa a ritardare le loro risposte o a lanciare più intercettori, riducendo la loro efficacia complessiva.

Il Kheibar-Shekan-1 costringe le difese missilistiche a lanciare in modalità”launch-on-remote”, [che utilizza sensori remoti per il calcolo delle traiettorie] e questo significa che sono necessari più intercettori per un singolo missile in arrivo. I successi attribuiti a questo missile, come indicato da Israele – con nove arrivi sui bersagli confermati – sottolineano la sua efficacia e rappresentano una significativa evoluzione nella tecnologia missilistica, nonostante sia una generazione indietro rispetto ai modelli più recenti dell’IRGC.

La manovrabilità del Kheibar-Shekan-1 lo rende il candidato più probabile per gli attacchi di successo catturati dalle immagini video.


I media iraniani hanno poi citato Hajizadeh che ha dichiarato: “In questa fase non abbiamo usato i missili Khorramshahr, Sejjil, Shahid Haj Qassem, Kheibar-Shekan[-2] e Hypersonic-2”, che fanno tutti parte dell’arsenale missilistico avanzato dell’Iran. Ciò non preclude necessariamente l’uso da parte dell’Iran del più vecchio missile Kheibar-Shekan-1, che, con ogni probabilità, sembra essere il missile iraniano utilizzato per ottenere questi successi diretti.

Più debole di una tela di ragno

Nonostante il sistema di difesa aerea integrato di Israele, supportato dai dati di una stazione di monitoraggio statunitense nel deserto del Negev e dalla notifica 36 ore prima dell’attacco da parte di Teheran, diversi missili iraniani hanno colpito con successo i loro obiettivi.

La stazione statunitense monitora i lanci dei missili iraniani e i dati raccolti sono destinati a migliorare la risposta difensiva di Israele. Ma, nonostante il sostegno di una coalizione multinazionale, che comprendeva la Giordania che difendeva il suo spazio aereo e l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che fornivano informazioni, le difese di Israele sono state violate.

Prima dell’attacco iraniano, Israele aveva disturbato il segnale GPS, ma i suoi sforzi si sono rivelati inutili. Tali misure di “guerra elettronica” non possono contrastare i missili balistici iraniani. Sebbene i vecchi modelli di drone siano suscettibili, gli Shahed-136 iraniani sono stati “temprati” contro il disturbo del segnale GPS.

Ciò si basa probabilmente sulle esperienze russe nel teatro militare ucraino che sono state condivise con la Forza Aerospaziale dell’IRGC. I missili dell’IRGC utilizzano “sistemi di guida inerziale”, che si basano su sistemi di guida integrati, come giroscopi e computer.

Un sistema di guida inerziale riceve informazioni al momento del lancio e subito dopo. A quel punto, cessa di ricevere dati dalla base di lancio dell’IRGC e si affida esclusivamente ai sistemi di bordo. Il fatto che i missili abbiano percorso tra i 1.000 e i 1.200 chilometri e abbiano colpito i bersagli con una precisione millimetrica guidati esclusivamente dai sistemi di bordo è un risultato superlativo per l’Iran.

È in gioco la credibilità della difesa di Israele

Israele e i suoi alleati sostengono che l’Iran avrebbe lanciato centinaia tra missili e droni. Tuttavia, le stime favorevoli alla parte iraniana indicano che sono stati lanciati solo 50-60 missili, di cui 9-15 hanno colpito gli obiettivi designati.

L’affermazione propagandistica dell’esercito israeliano di un tasso di intercettazione del 99% scenderebbe a circa il 50 o 60% se la stima di cui sopra fosse accurata. La dichiarazione israeliana sul numero di missili potrebbe essere gonfiata perchè probabilmente vengono contate le esche dispiegate dai missili Ghadr. Se le cose stessero effettivamente così, il quadro sarebbe molto più negativo per le prestazioni della difesa missilistica israeliana.

Quindi, per salvare la faccia e contenere l’escalation, è evidente un’inflazione politica dei lanci complessivi [da parte di Israele]. Ciò è in linea con gli interessi degli Stati Uniti, che cercano di prevenire un’escalation israeliana. Non è chiaro se l’obiettivo di Washington di contenere la crisi consentirebbe la divulgazione del numero reale [dei missili impiegati], in particolare se la salva iraniana fosse piccola. Se si dimostrasse che una salva iraniana relativamente piccola è riuscita a sconfiggere un complesso sistema di difesa missilistica, Israele perderebbe la sua aura di invincibilità.

Mandare un messaggio chiaro

I tipi e le quantità di missili che l’Iran ha scelto di utilizzare in questo attacco non derivano unicamente da tattiche militari, ma costituiscono anche messaggi politici volti a dimostrare le capacità dell’Iran e ad esporre le vulnerabilità dei sistemi di difesa aerea di Israele.

Ciò che è evidente, tuttavia, è che, nel momento in cui più testate iraniane sono penetrate nei sistemi di difesa aerea di Israele e hanno colpito obiettivi critici, si è verificato un evento politico-militare che ha cambiato le carte in tavole. In altre parole, l’Iran ha fatto una dichiarazione forte bucando le difese aeree di Israele e facendolo con i missili balistici più vecchi.

In risposta alle minacce di Israele di colpire gli impianti di arricchimento dell’uranio iraniani, la resilienza dell’infrastruttura nucleare iraniana rappresenta una sfida significativa alle capacità convenzionali dello Stato di occupazione.

Nonostante gli svantaggi, i potenziali guadagni politici di un simile attacco [all’Iran] potrebbero essere considerati favorevoli dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dal suo governo nazionalista di destra.

Tuttavia, la risposta iraniana a qualsiasi attacco israeliano contro strutture nucleari come Natanz o Fordow sarebbe probabilmente intensa, perché, in questo caso, si farebbe ricorso a tutte le capacità della Forza Aerospaziale dell’IRGC. Inoltre, con orrore di Tel Aviv e Washington, [un attacco del genere] con tutta probabilità porterebbe ad una revisione della dottrina nucleare della Repubblica islamica, come suggerito il 18 aprile dal generale di brigata Ahmed Haq Talab, responsabile del Corpo di protezione e sicurezza dei centri nucleari iraniani.

Fonte: thecradle.co
Link: https://thecradle.co/articles/precision-over-power-how-irans-obsolete-missiles-penetrated-israels-air-defenses
19.04.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org